Rifiuto

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<< Andate via, presto!>> Il ragazzo in nero si era messo a scudo difronte i suoi amici e ruotava il bastone per tenere a distanza i colpi micidiali di Luka.
<< ChatNoir!>>
Si voltò nel riconoscere quella voce e la vide mentre correva trascinata da Alya.
Sperava trovasse un modo per trasformarsi e lottare al suo fianco.
<< Non mi fai paura nemmeno così!>> Tornò a distrarre il cattivo.
<< Dopo aver capito quanto fanno male le parole, scoprirai anche quanto possono essere dolorosi i miei colpi!>> Gli si fiondò addosso.
<< Non sarai tu a farmi male e a farmi stare lontano da lei!>> Cercò di contrattaccarlo.
Se solo le parole facevano male, lo avrebbe ferito con quelle.
<< Mentre tu eri addormentato, dopo avergli mandato quel messaggio in cui dicevi di amarla, lei era con me, ha passato la notte con me!>>
Lo stava facendo innervosire di più, ma gli stava facendo male?
<< Davvero non ti rendevi conto che ti stava prendendo in giro? Che non era mai stata tua? L'avevi già persa prima di averla.>> Ci stava andando giù pesante ma la smorfia di dolore sul volto del ragazzo lo incoraggiò a continuare.
<< Ho cercato di tacere, ma ora devo proprio dirtelo. Sei stato un illuso! Ti sei nascosto dietro una storiella per non affrontare la verità e sei passato da stupido credendo ad un amore mai esistito. Ti diceva che stava a casa da sola ma stava con me, ti guardava negli occhi ma mentiva.>> Lo vide accasciarsi a terra, stava vincendo. Sarebbe solo dovuta arrivare lei a liberarlo dall'akuma.
Lo vide intento a rialzarsi.
<< Non impari mai?>> Si avvicinò a lui e lo immobilizzò a terra.
<< Se tu l'amassi davvero la lasceresti a me!>> Si dimenò.
<< Il problema qui è che lei non ama te.>> Gli fece notare.
<< Ma non vuole te. Poteva anche baciarti e passare la notte con te, ma sarebbe tornata sempre da me, pensava sempre a me.>> continuava a cercare di scappare dalla sua presa.
Lo strattonò e avvicinò la bocca al suo orecchio. << L'ho toccata Luka, come tu non hai mai fatto, in posti che tu non immagini e a cui lei non ti ha mai fatto avvicinare.>>
Il ragazzo sotto di lui urlò di rabbia e si dimenò con ancora più forza riuscendo a divincolarsi e a farlo cadere a terra.
Forse aveva esagerato. Si grattò la nuca, alzò le spalle e si rimise in piedi assumendo la posizione difensiva.
Ma dov'era la sua lady?
<< ChatNoir!>>
L'aveva forse invocata? A saperlo prima lo avrebbe fatto più spesso.
LadyBug si avvicinò a lui scusandosi per il ritardo e facendosi spiegare a grandi linee la situazione.
Era divertente sapere che faceva finta di non sapere.
L'akumizzato iniziò a lanciare addosso ai ragazzi degli oggetti che, cadendo a terra, producevano il rumore del metallo. Li guardarono incuriositi, erano lame a forma di parole.
Si erano distratti troppo nel guardarsi per cercare ancora una volta l'intesa tra loro, negli occhi innamorati di lui e in quelli timidi di lei, tanto che ChatNoir fu colpito.
<<Chat!>> LadyBug si mosse per impedirgli di cadere, lo fece appoggiare alla sua spalla.
Che cosa aveva combinato? Doveva rimanere concentrata!
<< Aioh, è proprio vero che le parole feriscono.>> Cercò di sdrammatizzare riguardo la situazione.
Si guardò prima il fianco insanguinato e poi guardò a terra per capire con cosa lo avesse preso.
<< Oh ma andiamo, è uno scherzo.>> Disse leggendo la parola "rifiuto".
<< Chat, tutto bene?>>
Sorrise cercando di farle capire che non doveva preoccuparsi.
<< Stupido, devi stare più attento. Guarda quanto sangue.>> Quasi non si sarebbe messa a piangere. Aveva rischiato di perderlo.
<< Non preoccuparti, ho la pelle dura.>> Cercò di rassicurarla ma il dolore era tanto che fece una smorfia invece che un sorriso.
<< E la testa peggio.>> Con maestria e agilità evitò altri colpi di Luka mandandoli altrove con il suo yoyo.
<< Dovresti andare. Ci penso io a lui.>>
<< Non ti lascerò combattere da sola, te lo scordi. Siamo una squadra no?>>
<< Si ma io non voglio perderti.>> Si pentì subito di quell'uscita. Non poteva essere così poco cauta.
Decise di allontanarsi da lui che era rimasto a guardarla perplesso e di portare la battaglia altrove mentre il ragazzo cercava di recuperare le forze.
Cercò di rimettersi in sesto ma non appena provò a mettersi dritto, una fitta lo costrinse in ginocchio. Si tenè premuto il fianco per contenere il dolore. Quando si guardò la mano la vide piena di sangue.
Alzò lo sguardo e vide che la supereroina se la stava invece cavando bene.
Si guardò di nuovo il fianco, ma qualcosa era cambiato, sembrava che la ferita si stesse diramando, arrampicando verso il petto.
La forza delle parole, quelle sbagliate al momento giusto, potevano provocare davvero tanto dolore e ferite inguaribili nel cuore e nell'anima di chi le riceveva.
Sapeva che c'era una sola cura a quel dolore.
Lei.
Lei che ora stava lottando per entrambi, gli doveva far capire quanto quella parola non avesse alcun significato, ma nel farlo sarebbe dovuta essere solo Marinette e lui non aveva tempo.
Quindi era così che sarebbe finita?
Non poteva rivelare a Marinette di conoscere il suo segreto, quelle parole d'amore non le avrebbe mai ascoltate.
Si lasciò franare. Questa vita lo aveva messo con il culo a terra con del blackuomor.
Il dolore stava diventando insopportabile. Era difficile perfino tenere gli occhi aperti mentre le espressioni di dolore gli deformavano il volto nascosto.
Dov'era la sua principessa?
Faceva fatica anche a respirare.
Rifiuto
Che parola stupida con cui morire.
<< Chat!>> Corse terrorizzata nella sua direzione.
Si inginocchiò al suo fianco e lo fece poggiare addosso a lei, se lo strinse al petto.
<< Milady...non piangere.>>
<< Non parlare, zitto. Ora ci penso io a te.>> Fece per alzarsi ma lui la trattenne. Voleva averla vicino.
<< Cosa ci siamo fatti?>> Le sorrise amaramente cercando di nascondere il dolore.
<< Non lasciarmi Chat. Ti prego.>>
Voleva dirle che l'amava, voleva stringerla e baciarla un'ultima volta, vederla così indifesa al dolore era ancora peggio della realizzazione di dover morire senza poter dirle nulla.
La ragazza non si spiegava perché tutto fosse tornato alla normalità mentre lui non era guarito e piangeva disperandosi senza rendersi conto del suono incessante dei loro oggetti magici.
Ecco perché Plagg lo aveva sempre messo in guardia su quel segreto. Aveva ragione, lo aveva portato alla rovina.
Non poteva mettere a rischio anche la sua vita, quindi avrebbe taciuto, si sarebbe lasciato morire piuttosto.
Sentiva la potenza del Miraculous abbandonarlo, piano piano.
Si sarebbe trasformato davanti a lei, ma ora non aveva più nessuna importanza. L'importante era tenerla al sicuro. Sempre.
Perché lei non diceva di amarlo? Perché teneva ancora tutto questo controllo? Lui, se solo avesse potuto, glielo avrebbe urlato.
La sua principessa.
<< Princ...>>
Gli occhi si chiusero, il lento battito che scandiva secondi di agonia cessò e il l'ultimo suo respiro si infranse sulla pelle bagnata di lacrime di lei.
<< No...no...no...>> disse nel panico.
<< Io ti amo.>> Sussurrò tra le lacrime. Ormai era troppo tardi.
Lo vide trasformarsi tra le sue braccia e rimase devastata dal vedere il suo vero aspetto.
Non poteva essere vero. Non poteva aver perso entrambi in una sola volta.
Non poteva essere lui...
Le tornarono alla mente tutti i segnali che aveva avuto per capire la verità.
Non era giusto.
Si accorse che al suo fianco c'era il Kwami della distruzione che, sfinito, cercava aiuto.
Cercò nelle tasche del ragazzo trovando del formaggio, lo fece mangiare al piccolo amico e aspettò che si riprendesse.
Solo lui poteva darle le risposte che voleva, ma appena vide il corpo senza vita del ragazzo, anche lui scoppiò a piangere e saltargli sul petto convinto di poterlo svegliare.
<< Stupido Adrien! Ti avevo avvisato! Non puoi disobbedire alle leggi dei Miraculous!>>
<< Che significa? Perché aveva disobbedito?>> Chiese tra i singhiozzi implacabili.
<< Non posso dirtelo.>>
Non poteva crederci, il loro stesso amore era stata la loro fine.
<< Stupido incosciente!>> Urlò disperata nascondendo il volto sul suo petto.
<< LadyBug...>> Luka si avvicinò alla scena straziante, con insicurezza e un senso di colpa devastante.
Lei alzò gli occhi su di lui.
Non voleva vederlo, non sopportava il suo viso e la sua voce.
<< Vattene! È colpa tua...>>
Sapeva che non era del tutto vero, la colpa era la sua, era di entrambi. Luka ci era solo finito in mezzo.
Nessuno sapeva, che a tutto quel dolore, se ne era giunto un altro. Il dolore di un padre che aveva perso suo figlio, per riavere la sua famiglia unita.
Adrien era ChatNoir.
Il suo Adrien...la cosa più preziosa che aveva.



SIAMO ARRIVATI ALLA FINE...

La Dea BendataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora