Ho sempre vissuto soffi di vita dove il mio pensiero è il vento: laddove mi veniva un'idea, così volava come il volo di un uccello.Ognuno crede in qualcosa. Io credo nei miei numeri sfortunati. Quei numeri che una volta entrati in testa, difficilmente ti abbandonano. Due quattro, sei otto, due, quattro, sei, otto. Non riesco a smettere di contare. Le ossessioni compulsive sono bastarde, crudeli e perdi tempo. Vorrei urlare Sono viva, ce la posso fare! ma non è così facile. Passo dopo passo, giorno dopo giorno, sono costretta a convivere con questi maledetti numeri. Loro sono la mia croce, voglio risorgere, diventare una persona migliore e abbandonare questa tortura.
Vedo la mia vita distruggersi lentamente, sgretolarsi in piccoli pezzi che, una volta rotti, non torneranno più come prima. Una mia vecchia e cara amica, guardando i miei occhi, mi disse: «Miriam sei cambiata, non sorridi più.»
Nei miei occhi troverete un universo, il mio universo nascosto, messo da parte, urlante, che vuole reagire e combattere ma in primis cerca salvezza, clemenza, aiuto e comprensione.Un'altra sofferenza è il ripetersi di una canzoncina che si ferma pari al numero quattro, tocca a me, nel giro di pochi secondi, arrivare a otto, dieci, dodici, quattordici, diciotto e così via. Se tutto ciò non avviene, io impazzisco. La testa inizia a far male, i muri iniziano a restringersi e la casa diventa sempre più piccola. Sono una fifona, lo ammetto, per paura io conto, per paura io canto, per paura non affronto la realtà e mi ritiro nel mio mondo. Inizialmente, dovevo contare fino a cento per ogni passo che facevo, era molto straziante. Stavo qualche secondo ferma il tempo di arrivare a cento per poi riprendere a camminare. La tranquillità ormai era un'utopia, avrei preferito lottare contro un leone feroce che camminare e contare fino allo sfinimento.
Normalmente in pochi minuti si arriva a cento metri, il mio tempo è sempre stato dieci o quindici volte maggiore. Dipende se vi erano crepe nel terreno che mi toccava evitare. A ogni passo mi ritrovavo davanti a un muro, dovevo obbligatoriamente contare fino al numero stabilito altrimenti mi bloccavo. Se avessi saputo volare, avrei potuto smettere di contare le mattonelle. Ma sicuramente, talmente sono sfigata, avrei trovato altro con cui bloccarmi. La mia mente ha sempre creato le catene che mi impediscono di divincolarmi o chiedere aiuto.
Le ossessioni sono una merda, non smetti mai di pensare fino a quando il tuo desiderio viene esaudito. Una notte rimasi sveglia, la testa mi faceva molto male. Sentivo il bisogno di alzarmi a toccare il comodino accanto per poi tornare a letto a dormire. Io non volevo, lottavo con tutte le mie forze contro me stessa... la mia testa! Ma alla fine, verso le sette del mattino, iniziai a sudare mentre le palpitazioni del cuore aumentavano e mi sentivo svenire. Quindi cedetti alla tentazione. Mi alzai e toccai il comodino. In un secondo finì tutto, tornai normale e una volta a letto mi addormentai serenamente come se non fosse successo mai nulla.
Io che ho sempre fatto pena in matematica, per via delle ossessioni sono divenuta un'esperta contabile!
Come si possono arrestare queste ossessioni compulsive? Non lo so, non sono un dottore e mai lo sarò. Però, con il passare degli anni, ho imparato a controllarle rendendole meno invalidanti.
Tutto ebbe inizio durante il mio periodo dell'amore. Quando ti innamori per la prima volta, tutto sembra andare per il verso giusto. Mentre lo guardavo o camminavamo insieme con le mani intrecciate, il mio pensiero non era contare i massi per terra, pensavo soltanto a lui. Andavo contro la mia mente per il mio innamorato, contavo anche dispari. Non era una cosa da poco perché fino ad allora se mi fermavo a cinque la testa bruciava comprimendosi fino a scoppiare dal dolore. Soffrivo in silenzio, fino a quando un tavor o qualche goccia di tranquillante mi faceva passare la crisi.
Quando diceva che mi amava, il cuore non reggeva l'emozione. Volevo rispondere «Ti amo, ti amo» ma, solo per lui, riuscivo a rispondere una volta sola. Ogni mia ossessione era puro dolore, lui era l'unica speranza e gioia di vita.
Quando ci lasciammo, per lui ero pronta a non contare più, per lui ero pronta a interrompere i miei rituali. Questa non la so proprio mettere a posto, dovrebbe essere più elaborata perché così non ha senso.
E questo è soltanto un piccolo esempio di come, innamorata o no, ho imparato a gestire le compulsioni.
Lo stress causa il rafforzamento delle ossessioni, le senti più forti, quasi che volessero esplodere. Così, quando avverto un malessere, prendo una piccola pillola per arrestare tutto dall'inizio. Non aspetto che la crisi si scateni.
A oggi le mie ossessioni cerco di non disturbarle, di non pensarci troppo. In pubblico cerco di controllarmi per poi scoppiare quando sono sola, ma sono positiva. Se non riuscirò a farle passare, potrò imparare a conviverci e già sono sulla buona strada! Ho imparato a non rimuginare troppo sulle cose, sto meglio da quando non penso troppo, sto meglio da quando vedo il bicchiere mezzo pieno, sto meglio da quando sto iniziando ad aprire piano piano la bolla e a conoscere la vita ricca di emozioni. Dopo aver raggiunto un obiettivo, dopo aver lottato con sacrifici, non c'è nulla di più emozionante e gratificante.
La vita è stupenda, è avventurosa, è giocatrice. La vita è vita ed è una, non torna più indietro. Non si può cambiare il passato ma si può migliorare il presente e alterare il futuro predestinato!
Sii forte.
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Il mio mondo incantato
Short StoryOgnuno di noi nasconde un mondo incantato. Un qualcosa di segreto, di oscuro. In questo breve racconto scoprirete le varie sfaccettature di una patologia temibile solo dal nome: "la psicosi" attenzione: alcune parti possono essere molto "crude". Il...