Prologo

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«Harry, corri. Stanno pestando Malfoy!» esclamò apprensiva Hermione, afferrandolo per un polso e trascinarselo dietro. Si avvicinarono velocemente al campanello di persone che incitavano i due combattenti a darsele di santa ragione, e tra questi vi trovò anche Ron, a godersi la scena leggermente divertito. Hermione colpì con stizza il braccio del proprio fidanzato, per poi sospingere Harry in prima linea. Si ritrovò gomito a gomito con le persone che urlavano come degli ossessi, per poi abbassare cautamente lo sguardo sulla scena tanto interessante. Malfoy era steso a terra, con un occhio livido e il bevero della giacca della divisa stretta tra il pugno sinistro del suo aguzzino, il quale lo guardava con astio. Era completamente schiacciato dal corpo del ragazzo seduto sul suo bacino, con l’evidente intento di metterlo –non solo- in imbarazzo, ma anche di e soprattutto non lasciargli via di scampo. Draco Malfoy aveva completamente perso interesse nel rispondere, attendeva pazientemente che le sevizie al suo corpo finissero per andare a rifugiarsi nella sua stanza del dormitorio. «Lurido Magiamorte! Come fai a continuare ad essere qui, non ti fai ribrezzo da solo?» gli sputò in faccia, rabbiosamente, stringendo i denti e trattenendosi dal colpirlo ancora.
«Vai John! Spaccagli la faccia, non si merita di vivere, quella lurida feccia!» lo incentivò quello che Harry capì essere un suo compagno di casata, se non addirittura amico. Non sapeva precisamente cosa fare, non si era mai ritrovato in una situazione del genere: Draco Malfoy, steso a terra, con il setto nasale rotto, e il sangue secco a deturpargli il bel volto pallido. Si sentì strattonare nuovamente, e mosse un passo in direzione della rissa, calamitando l’attenzione di tutti su di lui. «Ragazzi, c’è Harry Potter! Lasciamo finire il lavoro a lui» numerose pacche d’incitamento lo colsero alla sprovvista, e si ritrovò ad un passo dal volto livido di Malfoy. Stentava a riconoscerlo: l’occhio destro era violaceo e gonfio, aperto a stento. Il naso e il labbro erano entrambi insanguinati, tanto da creare grumi secchi sul suo volto. Le mani erano strette nei pugni, ma non sembra avesse intenzione di rispondere ai suoi colpi. Era esausto, lo si poteva capire anche ad un solo sguardo. Lo guardò solo per un attimo, inclinando leggermente il capo per osservarlo. Chiuse gli occhi stancamente, lasciandosi andare, aspettando il momento in cui il pugno di Harry Potter avesse concluso il lavoro di quel Tassorosso. Il moretto si mosse verso l’aguzzino, afferrando la sua spalla e spostandolo di lato. Il ragazzo, per la sorpresa cadde di fianco, essendo stato sbilanciato dalla forza del Grifodoro. Gli rivolse solo uno sguardo, intimandogli di rimanere al suo posto, per poi sollevare di peso Draco. Sotto lo sguardo attonito dei suoi compagni di scuola, scortò Draco Malfoy in infermeria, tenendolo d’occhio costantemente. Le ecchimosi che presentava sul volto erano solo parte di ciò che gli era stato inferto. Quando aveva sfiorato il suo fianco sinistro il ragazzo aveva esibito una flebile smorfia di dolore, spingendosi più vicino al corpo del corvino. Avendolo lì, stretto tra le sue braccia, si rese conto di quanto il biondino avesse perso peso. Era sempre stato notevolmente più alto di lui, ma era decisamente più magro ed emaciato. Raggiunse velocemente l’infermeria, stringendo possessivamente quel corpo distrutto tra le braccia. Lo fece distendere delicatamente sul lettino, prendendo posto vicino a lui. Assistette alla visita con impazienza, attendendo di avere notizie sul suo stato di salute.
«Signor Potter» esordì Madama Chips, guardandolo curiosamente con gli occhietti vispi «il signor Malfoy è decisamente ridotto male, non posso negarlo. Ha due costole incrinate, una frattura al polso sinistro, il labbro rotto e il setto nasale rotto, oltre a numerose ecchimosi sul corpo. Nulla che non possa risolvere, ovviamente, ma tali segni presagiscono uno scontro brutale, atto a ferire il signor Malfoy. Inoltre, ho notato segni di percosse chiaramente risalenti a giorni fa. Dunque le chiedo, e badi a rispondere sinceramente, sa cosa è successo o chi possa essere stato?» lo guardò intensamente, cercando di captare qualunque segno di tentennamento. Harry balzò in piedi contraendo la mascella e la guardò con serietà. «Non so nulla riguardo le vecchie percosse. Riguardo oggi, la signorina Granger mi ha avvisato al riguardo e sono intervenuto. So solo che si trattava di un ragazzo Tassorosso del quinto anno.» esclamò, con sicurezza, per poi posare lo sguardo su Draco. Durante il percorso per andare in infermeria era svenuto tra le sue braccia, ed ora era placidamente disteso tra le lenzuola asettiche del lettino medico, mentre numerosi unguenti erano stati applicati sui segni del suo corpo. Dove aveva stretto, inconsapevole, il fianco del Serpeverde, ora poteva vedere chiaramente un livido di notevoli dimensioni troneggiare. Il colore bluastro-nero del livido era in netto contrasto con il colore pallido e rosato della sua carnagione, rimarcante l’ingiustizia che era stata commessa. Una tela bianca straziata, ecco come appariva il corpo del Malfoy ad Harry.

*

Due ore più tardi Draco aveva finalmente ripreso conoscenza. Aveva aperto lentamente gli occhi, mugolando per il dolore ormai espanso in tutto il suo corpo, cercando di capire dove fosse. Mise a fuoco la stanza poco a poco, sospirando di sollievo quando capì di essere in infermeria. Certo, non gli piaceva l’idea di essere svenuto mentre un ragazzo di quinto continuava a pestarlo, ma la consapevolezza di essere ancora vivo lo rassicurava. Aveva un terribile mal di testa, l’occhio tumefatto pulsava, lasciandogli costantemente un promemoria della sua sconfitta. Si era arreso all’evidenza di non essere in grado di rispondere, motivo per cui aveva semplicemente deciso di attendere il momento in cui avrebbe perso conoscenza e tutto sarebbe finito.
«Malfoy!» Draco si voltò velocemente alla sua sinistra, notando solo allora la presenza di Potter al suo capezzale. Si mise seduto lentamente, non riuscendo però a reprimere una smorfia di dolore per le costole incrinate. Prese un profondo respiro, cercando le parole in fondo alla sua gola. «Potter. Cosa ci fai qui? Mi dispiace doverti dire che se speravi di vedermi tirare le cuoia, questa volta non ti è andata bene.» cercò di sdrammatizzare, tirando leggermente le coperte verso l’alto. Aveva freddo, gli unguenti che gli erano stati applicati nel pomeriggio si erano essiccati, lasciando la pelle intirizzita e appiccicosa. Odiava essere sporco, avrebbe pagati oro in quel momento per fare una doccia calda. Sapeva fosse oltremodo impossibile, ma sperare era l’unica cosa che gli era rimasta. Harry ridacchiò leggermente, per poi guardarlo con serietà. «Devo dire che per un po’ ci ho sperato, ma mi sa che questa non era la volta buona. Piuttosto, principe delle serpi, come ti senti?» indicò il suo corpo sprofondato tra le coperte, e Draco non poté fare a meno di arrossire leggermente. «Gli unguenti di Madama Chips stanno agendo, anche se mi sento notevolmente indolenzito. Tu piuttosto perché sei qui? Seriamente questa volta.» Harry sospirò, guardandosi imbarazzato le mani. La sua risposta fu negata dall’arrivo di Madama Chips, che guardò di sottecchi Potter. Scostò leggermente le coperte, per capire in che condizioni fossero i lividi, e annuì soddisfatta. «Malfoy, quando è arrivato era conciato piuttosto male. Fortunatamente Potter ha avuto la buona idea di portarti subito da me. Anche se devo avvisarti, dovrai rimanere qui per qualche giorno. Tu piuttosto» guardò Harry «perché sei ancora qui? Ti avevo detto di tornare nel tuo dormitorio, Malfoy ha bisogno di riposo» e senza aggiungere altro, uscì dalla stanza. I due maghi si guardarono per un po’, non troppo sicuri riguardo cosa dire.
Draco fu il primo a parlare, schiarendosi la voce. «Grazie per avermi portato qui, non deve esser stato un bello spettacolo trovarmi svenuto nei corridoi della scuola, eh?» cercò di ridacchiare, ma la gola bruciava per tutto il sangue che aveva inavvertitamente ingoiato. Harry lo guardò ancora per qualche minuto, prima di alzarsi e sorridere flebilmente. «Sì, io- beh non potevo lasciarti da solo lì» e con un piccolo cenno della mano lo lasciò da solo, a fissare il soffitto, cercando di ignorare il dolore che lo aveva circondato completamente.

Il giorno seguente Zabini lo andò a trovare, saltando la colazione per constatare con i suoi occhi le condizioni del suo compagno di stanza, nonché migliore amico. «Ehi, Malfoy, non ci hai ancora lasciato la pellaccia, eh?» lo salutò sedendosi al suo fianco. Era stato in pensiero per lui, tutto il pomeriggio seguente, ma sapeva che al biondino serviva tempo per riposare. Era in una condizione penosa, l’occhio tumefatto, vari lividi sul corpo e aveva saputo da Madama Chips che alcune costole erano incrinate. «Ancora no. È dura la nostra, Zabini, dovresti saperlo.» gli sorrise dolcemente, grato di vedere un viso amico in quella stanza asettica, fin troppo grande. L’amico tornò serio, guardandolo con sguardo penetrante. «Ci hai fatti spaventare, Draco. Se non ci fosse stato quel pazzo di Potter, ora staresti in una bara.» La durezza con cui aveva pronunciato quelle parole lo fece rabbrividire, eppure sapeva che c’era fin troppa preoccupazione nel suo amico. «Lo so. San Potter ha avuto il buon cuore di raccattarmi dal pavimento per portarmi qui» sorrise amaramente, arrivando alla conclusione di essere alla stregua di una cane bastonato. «No, Draco. Harry è stato l’unico ad intervenire. Ti ha salvato.»

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