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BETH

Non sapevo cosa dire, non me lo aspettavo. Non avevo però paura di lui, ma degli scheletri nel suo armadio, che non credo siano pochi.

Per quello che ha fatto non c'è giustificazione. L'alcol, la droga, se non hai ira non ti portano a distruggere la tua vita e soprattutto quella degli altri. Ha rovinato la sua coscienza.

Ci tengo alla famiglia, per me è speciale, è fondamentale; è un punto di riferimento, il luogo dove l'amore non finisce mai, dove si incontrano le persone che veramente ti amano più di qualsiasi altro. Soprattutto i nonni, sono meglio dei genitori...

Loro ti capiscono, ti confortano e ti vogliono uno spropositato bene. Non si possono comparare, perché un sorriso di un nonno è quello da custodire tra mille ricchezze.

Non avrei coraggio si fare quello che ha fatto...

"Beth..." siamo divisi, io da una sponda e lui dall'altra. Non ci parliamo da dieci minuti abbondanti. Vorrei tornare a casa, ma dovrei stare in macchina con lui, e proprio non ne ho voglia ne intenzione. Mi ci vuole tempo per riprendermi da tutto questo.

"Ti prego parlami, dimmi qualcosa cazzo!" si alza di scatto e viene verso di me.

Rimango immobile davanti a lui. Si china a terra e si siede accanto a me con le gambe incrociate e la testa appoggiata al ruvido muro bianco.

Giro di poco la testa verso di lui. Ha il sudore che gli cola dai capelli, lo sguardo perso nel vuoto, le occhiaie rosse per il pianto, gli occhi lucidi, i muscoli tesi, la maglietta stropicciata, le vene che pulsano sulle mani...è estremamente bello anche da arrabbiato e deluso.

"Cosa dovrei dirti?" lo guardo, i nostri occhi si incrociano e non posso fare a meno di perdermi nei suoi immensi occhi celesti che quasi si confondono col colore del cielo.

"Ti ho già detto che non ero in me" mi prende la mano e cerco di lasciare stare la presa, ma me la stringe "Mi dispiace, e capisco che non potrai perdonarmi, ma ti prego..."

"Non ce la faccio, non ora.." mi alzo in piedi e segue il mio movimento. L'unica cosa che riesco a fare ora è abbracciarlo, forse l'unico abbraccio che avrà da ora alla prossima settimana.

Lo stringo forte a me e sento il suo profumo che mi inebria le narici; è un profumo buonissimo, ma non eterno...

"Ti accompagno a casa" si stacca dolcemente dal nostro abbraccio e prende le chiavi della macchina. Nello stesso momento mi arriva una telefonata da Mattia.

Gli avevo mandato la posizione perché di stare in macchina con lui non ne avevo intenzione, nessuna.

"Arrivo" prendo la borsa e mi incammino verso la macchina di Mattia.

"Dove vai?" mi afferra per un braccio, poi legge il nome sul display e il suo sguardo si fa cupo e arrogante.

"Ti ci porto io a casa, mandalo via prima che lo prendo a calci" si scrocchia le ossa delle mani e del collo, si sistema la giacca e mi porta con lui verso la macchina.

"Lasciami" mi dimeno e vado verso Mattia che nel frattempo è uscito dall'auto per assicurarsi che stesse andando tutto bene e ovviamente per intervenire, non avrebbe esitato a prenderlo a pugni per me.

"Vieni con me Beth, non mi fare arrabbiare" mette le mani nella tasca e sospira.

"Io non ci sto in macchina con un assassino!!" grido, poi corro e raggiungo l'auto di Mattia.

Rimane lì, immobile, mentre facciamo inversione e ce ne

My boyfriend Josh RichardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora