La mente è come un filo: " Se tirato troppo si spezza".Ogni storia ha un inizio e una fine, tranne la mia. Da circa dieci anni, degli amici un po' fastidiosi mi accompagnano, passo dopo passo, nel sentiero della vita. Non sono né simpatici né belli ma soprattutto non sono umani. Il loro aspetto è caratterizzato dalla loro forma, sono molto piccoli. Sono tutti verdi con gli occhi di un nero profondo, quasi da far paura. Il loro carattere è un po' particolare, se sono incavolati se la prendono con me, se son buoni vogliono che io me la prenda con gli altri. Sono degli elfi, ma non come quelli graziosi di Babbo Natale anche se una cosa in comune ce l'hanno: i regali. Loro ti regalano la tristezza, la confusione e l'ebrezza della morte. È questo il loro obiettivo: annientarti. Questo mi mette molta rabbia, io non voglio sottostare al loro volere ma devo. Loro decidono e io non posso farci niente.
Ricordo il nostro primo incontro, avevo quindici anni ed ero uscita a cena con i miei genitori. Ricordo che i palazzi iniziarono a chiudersi e sciogliersi sopra di me. A un certo punto, iniziai a respirare con fatica e fu lì che li vidi, erano sopra di me con delle siringhe in mano con l'intento di aspirarmi l'aria. Spaventata lo dissi ai miei che, confusi ma in allerta per la mia situazione, mi diedero il Tavor (tranquillante contro gli attacchi di panico). Stordita dalla situazione, ci vollero due ore per tranquillizzarmi e, una volta tornata a casa, mi addormentai vestita.
La prima notte fu terribile, mi svegliai tremando e, dopo aver sentito dei rumori, li vidi nuovamente con le siringhe, pronti a togliermi l'aria. Urlai. Stetti tutta la notte sveglia, seduta su una sedia, dondolandomi avanti e indietro con il corpo. Mi faceva stare bene, mi ricordava quando ero piccola dentro alla culla, con lo sguardo di mia madre, al sicuro. Adesso non era più così, il suo sguardo rassicurante non faceva andare via gli elfi, non faceva andare via tutta la paura e tutte le paranoie che avevo in testa.
Un altro episodio successe al mare quando avevo sedici anni. Stavo nuotando serenamente quando comparvero gli elfi. Mi bloccarono la mente, non riuscivo più a pensare e lentamente mi bloccarono anche il corpo. Rischiai di affogare, il viso si girava verso l'acqua e io non riuscivo a chiamare aiuto. A un tratto tirai fuori tutta forza che avevo, gli elfi scomparvero e io ritornai a nuotare verso la riva lontana dall'acqua alta;
Le allucinazioni, possono essere banali per gli altri ma letali per me.
Sin dove posso arrivare? Sin dove può arrivare la mia testa? Lei non fa più parte di me, comanda, decide e aziona senza il mio consenso.
La psicosi non guarda in faccia nessuno, né parenti, né amici, né amori. Ti colpisce da un giorno all'altro e non sai mai se ne uscirai fuori. È brutale, come una lama che ti attraversa il cervello e tu non puoi far altro che andare avanti ma con i pensieri offuscati, tendenti al nero. E non sai reagire, non puoi reagire, sei sola tu con la tua mente, non più stabile come una volta. È qui che subentrano gli eroi quotidiani. I dottori fidati, la tua famiglia e il tuo stretto cerchio di amici. Fidatevi, è vero che gli amici si contano sulle dita della mano: Amicus certus in re incerta cernitur (L'amico certo si riconosce nella sorte incerta).
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Il mio mondo incantato
Short StoryOgnuno di noi nasconde un mondo incantato. Un qualcosa di segreto, di oscuro. In questo breve racconto scoprirete le varie sfaccettature di una patologia temibile solo dal nome: "la psicosi" attenzione: alcune parti possono essere molto "crude". Il...