La città eterna

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Camminavamo tra i vicoli di Roma, su quelle strade dove il passato incontrava il presente. Federico ci mostrò entusiasta i luoghi più belli della capitale, per poi portarci davanti alla lunga scalinata di Piazza di Spagna. Prendemmo la rincorsa e iniziammo a correre fino in cima. Le nostre mani erano intrecciate le une con le altre. In quel momento c'eravamo solo noi e le nostre risate. Il rumore dei nostri passi rimbombava tra il silenzio della notte nella città eterna. Affannati arrivammo in cima e ci prendemmo qualche minuto per fermarci a osservare il panorama. Da lontano si intravedeva la cupola di San Pietro. Le luci illuminavano la lunga scalinata di Trinità dei monti, gli edifici adiacenti, e si perdevano su via Condotti. Dall'alto vedevamo tutte le persone passeggiare, ognuna con la propria storia, ognuna con i propri pensieri per la testa. Quel meraviglioso panorama mi fece dimenticare per pochi minuti della conversazione che avevo appena avuto con Greta. Ma poi quei pensieri tornarono a tormentarmi.

"Jacopo, stai bene?" mi chiese Stefano avvicinandosi a me.
"Sì, più o meno..."
Aspettai che gli altri ci sorpassassero per sfogarmi con lui.
"Prima ho parlato con Greta. Da quando sono qui a Roma ci sentiamo poco, siamo entrambi impegnati. Lei per la danza, io per il canto e il programma. Mi da fastidio dover rovinare anche quei pochi momenti per una stupida gelosia. Lei non l'ha ammesso, ma so che è così. Il tono della sua voce diceva più delle sue parole"
"È gelosa di Gaia?"
"Come fai a saperlo?" chiesi stupito. Sembrava che tutti vedessero qualcosa in più in noi due tranne me.
"Beh c'era da immaginarselo. Non puoi negare che avete già legato molto, Jacopo. Vi siete avvicinati molto questa settimana"
"È ovvio che ci sia dell'affetto da entrambe le parti. Si è confidata con me e il minimo che potessi fare era starle accanto. Ma giuro che non c'è niente di più"
"Non devi giurarlo a me. Se hai la coscienza pulita come dici, devi solo dire questo a Greta. Credo che abbia solo bisogno di essere rassicurata che non ci sia nient'altro tra te e Gaia. Siete lontani chilometri e chilometri di distanza in questo momento e state insieme da poco, è anche normale che sia un po' gelosa. Non deve essere facile nemmeno per lei" mi disse Stefano posandomi una mano sulla spalla.
Forse aveva ragione lui: ci eravamo messi insieme da poco e magari aveva ancora bisogno che le dimostrassi che si poteva fidare di me. Dovevo solo provare a tranquillizzarla. Decisi di mandarle un messaggio.

"Sono in cima alla Trinità dei monti e in questo momento vorrei solo che tu fossi qui con me. Mi manchi tanto e lo so che la situazione è complicata. Non siamo abituati a stare lontani per così tanti giorni, a non sapere cosa sta facendo l'altro, ma devi stare tranquilla e avere un po' più di fiducia in me. Ed io mi impegnerò per dimostrarti che puoi farlo. Sei sempre nei miei pensieri. Ti amo."

Premetti invio e improvvisamente mi sentii più leggero. Forse anch'io avevo bisogno di ricordare a me stesso quanto la amassi.

Continuammo a camminare. Questa volta Federico ci portò a prendere la pizza al taglio. Nonostante l'orario, il locale era ancora pieno di gente. Aspettammo il nostro turno e l'inebriante profumo che echeggiava nell'aria mi fece tornare fame. Chi volevo prendere in giro? Non si rifiutava mai la pizza.

Ci sedemmo a mangiare quella bontà su un muretto dando le spalle al l'immensità del Colosseo. La strada era illuminata dalle luci della notte. Martina aveva portato con sé la sua chitarra. Erano inseparabili. Poco dopo iniziò a strofinare le dite contro quelle corde. Da quel tocco uscì una melodia bellissima.

"Conoscete, "Luci blu" di Emma?" chiese ad un tratto.
Annuì e Martina iniziò a suonarla. Iniziai a cantare quella canzone stupenda. Notai che anche Gaia conosceva il testo, la stava cantando tra sé e sé. Era seduta tra me e Martina e le appoggiai una mano sulla spalla per incoraggiarla ad accompagnarmi tra le parole di quel testo. Si voltò subito verso di me e iniziammo a cantare insieme.

"E ci resto fino a quando
Non ho capito dove sbaglio
Finché non ho imparato a renderti felice
Finché non ho imparato a renderti felice
Oh, ti prenderò in braccio, senza stringere troppo, per non farti male, per non farti male, ma abbastanza da non farti cadere giù
Oh, si accendono le luci blu
Che facciamo l'amore
Poi ti lascio andare
Ciao"

Ci guardammo negli occhi durante l'intero ritornello. Era la prima volta che duettavamo insieme ed ero impressionato da quanto le nostre voci legassero alla perfezione.

Tutti i ragazzi iniziarono ad applaudire e i passanti a complimentarsi con noi.
"Che bomba Jackie" disse Gaia abbracciandomi.
Mi strinsi forte a lei. Mi ero sentito benissimo. Riusciva sempre a mettermi a mio agio.
"Dobbiamo provare a cantare di nuovo insieme qualche volta" proposi entusiasta.
"Assolutamente. Avremo sicuramente occasione di farlo" mi disse sorridendo.

Alla fine quella giornata si era conclusa nel migliore dei modi. Ero così grato di aver incontrato tutti loro.
Stavamo ritornando in albergo quando ad un tratto mi arrivò un messaggio da Greta.

"È così che ti impegni a dimostrarmi che mi posso fidare di te? Complimenti, hai ottenuto esattamente il contrario"

Seguito dal messaggio c'era un video che aveva preso dalla storia di Angelo. Eravamo io e Gaia pochi minuti prima. Non mi ero nemmeno accorto che ci stesse facendo un video. Ero già stufo di quella situazione.

"Non capisco quale sia il problema. Non mi sembra di aver fatto nulla di male" risposi subito.

"Ma ti rendi conto di come la guardi? Poco dopo avermi detto che mi ami, poi. Smettila di mentirmi e sii sincero anche con te stesso"

"Ti stai solo facendo paranoie inutili e non so più in che altro modo fartelo capire"

"Mi dispiace, ma inizio a dubitarlo"

Sapere che la persona che ami non ha fiducia in te è una delle cose peggiori. Mi sentivo terribilmente male. Provai a chiamarla, ma ignorò tutte le mie chiamate. Alla fine le lasciai un messaggio.

"La fiducia dovrebbe essere alla base di ogni relazione e mi dispiace vederti reagire così solo per un innocuo duetto. Spero che tu ti renda conto di tutto ciò perché ci tengo troppo a te e non voglio perderti"

Continuavo a rigirarmi nel letto controllando continuamente le notifiche. La testa mi stava scoppiando e i pensieri erano troppo assordanti. Aspettai a lungo una sua risposta, una risposta che non arrivò.

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