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Giorno 15: Serpente

Il tempo qui pare non scorrere mai, e per somma parte è proprio così. Solo il conteggio che tengo grazie a queste pagine mi sta dando una qualche prospettiva. Un conto distorto dalle molte morti che ho dovuto subire, ma che nei fatti rappresenta l’unico modo che ho di misurare quanto tempo è passato dal mio risveglio al pozzo. Bisbiglio un mantra all’Idolo dello Scultore alla Tenuta e mi sposto a quello che ho trovato dopo l’orco incatenato. Sulle scogliere continuano ad affacciarsi spessi rami, che per quanto un po’ inquietanti nel loro ondeggiare mi reggono perfettamente. Prima vado verso destra, imbattendomi in una torretta con un avviso attaccato. Scritto su carta di riso, mi scoraggia ad andare avanti perché nelle caverne sotto Ashina si nascondono minacce inquietanti. Un avvertimento sensato, e che avrei sicuramente seguito se non avessi avuto l’appoggio dell’Erede Divino. Pertanto proseguo, spiccando anche due salti molto rischiosi ma che spezzo aggrappandomi al momento giusto a un bordo. Mi infilo in una caverna… solo per imbattermi in un inquietante mostro senza testa. È un colosso alto due volte un uomo normale e dalla pelle bluastra.

La sua spada è proporzionalmente lunga: in sé non sarebbe neppure una gran minaccia visto il suo incedere che appare goffo anche solo a un primo sguardo, ma è circondato da una nebbia innaturale che mi compromette i movimenti. Con dei riflessi che neanche io sapevo di avere scatto oltre di lui e mi infilo nella prima rientranza che trovo. Qualche altro colpo di rampino e davanti a me si apre l’ennesimo insediamento montano. Sono giunto però su una scogliera a precipizio, dove intravedo un lungo ponte di massiccio legno. Accanto a me e all’Idolo dello Scultore si trova invece una grande campana di bronzo, del tutto uguale a quella di certi santuari di cui questa terra è piena. Sullo spesso tronco tradizionalmente incaricato di suonarla c’è un altro avvertimento: suonare la campana libererà una “terribile minaccia”, che potrebbe infestare la mia già molto precaria esistenza. Non mi pare veramente il momento di sfidare la sorte, dunque uso l’Idolo e torno indietro. C’è una strada alternativa che si diparte dall’Idolo dello Scultore nascosto sotto il ponte crollato, dopo l’orco. Sfruttando la mia innata resistenza alle cadute scendo uno sperone alla volta, fino a che non comincio a notare degli elementi inquietanti: sulle rocce penzolano come stracci delle gigantesche strisce bianche e squamose. Segni di muta… Ma di qualcosa di così enorme da essere innaturale.

Ho avuto la risposta poco dopo. Le rocce hanno cominciato a tremare come improvvisamente divenute di carta, e dal convoluto insieme delle montagne è sbucato un enorme serpente a sonagli, inquietante e pallido oltre ogni dire. Ho visto questo essere attorcigliarsi incurante della neve e della mia presenza, e per quanto possibile mi sono nascosto nell’erba ingiallita dal freddo. Il momento dopo, il più inquietante: mi sono appiattito lungo il muro, schiacciandomi dietro a delle stalattiti mentre l’essere si muoveva a pochi soffi da me. Il suo sibilo serpentino si confondeva con quello del vento, quasi fosse suo complice. Ma poi la sporgenza è finita, e il rischio è diventato troppo forte: allora ho visto un palanchino in rovina attorno a cui il serpente si era inconsapevolmente acciambellato. Vi sono entrato subito, quasi trattenendo il fiato. Ho cercato di scorgere i movimenti del mostro attraverso la tenda lacera di quel povero veicolo, fino a che non è accaduto l’orrore: il serpente ha cominciato ad avvicinare l’occhio sinistro proprio al palanchino. Quella fessura che ha per pupilla è diventata sempre più grande, sempre più orribile… Finché non ha commesso l’errore di avvicinarsi quel tanto che bastava a risvegliare il mio istinto.

Sono scattato fuori dal palanchino e ho affondato Kusabimaru proprio quel malefico occhio scrutatore. I sibili sono divenuti orribili lamenti e il serpente ha alzato la testa d’istinto, dandomi la possibilità di allontanarmi. Ho corso nella direzione opposta alla ricerca disperata di un appiglio per sfuggire alle movenze inconsulte di un corpo strisciante ormai fuori controllo, eppure proprio con queste ultime sono stato travolto: le scaglie del serpente mi hanno preso in pieno, spezzandomi ogni singolo osso del corpo e riportandomi a un brutale risveglio presso l’Idolo dello Scultore.

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