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Aveva perso la magia.

Erano quelle le parole che tormentavano Hermione da quando Malfoy e il medimago l'avevano lasciata sola in camera. Si trovava ancora in piedi vicino al letto e circondata nuovamente dal buio d'istinto guardò la candela, che da poco si era spenta, e le venne in mente l'incantesimo per poterla accendere. Un singhiozzo sfuggì alle sue labbra e gli occhi le si velarono di lacrime di impotenza, dolore, rabbia. D'un tratto tutto le appariva minaccioso e potenzialmente pericoloso e lei si sentiva indifesa ed esposta. Pervasa dal panico e dall'ansia si sedette sul letto portando le gambe al petto e fece dei respiri profondi per tentare di tornare lucida e ragionare. "Posso aver perso la magia", si ritrovò a pensare in un mentale dialogo con se stessa, "ma questa non è stata l'unica arma che mi ha aiutata a cavarmela in tutti questi anni. Sono sopravvissuta soprattutto grazie al mio coraggio e alla mia intelligenza. Quando sono stata catturata e portata con Ron ed Harry al Manor io sono riuscita a tenere testa a Bellatrix", e a quel pensiero rabbrividì," senza l'uso della magia ma con la mia astuzia, quindi posso trovare una soluzione ancora una volta, devo solo ragionare con lucidità". E ritrovata la fiducia in se stessa cominciò a riflettere. Ipotizzò che forse non l'aveva nemmeno persa la magia ma che semplicemente la bacchetta del Medimago non voleva eseguire i suoi incantesimi. Dovette ben presto, però smentire quella sua idea. Nella sua vita aveva provato a volte a fare incantesimi con bacchette di altri maghi ma la sensazione che provava era come uno scorrere e accumularsi di magia,che non riusciva a trovare un sfogo, ma comunque pronto ad esplodere al contrario di qualche minuto prima in cui non aveva provato nulla. Essendo inutile insistere su quella possibilità cercò di ricordare quel poco che le avevano spiegato sul suo presunto risveglio e sulla sua perdita di memoria. Mise in dubbio che avesse dimenticato ben tre anni della propria vita ma trovare la risposta a quella domanda non la preoccupò particolarmente, dato che l'avrebbe verificato vedendo i propri amici. Il quesito più urgente era un altro. Lei cosa ci faceva lì, al Manor? Loro le avevano detto che non poteva andar via da lì perchè il suo cuore non avrebbe letteralmente retto. Ma questo voleva dire che lei era già al Manor quando le era stato scagliato l'incantesimo, perchè se non fosse stato così sarebbe già morta, dato che nessuno avrebbe saputo cosa fare per salvarla. Tutto questo la portò ad un'unica conclusione: la soluzione era legata a Draco Malfoy.

Draco nel frattempo, ricordando le raccomandazioni del Medimago, stava togliendo tutte le loro foto sparse per il Manor senza guardarle, per trattenere le lacrime che spingevano per uscire, e le stava portando nella stanza di fronte alla propria che ormai aveva deciso di lasciare ad Hermione. Aveva preso quella decisione non solo perchè sarebbe stato complicato spiegarle il motivo per cui lei avesse dormito in camera sua ma anche perchè non sarebbe riuscito a sopportare il peso dei ricordi.  Stava proprio riflettendo se ci fossero foto che aveva dimenticato di togliere e nascondere nel cassetto del comodino, sigillato da un incantesimo, quando impallidì rendendosi conto di non aver tolto quella più importante. Era una foto magica regalata  ad  Hermione da parte di Ginevra, che aveva scattato a loro  insaputa, e raffigurava loro due in primo piano su uno sfondo innevato che avvinghiati in un abbraccio si baciavano. Ricordò quanto ad Hermione fosse piaciuta e per quel motivo l'aveva messa sul suo comodino, nella stanza in cui lei si trovava in quel momento. Se lei l'avesse vista non osava nemmeno immaginare come avrebbe potuto reagire, nascose quindi tutto nella stanza in fretta e andò subito da Hermione cercando di non far trasparire l'agitazione che provava. Facendosi coraggio bussò leggermente alla porta ed entrò subito dopo nella stanza con il cuore in gola. Si aspettava di tutto, che lei avesse ormai scoperto la loro relazione, che lo guardasse con ripugnanza e orrore o peggio che le fosse venuto un crollo nervoso. Invece ciò che vide lo lasciò esterrefatto, incredulo e sollevato. Hermione addirittura sorrideva e parlava con il suo, il loro si corresse, elfo domestico, seduto sul letto, che pendeva dalle sue labbra e si godeva le sue attenzioni e la sua tenerezza. In quel momento gli stava chiedendo come si chiamasse. Alzò gli occhi al cielo, trattenendo un sorriso, pensando che era una fortuna che la sua fidanzata fosse così fissata con gli elfi domestici e che in quel momento la stanza fosse così buia da non permetterle di notare la foto. L'elfo appena lo vide scese subito dal letto e solo in quel momento lei si accorse della sua presenza e il sorriso le morì sulle labbra, mentre il suo corpo si irrigidiva sulla difensiva. Lei non sapeva, si convinse guardandola.

Il filo rosso del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora