Hermione non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasta a rimuginare nella vasca, seduta per non bagnare le bende, e immersa nell'acqua tiepida dalla vita in giù. Abbastanza, decise. Abbastanza per provare a fare chiarezza su ciò che sentisse e dovesse fare. Doveva combattere, reagire come avrebbe fatto l'Hermione di tre anni prima. Le sorse il dubbio di non essere più come l'Hermione di un tempo ma lo scacciò prima che potesse insinuarsi nella sua mente. Capire cosa fare riguardo all'incantesimo era stato relativamente semplice: non le restava che cercare di resistere per tutta la durata dell'allucinazione, non farsi ferire a morte e trovare una cura nel libro che avevano recuperato. Era più facile a dirsi che a farsi, pensò mestamente mentre prendeva l'asciugamano, ma era pur sempre l'unica soluzione possibile. Il problema principale però era come comportarsi con Draco. Era stata così tanto combattuta e a tratti incoerente! Da una parte sentiva che la cosa più giusta da fare fosse allontanarlo e tenerlo al sicuro, come aveva già detto a Ginny, dall'altro era consapevole che non sarebbe riuscita a rinunciare del tutto a lui. Il solo pensare ai suoi occhi, ai suoi baci le faceva tremare le gambe e quella notte si era sentita al sicuro tra le sue braccia come non le era mai successo, nemmeno con Ron. "Cosa può essere considerato davvero amore?", si chiese, "rinunciare alla persona amata per proteggerla o accettare il suo aiuto e affrontare tutto insieme?"
L'acqua nel frattempo si era raffreddata e alzandosi si avvolse l'asciugamano attorno al corpo. Mentre usciva e svuotava la vasca continuò a riflettere. Anche se avesse provato ad allontanarlo lui non glielo avrebbe sicuramente permesso, considerò, lo stesso valeva per i suoi amici. D'altra parte si rese conto di non potercela fare da sola. Aveva bisogno di aiuto e Draco e i suoi amici glielo stavano offrendo. Sua madre le ripeteva sempre che saper chiedere aiuto fosse segno di forza. Lei era forte, non doveva dimenticarlo, poteva farcela. Doveva però trovare un modo per farsi aiutare ma allo stesso tempo tenere le persone care al sicuro. Se fosse riuscita a distinguere l'illusione dalla realtà, pensò, avrebbe potuto proteggere anche Draco e i suoi amici perché sarebbe riuscita a trattenersi dall'aggredirli per difendersi e l'incantesimo avrebbe avuto conseguenze solo su di lei. Rinvigorita da questa soluzione iniziò a prepararsi, l'Hermione che pensava di aver smarrito stava tornando.
Per la decima volta le dita diafane e longilinee passarono tra le ciocche bionde già perfettamente ordinate. Draco ripeté il movimento distrattamente con lo sguardo fisso verso il suo riflesso nello specchio ma con la mente altrove. Ora che si trovava nell'altra stanza, in cui aveva dormito prima che Hermione lo accogliesse nella sua camera, per la prima volta solo con sé stesso da quando l'incantesimo aveva agito su Hermione i pensieri e i ricordi lo assalirono. Si era sentito impotente, terrorizzato e sporco come quel giorno, quando in silenzio aveva assistito alla follia di sua zia in opera. L'unica cosa che aveva desiderato allora era stata fuggire il più lontano possibile dai mangiamorte che vivevano sotto il suo stesso tetto, dal Signore Oscuro, dal timore continuo di morire e poi lanciare un urlo di orrore per ciò che stava vivendo che potesse coprire le grida di Hermione e la voce di sua zia. Proprio quando pensava di essere riuscito a superare quella esperienza, che gli causava frequenti incubi, ecco che si era ritrovato ad udire le stesse grida di dolore e vedere lo stesso corpo contorcersi. Boccheggiò e sentì la gola bruciare mentre il suo riflesso gli rimandava l'immagine del suo viso rigato dalle lacrime. Per quanto avesse provato a convincersi di poter affrontare tutto questo e trattenere il dolore, provando ad aggrapparsi ai baci di Hermione e al suo calore, questo gli esplose in petto. Si sedette sul letto quasi barcollante e si lasciò finalmente andare. Singhiozzò sentendosi una persona orribile per aver pensato a sé stesso, durante il suo risveglio con Hermione, in un momento in cui doveva pensare solo al suo benessere. Pianse per la paura di perderla e per il dolore che lei stava subendo senza che lui potesse fare nulla per evitarglielo. Impotente come quel giorno. A quel pensiero si sentì soffocare. Tra i singhiozzi non sentì la porta aprirsi e appena notò una sagoma stagliarsi contro la soglia sussultò e girò la testa di scatto. Quando riconobbe chi fosse, il suo sguardo si indurì, voltò il capo dall'altra parte dandogli le spalle e si asciugò velocemente e rabbiosamente il viso.
STAI LEGGENDO
Il filo rosso del destino
FantasiaSono passati tre anni dalla fine della Guerra Magica. L'eroina del mondo magico viene colpita un giorno da un incantesimo di magia oscura che, come primo effetto, le fa perdere la memoria di quei tre anni e dei suoi avvenimenti più importanti tra cu...