CHARLIE E LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO

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(Dolceamaro)

Firmai il contratto senza nemmeno esitare. Feci svolazzare la penna sulla carta e non appena consegnai il foglio al produttore le persone attorno a me esultarono, anche se nel loro piccolo.

Io e i J-EY ci trovavamo in una delle sale riunioni della Gibbs. Era pieno giorno, il tempo era splendido e noi avevamo delle occhiaie assurde dai festeggiamenti della sera precedente, ma eravamo più rilassati che mai. Io in particolar modo ero così rilassato che annuivo a tutto quello che mi veniva detto.

"Allora." fece Samantha, ricapitolando quello che ci eravamo già detti. "Charlie manterrà un brand a parte rispetto a quello dei J-EY e il suo contratto si limita a coprire ciò che abbiamo già stipulato: un album e un tour estivo."

"Dopo che succederà?" chiesi. Una ragazza mi portò un bicchierino di caffè e io la ringraziai.

"Dipende tutto dal riscontro che avrai sul pubblico. Ovviamente noi faremo tutto il possibile finché sarai sotto la nostra casa discografica, ma il tuo posto alla Gibbs non è assicurato. Se alla gente piacerai potremo pensare a una carriera da solista, altrimenti non rinnoveremo il contratto."

Io annuii. Ovviamente non mi rendeva felice avere un altro punto interrogativo davanti a me, ma dopo tutti i miracoli che mi erano capitati in una settimana non osavo lamentarmene. Era già abbastanza così, dovevo solo lasciarmi andare e fare del mio meglio.

Samantha raggruppò le carte del contratto e fece il giro del tavolo dopo averle messe in una cartellina. Io e i J-EY ci alzammo a nostra volta e lei venne a fronteggiarmi per un discorso meno formale di quello che avevamo appena concluso. Mi porse un biglietto da visita.

"Qui c'è il mio numero di telefono. Questo è quello per lavoro, sull'altro lato c'è il mio cellulare privato e il numero di casa. Mi devi inserire come chiamata d'emergenza del tuo telefono, se ti fai male e ti trovi all'ospedale devo saperlo prima di tua madre. Vivi in pianta stabile dai J-EY? Fate colazione mezzi nudi tutti i giorni?"

La sua era una battuta, ma io per poco non mi strozzai con la risata nervosa che mi uscì dalla bocca. Simon e Tyler aggrottarono le sopracciglia senza capire il riferimento, ma a Jeremiah era arrivato fin troppo chiaro. Iniziò a sospingerci tutti verso l'uscita, ma Samantha non aveva ancora finito con noi.

"Ah, Charlie! Sarebbe il caso di pensare al tuo nome!"

In quel momento Tyler aprì la porta. Io stavo per rispondere a Samantha, ma non riuscii a trattenere un urlo di gioia quando vidi che in corridoio c'era Gary Compton. Altrettanto felice di vedermi, si fece spazio fra i J-EY per abbracciarmi come se fossimo amici di vecchia data. Per poco non mi sollevò i piedi da terra.

"Dio, Charlie, sono così fiero. Lo dicevo io che eri perfetto."

"È tutto grazie a te, Gary. Tutto grazie a te."

Samantha dovette schiarirsi la voce per porre fine a quello spettacolino pietoso. Io e Gary ci ricomponemmo, ma lui era così contento di vedermi che non durò più di due secondi prima di mettermi un braccio attorno alle spalle

"Stavamo dicendo..." disse Samantha "Per il nome che intenzione hai?"

"Che nome? Il mio?"

"Io pensavo ad un nome d'arte. Ne hai già uno? Ci dobbiamo pensare noi? Insomma, se dico Charlie Smith mi viene subito in mente Sam Smith, Will Smith, ce ne sono già troppi in circolazione."

"Io penso che Charlie sia perfetto." saltò su Gary. "Sì, solo Charlie, senza cognome ne altro."

"È un nome da bambini."

THE LOVING ONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora