13. Troppo esposta

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Era rimasto sveglio, tutta la notte, a guardarla dormire. Sarah si era involontariamente girata verso di lui nel sonno, la sua mano si era inconsciamente avvicinata al suo petto. In quel momento, quando Jon si era reso conto della loro vicinanza, si era concesso un istante per riflettere. Quello che aveva provato baciandola aveva superato qualunque sua iniziale aspettativa, lo aveva gratificato al punto che aveva cominciato a dubitare che fosse la scelta giusta vendicarsi di lei. Forse poteva concederle una possibilità. Anche se Sarah voleva che la sposasse per un suo tornaconto personale, forse non sarebbe stato così male diventare suo marito... soprattutto se quell'attrazione che sentiva verso di lei era reale. Ma come poteva non esserlo se era stato sufficiente baciarla e dormirle accanto per rimanere sveglio tutta la notte?

Eppure, continuava a dubitare che lei fosse attratta da lui. Nessuno poteva cambiare a tal punto. Nemmeno Sarah Ashton, che comunque lo aveva stupito con quel bacio.

Sarah Ashton.
Non aveva mai sperato che avrebbe potuto rivederla. Soprattutto, che avesse potuto baciarla come aveva desiderato fare, suo malgrado, fin dall'adolescenza. Lo aveva scosso, destabilizzato, facendogli rischiare di mandare in frantumi il suo ultimo brandello di razionalità.

Ma l'aveva osservata dormire quella notte, aveva percorso con lo sguardo ogni millimetro del suo volto così disteso e rilassato dal sonno, e qualcosa dentro di lui si era smosso di nuovo. E si era ricordato delle parole che lei gli aveva detto, del terrore che aveva visto nei suoi occhi il giorno precedente, che qualcuno voleva approfittarsi di lei. E nonostante tutto, in Jon era scaturito un senso di protezione. Doveva andare a fondo alla faccenda.

Ma prima, avrebbe dovuto risolvere la questione di Claire. Quella situazione stava diventando insostenibile, un peso troppo grande da portare sulle spalle e sul cuore. La morte di sua sorella era stata insabbiata, e nessuno aveva più fatto nulla per scoprire il colpevole del suo omicidio.

Toccava a lui farlo. Ma le sue ricerche erano pressoché vane, perché nessuno sembrava essere a conoscenza degli ultimi spostamenti di Claire, o dava segno di averla vista prima di morire.

Jon non si capacitava del fatto che qualcuno avesse assassinato sua sorella e fosse rimasto impunito. Aveva deciso di assoldare un investigatore privato che lo aiutasse a capire cosa era davvero accaduto.

Quella mattina, quando si fu alzato da quel letto che aveva condiviso con Sarah, non si sentiva stanco. Non poté fare a meno di gettare un'altra occhiata al suo corpo rannicchiato, e di pensare a quanto apparisse così innocente, così angelica in quella veste. A quanto lui, nonostante tutto, avrebbe desiderato stendersi ancora accanto a lei.

Ma era arrivato il momento di andare. Si infilò la camicia, il panciotto e la giacca, poi indossò gli stivali e andò verso lo scrittoio dove le scrisse un biglietto per quando si fosse svegliata.

Sarò di ritorno entro un paio d'ore. Nel frattempo, cercate di non fare danni e non fate rumore o qualcuno si accorgerà della vostra presenza.

Vostro, Jon.

Per qualche assurda ragione, mentre lasciava la stanza senza far rumore e sigillava a chiave la porta, sperò che Sarah sorridesse leggendo il suo biglietto.

***

Quando si svegliò, Sarah fu delusa di non trovare Jon accanto a sé. Aveva suo malgrado sperato di poterlo vedere quando avesse aperto gli occhi, ma lui non c'era. Il suo odore, però, era rimasto lì, in quel grande letto a baldacchino per metà freddo. Sarah si strinse il lenzuolo al petto sollevandosi a sedere. Si ricordava della carezza di Jon, delle sue labbra, della sensazione che aveva provato quando lo stomaco le si era attorcigliato, mentre Jon le stringeva delicatamente la testa per attirarla più vicino a sé.

E si ricordò soprattutto dell'audacia con cui aveva risposto al suo bacio. Qualcosa che non avrebbe mai immaginato di fare. Qualcosa che aveva distrutto ogni suo tentativo di ribellione nei confronti di quell'uomo. Come aveva potuto essere tanto ingenua da gettarglisi tra le braccia in quel modo assolutamente disdicevole? Ma poi rifletté che lui, se l'avesse assecondata, sarebbe diventato suo marito. E tra marito e moglie ci si aspettava una certa intimità. Sarah non lo temeva. Gli aveva detto che si fidava di lui, ed era vero. Aveva percepito contro la pelle l'eccitazione di Jon, e lui non aveva fatto altro se non smettere di baciarla. Sarebbe potuto andare oltre, ma non l'aveva fatto. Lei gliene era grata.

Ma, che Dio l'aiutasse, non poteva fare a meno di pensare che avrebbe voluto sperimentare quel bacio un'altra volta.

Era davvero così peccaminoso desiderare di baciare ancora un uomo? Sua madre lo avrebbe definito proprio con quella parola. Il matrimonio non si basava sull'amore, ma lei cominciava ad essere convinta che fosse invece il contrario. Si chiese se avrebbe mai potuto innamorarsi di Jon. Non lo sapeva. Ma quello di cui era consapevole era che fosse assolutamente attratta da lui.

Quando lo stato di semi incoscienza che segue il sonno fu scemato, Sarah trovò lo stimolo di alzarsi. Lui le aveva lasciato il nuovo abito ai piedi del letto. Ne osservò il tessuto di mussola immaginandone la morbidezza, poi si decise ad indossarlo sopra la camicia da notte. Le pendeva un po' troppo lungo, e in corrispondenza del seno era un po' stretto, ma tutto sommato le stava bene. Finalmente non avrebbe più dovuto preoccuparsi del suo stato trasandato, anche se ancora necessitava di un paio di scarpe.

Un brontolio le scosse lo stomaco. Aveva fame, ma Jon se n'era andato. Avrebbe dovuto attendere che tornasse... sempre che fosse tornato e avesse deciso di sposarla. Altrimenti lei sarebbe tornata a casa ed entrambi si sarebbero lasciati tutto alle spalle. Anche il loro bacio. Soprattutto quello.

Sarah si morse un labbro. Non voleva dimenticare. Le bastò passarsi un dito sulle labbra per riprovare la sensazione della bocca di Jon sopra la sua. Era così strano, rifletté, che lui sembrasse tanto rigido all'esterno e avesse dimostrato una passione simile la sera prima. Doveva ammettere che quel nuovo Jon le piaceva. E che diventare sua moglie le sarebbe piaciuto ancor di più.

L'incessante brontolio del suo stomaco, però, tornò a farsi sentire diventando un bruciore che le fece dimenticare per un attimo i propri pensieri riguardo a quell'uomo. Sapeva che non poteva aprire la porta, ma poteva sempre tentare dalla finestra. Magari sarebbe riuscita a calarsi di sotto per rubare qualcosa nelle cucine. Non sapeva quando Jon sarebbe tornato, e la sera precedente aveva inghiottito solo un pezzo di pane e tanto, tanto vino.

Così si diresse verso la finestra e ne scostò le tende; si raccolse le gonne attorno ai fianchi e spalancò i vetri. Il sole del primo mattino le inondò il viso, procurandole un brivido di piacere. Prese un respiro profondo prima di sporgersi dal davanzale e notare un uomo a cavallo che veniva trottando verso il cortile di Charters House.
Cercò di mettere a fuoco. Indossava un cappello nero, il busto si ergeva dritto e impettito sopra la groppa del cavallo. Quando fermò l'animale con un colpo di redini e fece per smontare scoprendo il viso verso la finestra, Sarah lo riconobbe; Jon. Per la frazione di un istante i loro occhi si incontrarono, ma lei, troppo intenta a fissarlo, non si rese conto di essersi sporta troppo. Vide la bocca dell'uomo spalancarsi all'improvviso.
E prima che fosse in grado di percepire il grido di Jon, stava già precipitando di sotto.

Peccato di mezzanotte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora