Il Contratto

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Mmm, come inizio a raccontarvi tutto? .. Beh, sì partiamo dall'annuncio nel giornale.
 
 
'Si necessita cameriera part-time', non era un lavoro con il quale avrei guadagnato molto, ma qualche spicciolo per poter sopravvivere me lo garantiva. Avevo finito gli studi, avevo iniziato l'università ma appena mia madre si ammalò decisi di abbandonare tutto e occuparmi di lei. Vivevo da sola, in un appartamento poco fuori Londra.
Dipingevo, sì, così guadagnavo soldi per la cura di mia madre nonostante ciò non era mai abbastanza.
Volevo portarla in un luogo più adatto a lei, alla sua nobiltà d'animo che ormai era scosso per la scioccante notizia del cancro. Non si sentiva di certo meglio, non volevo vedere la donna della mia vita in quello stato.


 Poi un giorno, quel maledetto giorno arrivò.


Mi scontrai con due uomini, entrambi vestiti formali, gente con la puzza sotto il naso, ovvio.
-"Scusate"- dissi sbadatamente mentre loro mi squadravano da testa a piedi.
Alzai le spalle fregandomene e  tornai al mio colloquio per quel lavoro da cameriera.
Il bar era abbastanza affollato e in penombra, tutti più o meno accerchiati in un tavolo.

Non capivo.

Mi avvicinai e vidi una ragazza seminuda ballare su quel tavolo in modo provocante davanti a tutti e notai che anche altre ragazze lo stavano facendo. Capii che non era il mio tipo di lavoro, assolutamente no.
Uscii fuori e mi ritrovai quei due uomini che incrociai poco prima.
Li guardai un po' male e feci per andare ma mi bloccai sentendo le parole di uno di quei tizi
-"Scusa, cerchi lavoro?"-
Mi colpii la gentilezza di quell'uomo. Non sapevo cosa volessero da me ma purtroppo un mio difetto era la fiducia che diedi con facilità a quei due individui.
-"Ehm, più o meno.. sì.."-
-"Bene, vuoi seguirci al nostro ufficio?"-
Ero seriamente indecisa. E se fossero stati due rapitori? O peggio due stupratori? Maledetta fiducia che davo.
Annuii lentamente e li seguii.
 Mi portarono ad un grande palazzo poco distante da dove eravamo prima; io rimasi tutto il tempo in silenzio e sentivo loro conversare di affari loro privati, mogli, pranzo e varie cazzate.
Dentro quel palazzo notai il grande via vai di gente indaffarata, gente che cantava e gente che portava scatoloni di cd, ne ero certa, ero in un palazzo di registrazioni.  Prendemmo l'ascensore, dopo di che arrivammo al loro ufficio.
-"Bene, tagliamo corto: abbiamo bisogno di una ragazza che faccia la ragazza di uno dei nostri clienti e tu sei perfetta per il ruolo." -disse il più alto e magro
-"Ecco, esatto. Ovviamente, ci sarà un contratto nel quale ci sarà scritto l'importo del guadagno mensile e tutte le informazioni che ti servono" -disse l'altro.
-"Ehm, ma siete sicuri che sarei adatta al ruolo? Insomma.. poi, questo benedetto ragazzo non è in grado di trovarsi una ragazza?"- chiesi educatamente
-"Beh, tu sei il tipo di ragazza di cui abbiamo bisogno, non sei famosa, non sei una fan accanita altrimenti ci avresti riconosciuto e inoltre sei negli standard prestabiliti"-
-"Comunque, qui c'è il contratto è questo, ..?"-
-"Chanel, Chanel Williams"-
-"Sì, Chanel. Bene, ti lasciamo qualche minuto per decidere. Andiamo Paul"-

Mi lasciarono lì da sola in quell'ufficio.
La prima cosa che andai a vedere era il nome del ragazzo: Harry Edward Styles. Capii immediatamente di chi si parlava. Chi in tutta Londra non conosceva codesto ragazzo? Hahah.. importo mensile: 15.000 sterline, cazzo!
Ero entusiasta ma non capivo,perchè me?

Occhi nocciola, capelli molto lunghi marroncino biondo e mossi. Il mio fisico non era ciò che un'artista si aspetta di avere come compagna: spalle larghe, quarta abbondante, pancia leggermente accentuata, fianchi larghi, fondoschiena abbastanza grande ma sodo, non mi sentivo così bella.
Ma pensai a mia madre, pensai che avrei potuto aiutarla in modo più che dignitoso.
Firmai senza pensarci due volte, lasciando i miei dati dove servivano. I due uomini tornarono e mi strinsero la mano.
-"Si comincia stasera, Chanel. Conoscerai Harry e i suoi amici.. ah, prepara le valigie, verremo a prenderti alle 16 in punto, mi raccomando"- la sua voce aveva un non so che di dolce.

Non immaginavo che avevo appena firmato la mia morte, non immaginavo che avrei incontrato e avrei vissuto con 5 demoni, non sapevo che avrei perso tutto.


Impacchettato tutto, valigie chiuse, tutto pronto e tutto in macchina. Ero fuori dalla villa, nella quale avrei vissuto con il mio "ragazzo" con i suoi "colleghi".
-"Ragazzi scendete , dai, è arrivata!"-
Vidi scendere giù correndo dalle scale i cinque ragazzi dei One Direction: rimasi a guardarli come se avessi visto la Regina, erano davvero belli.

Paul, avevo scoperto il suo nome, ci presentò. Erano davvero simpatici.
Mentre io sistemavo le mie cose nella camera che mi avevano ceduto, i ragazzi parlavano di sotto.
La cena passò tranquilla parlando, beh più o meno perchè ero rimasta scioccata: io ero la ragazza perfetta perchè ero imperfetta. Paul ci aveva detto che dovevo essere abbastanza tonda per far capire alle loro fan che anche loro potevano essere al mio posto e che così avrebbero continuato a seguirli. Va beh, comunque era il mio lavoro.


Ma una volta chiusa la porta da Paul che se n'era appena andato capii dove mi ero andata a cacciare.. anzi, il mio corpo lo capii.

Sindrome di StoccolmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora