1

407 17 4
                                    

Harry sapeva che trasferirsi da Los Angeles a Londra non era una delle idee più fantastiche di Gemma. Tuttavia era lì, appena fuori dall'aeroporto, alla ricerca di un taxi. Di che colore erano i taxi a Londra? Diamine, qualche ricerca se la poteva pure fare e invece...
Invece nei suoi 22 anni di vita era stato così occupato con gli studi che a malapena sapeva il colore della porta della sua ex casa.
Una musichetta noiosa lo costrinse a prendere il telefono e rispondere.
- Sì, Gemma, sono arrivato, non sono morto e no, non ho sofferto l'aereo - borbottò, alzando gli occhi al cielo, sapendo a memoria le domande fatte da sua sorella almeno una decina di volte nelle ultime ore. Si ricordava anche l'ordine in cui le aveva fatte a dirla tutta..
Sua sorella era qualcosa si assurdo, davvero. Una mattina si era svegliata e aveva deciso di trasferirsi e così adesso Harry era lì a Londra a "preparare'' il terreno per Sua Maestà.
Gemma ridacchiò, cosa che fece sbuffare ulteriormente Harry.
- Fratellino, ti avevo chiamato solo per dirti che da domani stesso puoi frequentare i corsi! Sei sempre il solito esagerato.
Harry aggrottò la fronte, non credendo nemmeno per un attimo alle sue parole.
- Certo.. come no... ehm, adesso riattacco penso di aver avvistato un taxi - e senza aspettare una risposta, chiuse la chiamata e fece scivolare il cellulare in tasca. Piccole soddisfazioni insomma: Gem odiava quando qualcuno le chiudeva il telefono in faccia.
La folla non era diminuita e non era facile cercare di farsi largo tra le persone ma era un aereoporto e quella era una caratteristica di tutti gli aereoporti.
Ma sicuramente venire tirati all'indietro da qualcosa attaccato al suo borsone non faceva parte delle comuni leggi che governano la fisica e si trovò costretto a girarsi per vedere cos'era a causarlo. Un paio di occhi blu dalla tonalità più bella che avesse mai visto si fissarono su quelli di Harry esprimendo delle silenziose scuse e imbarazzo. Il ventiduenne tuttavia si perse in quell'oceano studiando in silenzio il ragazzo più basso di fronte a sé: era magro, coi capelli color miele che ricadevano dolcemente sulla fronte in un ciuffo morbido, un piccolo naso alla francese e delle sottili labbra rosa strette tra i denti. Wow. Era bellissimo e a Harry mancò per un attimo il fiato.
- E-ehm.. s-scusami.. - Harry chiuse quasi i propri occhi, memorizzando quel tono di voce così unico ma solo dopo riuscì a metabolizzare le parole del ragazzo e a spostare lo sguardo su quello che indicava: la sciarpa del ragazzo angelo (per forza doveva trattarsi di un angelo, andiamo!) si era incastrato con la zip della sua borsa e questo avevo causato il loro incontro-scontro.
- Oddio! Scusami tantissimo! - velocemente liberò la sciarpa, anche se un pezzo rimase comunque incastrato.
- Scusami per la sciarpa..-
- È un foulard - l'angelo si morse di nuovo il labbro causando un'ondata di tenerezza e senso di colpa in Harry. Giusto. Un foulard. Com'è che non sapesse la differenza tra una sciarpa ed un foulard? Dopotutto una sciarpa non si sarebbe strappata così facilmente.
- Ti chiedo scusa - fece Harry, sinceramente disperato. - Te ne compro una se vuoi - il ragazzo più basso inarcò un sopracciglio. - O te la ripago. Sì, te la ripago. Suona meno da stalker!
"Non stai migliorando di molto la tua posizione, idiota", disse il suo subconscio che ignorò bellamente.
- È.. è meglio che io vada - mormorò Occhi Blu (Harry non aveva il coraggio di chiedergli il nome) e poi sparì dalla sua vista, inghiottito dalla folla londinese.

- Ti giuro, Gem! È così bello.. e così puro, era così imbarazzato che..
La risata di Gemma interruppe lo sproloquio del fratello minore che da mezz'ora non faceva altro che decantare le lodi di Occhi Blu.
- Gem.. tu.. non capisci! - quasi pestò i piedi sul pavimento come faceva da bambino quando voleva le caramelle alla fragola.
- Hmm.. -
- GEMMA!
Scoppiò a ridere infastidendo Harry che colse l'occasione per guardare che ore fossero. - Gem, devo andare, sono in ritardo. - sbuffò, salutando la sorella e chiuse la chiamata.

L'università non era molto diversa da quella della sua vecchia città: stesse strade piene di studenti con una faccia disperata e stessi professori vecchi e rimbambiti che non vedevano l'ora di andare in pensione. Anche il profumo delle pagine dei libri in biblioteca, il chiacchericcio dei ragazzi nella mensa erano simili. Harry stava pensando a tutto ciò mentre giocava a tennis con una ragazza. Non la conosceva ma era un'amica di Gemma. Sua sorella conosceva tutti praticamente.
- Guardalo - sentì dire da qualcuno, - È il nuovo arrivato, quello che ha flirtato con la segretaria.
Harry suo malgrado roteò gli occhi: lui le aveva semplicemente sorriso, non aveva affatto flirtato. Ma nessuno sembrava crederlo.
- Si sente figo a battersi con una ragazza? - disse la stessa voce, causando altre risate proprio mentre Harry rimandava la pallina indietro con una racchettata. Le risatine si interruppero e Harry vide con la coda dell'occhio un ragazzo biondo tinto a capo di un gruppetto di altri ragazzi. Azzardò un sorriso verso di lui (andiamo, Anne diceva sempre che doveva essere gentile con tutti, no?) e questa distrazione gli causò una pallina sulla fronte e altre risatine. Ma cos'era, un gruppo di galline?
- Amico, ma sai almeno giocare? - chiese il biondo con un tono irlandese.
- Sei irlandese?
- Non si sente abbastanza?
"Fin troppo" pensò Harry, massaggiandosi la fronte. Niall sembrava seccato, doveva essere un irlandese molto orgoglioso, e Harry non avrebbe mai voluto far irritare il primo ragazzo che gli rivolgeva la parola in tutta la mattinata. Nemmeno la ragazza con cui stava giocando fino a poco fa sembrava più interessata alla partita quanto lo era a quello scambio di battute.
- Vieni - Harry lanciò una racchetta all'irlandese. La ragazza scosse la testa mentre usciva dal campo ma il finto biondo rimase comunque a fissare la racchetta in mano tant'è che il riccio si chiese se sapesse giocare.
- Niall.. - mormorò uno del suo gruppo, - Ti sta sfidando.
Niall sbatté le palpebre ma si riprese e rivolse un sorriso sghembo ad Harry.
- Ci sto.

Battere Niall era come lottare contro corrente. Giocavano da 28 minuti ed erano entrambi sudati fradici. Harry non incontrava un avversario del genere da un bel po' e com'è che Niall non fosse arrivato ai campionati era un punto interrogativo per Harry.
Il biondo era una furia, sembrava lottare per una questione di onore e Harry aveva più volte voluto interrompere tutto e dirgli di darsi una calmata, che si trattava solo di un gioco, un semplicissimo svago giovanile. Proprio sul più bello la sua mano si mosse da sé, mancando la pallina e segnando la sua sconfitta. Entrambi sorrisero anche se per motivi diversi.
Niall fece un ghigno, tra gli applausi e i fischi (pensò bene pure di fare degli inchini esagerati) ed Harry si avvicinò porgendogli la mano e presentandosi. - Harry Styles. È stato un piacere giocare con te.
Niall lo guardò con diffidenza e poi scrollò le spalle.
- Non stringo le mani ai perdenti - sbuffò, uscendo dal campo e avviandosi verso il suo gruppo di amici.
- Interessante.. - Harry inclinò il capo, incuriosito ancora di più. Poi scosse il capo, avviandosi pure lui a lezione.

Forse il Fato, il destino, Dio o chi per lui non era d'accordo altrimenti Niall e Harry non sarebbero stati capaci di spiegarsi cosa successe dopo.
Più tardi quel pomeriggio il biondino stava tranquillamente tornando a casa ma ovviamente il karma ce l'aveva con lui perché una figura incappucciata pensò che fosse la giornata giusta per andarsene in giro a collezionare portafogli. E chi fu una delle sue povere vittime? Esatto, Niall.
Niall che adesso stava correndo per le vie, ignorando veicoli e semafori con solo l'intenzione di acchiappare quel ladruncolo da due soldi e conciarlo per le feste. Stava ancora pensavo se convenisse appenderlo per i piedi o soffocarlo con le sue stesse mani che scorse un'altra figura familiare. Strinse i denti, irrigidendo i muscoli e aumentano la corsa. Com'è che si chiamava il perdente di quella mattina? Harold? Henry? No.. HARRY! BINGO!
- Harry! - urlò con tutto il fiato che aveva, scansando per poco un taxi. - Prendilo! - indicò il ladro, sperando che Harry afferrasse sia il concetto che quel deficiente che ha osato derubare lui, Niall James Horan!
Harry sbatté le palpebre, scioccato che Niall gli rivolgesse ancora parola. Una serie di espressioni passarono suo suo viso: confusione, meraviglia e infine realizzazione. Annuì semplicemente, mettendosi in una posa a dir poco ridicola ed esagerata secondo Niall. La bella notizia fu che fermò quello scostumato e riuscì ad atterrarlo a terra con una mossa strepitosa.
La cattiva notizia.. be', Niall cadde sopra il ladro, bloccandolo sotto il suo peso e dandogliene di santa ragione. Tirò anche le orecchie a quel poverino e borbottò qualcosa sul fatto che i ragazzi della sua età non dovevano darsi a certe azioni, soprattutto se erano dei tali incapaci.
Per i primi minuti Harry rimase sbigottito. E si sentì pure in colpa per il ladro, che alla fine era solo un ragazzino. - Niall.. - tentò di fermarlo - Gli stai facendo male.
- Se lo merita.
- AIUTO!
- Zitto, pezzo di..
- Okay, okay - non vedendo altra scelta, Harry trascinò via Niall da lì, dopo aver recuperato il famoso portafoglio.
Harry quasi quasi si aspettò che quel coso fosse fatto d'oro: almeno avrebbe spiegato la reazione dell'irlandese.
- Quindi.. cosa conteneva di tanto prezioso da farti andare in bestia così facilmente?
Niall si strinse nelle spalle. - In realtà è vuoto.
Harry si fermò sui suoi passi, non credendo alle proprie orecchie. - Cosa?
- Era vuoto.
- Ma allora perché hai quasi ammazzato di botte quel ragazzino?
Niall fece un gesto vago con la mano. - Non importa. È il gesto in sé che non andava, capisci? E nessuno tocca le mie cose.
Fecero un pezzo di strada insieme prima di separarsi. Niall non lo aveva ringraziato ma non lo aveva nemmeno dato più del perdente. Forse era un inizio.

Love will tear us apart (Larry)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora