5. Quello che non ti aspetti

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—Quell'uomo non mi piace— dichiarò Sarah quella sera mentre Freya le sistemava la camicia da notte, stendendola sopra il letto. La donna, minuta e un po' in carne, le si avvicinò lentamente. Sarah guardò il proprio riflesso sciupato nello specchio e non riuscì a trattenere un sospiro.
Aveva le labbra tirate in una linea sottile, le guance troppo scavate, gli occhi tristi cerchiati da orribili ombre.
—Non dovete sposarlo per forza se non è di vostro gradimento, miss Ashton.
—Non si tratta del suo aspetto, mrs Carter— rispose lei mentre tra le dita rigirava il pettine. —È il modo in cui mi guarda, come se non aspettasse altro che saltarmi addosso.— Un brivido le percorse la schiena. —È terribile.
—Dite quindi che il suo aspetto soddisfa i vostri gusti— ipotizzò la cameriera aggrottando la fronte. Sarah si girò verso di lei. —State forse dicendo che dovrei passar sopra al fatto che quell'uomo mi guarda come se io fossi una lepre e lui il mio cacciatore solo perché il suo aspetto soddisfa i miei gusti?
Mrs Carter scosse la testa. —No, miss Ashton, dicevo solo che forse potreste concedergli una possibilità. Da quanto avete dichiarato, è comunque una persona intelligente e inoltre è un avvocato!

Sarah si passò le mani sul volto poi appoggiò i gomiti sul tavolino della toletta. —C'è qualcosa che mi turba in quell'uomo. Non importa che sia un avvocato e non importa quanto attraente sia. Devo scoprire perché mi turbi così tanto.
Freya fu sul punto di dire qualcosa, ma Sarah la congedò per la notte con un mesto sorriso. La donna fece spallucce mentre le deponeva un tenero bacio sui capelli, così che lei potesse coricarsi.
—Cercate di riposare serena, miss Ashton— le disse dolcemente mentre si dirigeva verso la porta, sorreggendo la candela. —E ricordatevi che siete forte e che nessuno può mettervi i piedi in testa.

Dopo che Mrs Carter ebbe lasciato la stanza, Sarah rifletté a lungo sulle sue parole. Forse in passato era stata davvero una ragazza forte, pronta a tutto, a sfoderare gli artigli quando qualcuno aveva tentato di ostacolarla, ma ora non era più sicura di possedere quella forza. Era suo zio l'artefice dei suoi timori. C'era stata troppa fretta, troppa urgenza di organizzare quelle nozze. E anche se lei aveva già deciso di non sposare quell'uomo, era determinata a scoprire cosa quei due uomini stessero escogitando. Perché era certa che lord Thomson non fosse immune dall'essere additato come colpevole. Suo zio avrebbe potuto scegliere tra altre decine di uomini da farle sposare, soprattutto fino all'anno precedente le aveva detto di volerle concedere ancora del tempo prima di vederla convolare a nozze. Invece, in meno di una settimana, si era ritrovata a dover sottostare all'unica regola che mai avrebbe rispettato: sposarsi contro la propria volontà. Lord Thomson le dava i brividi, e lei era certa di potersi fidare del suo istinto. Quell'uomo nascondeva qualcosa.

Si infilò la camicia da notte e ne legò i nastri sotto al mento, poi si fece scivolare via le pantofoline e fece per mettersi a letto quando un rumore le arrivò alle orecchie. Era il rumore di una porta che si chiudeva troppo improvvisamente unita a un tramestio di passi concitati che provenivano dal piano di sotto. La biblioteca si trovava a pochi metri dalla sua stanza, al piano inferiore, e il pavimento era troppo poco spesso per attutire i suoni provenienti dal locale sotto i suoi piedi. Ma dalla sua postazione, Sarah non sarebbe riuscita a sentire altro che voci ovattate senza cogliere appieno il significato della conversazione.

Perciò scelse di fare qualcosa che non aveva mai fatto prima: origliare. Senza infilarsi le pantofole, afferrò e indossò la vestaglia da notte e aprì la porta della sua camera per scendere dabbasso. Guardandosi intorno per sincerarsi che nessuno si trovasse nel corridoio, percorse la distanza che la separava dalle scale e le imboccò. Ferma al terzo gradino, udì una voce che ormai conosceva. Quella di Mark Thomson.
Aggrottando la fronte, scese rapidamente gli ultimi gradini e si diresse verso la biblioteca, seguendo l'eco delle voci. Suo zio era in compagnia di quello che sarebbe dovuto diventare suo marito, e la cosa non faceva presagire nulla di buono. Almeno, non per lei.

Cosa ci faceva Mark Thomson a un'ora così tarda in casa sua?
I suoi sensi si misero in allarme non appena accostò l'orecchio alla porta.
—Dunque?
Era la voce di suo zio, e sembrava alquanto agitato. —Non gli hanno detto nulla per il momento— rispose quella dell'altro uomo. —Sembra che sia stato lì due notti di seguito per richiedere informazioni riguardo all'accaduto, ma voi siete arrivato al momento giusto perché non facesse altre domande.

Sarah strinse gli occhi. Di chi diavolo stavano parlando?

Sentì lord Ashton sospirare pesantemente. —Voi comprendete che la situazione è molto critica, non è vero? E che se non sposerete mia nipote sarò costretto a fare qualcosa che non vorrei proprio...
—Non prendetevi gioco di me, milord— ringhiò Mark Thomson. —Sapete perfettamente che è una cosa che volete fare, ma che non farete solo perché mi avete messo alle strette. E sapete anche altrettanto bene che da questo matrimonio quello che trarrà maggior beneficio siete voi.
Ci fu una pausa che sembrò durare un'eternità, poi lord Ashton si rilassò perché il suo tono di voce era più limpido adesso. —Avete ragione, lord Thomson. Reso noto il vostro, come dire, stile di vita di cui le donne non fanno parte, sarò l'unico a godere dei servizi che mia nipote potrà offrirvi una volta che sarete sposati.
—Vostra nipote mi disgusta, lord Ashton. Ma devo ammettere di aver recitato la mia parte alla perfezione; sembra che abbia intuito che la desidero.
Lord Ashton scoppiò a ridere di gusto come se l'idea che quella ragazza avesse colto il desiderio di quell'uomo fosse davvero intollerabile mentre Sarah, dall'altra parte della porta, cominciava a sudare freddo. —Lasciatemi dire che Sarah non è troppo istruita in materia di uomini, che abboccasse subito all'amo era qualcosa di certo fin dal principio. Ma non accorgersi che voi siete... beh, quello che siete è da veri ingenui.

Sarah temette che sarebbe crollata a terra da un momento all'altro. Il cuore aveva preso a battere a un ritmo incessante, lo sentiva rimbombare nelle orecchie come un martello su un pezzo di stoffa, frattempo il sangue le defluiva dalle guance. In un punto indefinito dentro di sé qualcosa pulsava dolorosamente. Suo zio, il fratello di suo padre, aveva architettato tutto quello per abusare di lei. Perché Mark Thomson, a quanto pareva, aveva desideri sessuali ben diversi dalle donne. Ma perché un giovane avvocato di Londra, per giunta che la disprezzava, avrebbe dovuto essere convinto a sposarla? Ashton lo stava ricattando con qualcosa, era certo. Ma a questo, al momento, Sarah non riusciva a pensare. La mente si arrovellava nel tentativo di comprendere quelle parole così spregevoli uscite dalla bocca di suo zio, e desiderò entrare in quella stanza e vomitargli addosso tutto il suo disgusto, il suo odio. Come poteva, il fratello di suo padre, provare desiderio verso di lei? Lei, che era appena diventata una donna, che aveva da poco passato i vent'anni. Com'era possibile che non si fosse mai accorta di nulla? Si sentiva talmente ingenua che avrebbe voluto prendersi a schiaffi.
Ma non glielo avrebbe permesso.
Sulla memoria dei suoi genitori, giurò che non si sarebbe sottomessa a tutto quello. E che suo zio e quell'idiota di Mark Thomson potevano finire dritti all'inferno.

Sentiva le lacrime incendiarle gli occhi. Umiliazione, rabbia, disgusto, delusione si fusero in una grande cappa che le ottenebrò la mente rischiando di farla soffocare.
Doveva andarsene di lì. E subito.
E il posto in cui sarebbe fuggita era l'unico che non fosse mai rientrato nei suoi piani, ma che era tuttavia il più vicino.
Charters House. La tenuta dell'unico  uomo che non avrebbe mai e poi mai voluto avere nulla a che fare con lei.

**** SPAZIO AUTRICE ****

Salve a tutti!
Ebbene, siamo arrivati a scoprire cosa questi due stavano tramando. Volevo chiedervi dei pareri in merito, se fin qui la storia è più o meno chiara e, se avete domande, sarò felice di rispondervi!

Alicia.

Peccato di mezzanotte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora