Capitolo 9

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Quel giorno Eijirou e Katsuki si erano dati appuntamento per prendere semplicemente qualcosa nella caffetteria appena fuori dalla scuola. Sentivano entrambi il desiderio di passare del tempo insieme, nonostante Denki, suo padre, l'intera squadra e perfino la scuola, sembravano non essere d'accordo. Il biondo conosceva quali fossero i suoi doveri e non aveva la minima intenzione di mancare ad esse, ma voleva poter vivere la propria vita, fare nuove esperienze, forse anche per l'imminente iscrizione al college del terzo anno.
Katsuki era seduto già nel locale, intento a sfogliare il quaderno sul quale stava facendo la ricerca, quando lo vide entrare. Non aveva avuto l'occasione di vederlo quel giorno a scuola, anche perché Eijirou frequentava delle lezioni tutte superiori al livello del quale le frequentava lui, tranne teatro, ma aveva avuto l'occasione di guardarlo passeggiare per il corridoio in compagnia di Hitoshi, mentre sorrideva ed entrava in aula o andava verso il proprio armadietto. Era stato in uno di quei momenti in cui lo aveva fermato, Hitoshi lo aveva guardato male, ma lui gli aveva chiesto comunque se gli andasse di prendere qualcosa da bere insieme. Eijirou gli aveva detto di si, senza nemmeno aspettare qualche secondo.
Solo più tardi, però, si rese conto che quell'invito sarebbe potuto essere stato anche per Hitoshi, perché non era stato chiaro nello specificare.
Fortunatamente era solo.
Portava i capelli legati in un codino dietro la nuca, che, però, non riusciva a tenere i capelli più corti della parte davanti, che erano liberi di fluttuare sul suo viso. Sembrava una visione, circondato dalla luce che proveniva da fuori, luminosa rispetto a quelle che dovrebbero essere le giornate invernali. Era stato accanto a lui in un istante, mentre poggiava lo zaino accanto alla sedia davanti alla sua.
Katsuki aveva scelto il posto più appartato del locale, nell'angolo più buio, dove non c'era la vetrina e il proprio posto era costituito da un divanetto che correva da una parte all'altra della stanza, unito a tutti gli altri posti.
"Ciao" fece Eijirou, togliendosi il cappotto e poggiandolo allo schienale, per poi sedersi. Rimase incantato nell'osservare quella maglietta nera che fasciava il suo corpo, mentre si sedeva e si sistemava la sedia.
"Hei, tutto bene?" rispose lui, con fare cortese, ma realmente intenzionato a sapere come fosse andata la sua giornata. Eijirou si scostò i capelli dal viso e si poggiò con il gomito al tavolino.
"Sono esausto. Toshi mi sta strizzando fino al midollo per aiutare tutti quelli che fanno parte della squadra del decathlon e le prove con Kyoka diventano sempre più dure" ammise, prendendosi poi il volto tra entrambe le mani. Katsuki lo osservò a fondo, pensando che fosse talmente bello che di quella stanchezza non si vedesse nemmeno l'ombra su quel viso perfetto.
"Tu, invece?"
"Lasciamo perdere" fece semplicemente, distogliendo lo sguardo dal suo viso, altrimenti sarebbe apparso come un maniaco, anche se ad osservarlo così spesso come faceva lui, alla fine sentiva che ci sarebbe diventato.
"Dai, dimmi" insistette Eijirou, ma in quel momento arrivò il cameriere, a cui prima Katsuki aveva chiesto di aspettare l'arrivo del proprio amico per passare. Ordinarono entrambi del caffè americano con l'aggiunta di latte freddo e il ragazzo si allontanò, dicendo loro che sarebbe arrivato tra qualche minuto.
"Denki mi tiene alle corde. Mio padre non mi sbatte fuori dalla squadra solo perché sono il capitano e la squadra sta perdendo fiducia in me. Penso che peggio di così non mi potrebbe andare"
E alla fine Katsuki di era aperto davvero. Il peso sulle sue spalle si alleggerì leggermente, perché finalmente ne aveva parlato con qualcuno, qualcuno era veramente interessato a quello che aveva da dire e lo stava ad ascoltare. Una mano di Eijirou fu sulla sua, quella che teneva aperta sul quaderno, che ancora non aveva messo via , e lui alzò il capo, incontrando quegli occhi complici e consapevoli.
"Non ti devi sentire così Suki. Se quello che fai ti piace, quello che pensano gli altri non ti dovrebbe interessare" sentenziò il rosso, mentre con il pollice prese a percorrere il suo dorso, facendo dei movimento circolatori. Si rilassò al tocco, mentre le sue parole andavano a lenire leggermente quella tensione che Denki aveva fatto crescere precedentemente in biblioteca. Osservò i tratti dolci del viso di Eijirou e un battito gli mancò, mentre il ragazzo gli sorrideva. Non erano molte le volte in cui si toccavano al di fuori delle prove, e ogni volta era una doccia calda per i suoi muscoli.
"Allora vale anche per te. Non farti strizzare troppo da Hitoshi, non devi arrivare sfinito alla fine della giornata" disse anche lui, nella speranza che le sue parole fossero necessarie nel ragazzo tanto quanto lo erano state le sue per lui.
Eijirou abbassò lo sguardo, mentre anche l'altra mano veniva messa sul tavolo.
"è che stare con te mi fa sentire una persona nuova, ma in quel gruppo mi sento solo il solito genio matematico. A me piace quello che studio, altrimenti non lo farei mai, ma vorrei una considerazione diversa da parte loro, capisci cosa intendo?"
Il cameriere tornò con le loro ordinazioni, ed entrambi i ragazzi gli sorrisero, congedandolo e iniziando a concentrarsi sul loro caffè. Entrambi avevano appena esposto le proprie carte, i propri dubbi, le proprie paure. E Katsuki pensò che non fosse poi così tanto male avere qualcuno con cui potersi liberare di tutto.
"Dai consigli a me, ma sei il primo a non darti ascolto?"
Eijirou lo guardò, bloccando il cucchiaino nel liquido marrone. Katsuki aveva tutta la sua attenzione.
"Quello che ti piace lo stai facendo, no? Quello che le persone pensano non ci dovrebbe interessare" e dicendo quello, Katsuki fece intrecciare le loro dita, di quelle mani che poco prima si stavano solo sfiorando, ma ora erano insieme e non si sarebbero staccate per molto.
Eijirou sorrise, guardandolo senza parole.
"Sei proprio speciale, Suki" disse il rosso, utilizzando una frase simile a quello che aveva utilizzato quel giorno sul tetto, quando avevano deciso di fare quella cosa insieme, crescendo insieme, divertendosi insieme.
"Smettila di dirlo, Ei, potrei finire col crederci"
Eijirou scoppiò a ridere e staccò la mano dalla sua presa, solo per poter afferrare il suo quaderno e vedere cosa ci avesse scritto dentro. Katsuki cercò di bloccarlo, perché sapeva benissimo che molte cose dei suoi appunti fossero sbagliate, dato che aveva intenzione di sistemarlo poi a casa.
Ma il rosso aprì comunque, iniziando a sfogliare e leggere.
"Così non va. Dai, prendi la penna, ti do una mano, wildcats" sentenziò, sorprendendo il biondo, che lo fissava, sempre più sorpreso dalla semplicità del ragazzo davanti a lui.

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