Capitolo 17

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Quando la campana della fine delle lezioni suonò, Katsuki sembrò congelarsi sul posto. Come se tutta la tensione accumulata si stesse presentando in quel momento, non riuscì a muoversi, fino a quando fu Denki a risvegliarlo dallo stato di trance. Tutta la squadra li stava aspettando fuori nel corridoio per andare insieme verso la palestra, dove si sarebbe tenuta la finale del campionato, quella partita tanto aspettata, su cui vi erano così tante aspettative, che ormai Katsuki ne era saturo. Nell'ultimo mese erano cambiate così tante cose che non se n'era nemmeno reso conto e il basket non era più l'unica cosa importante della propria vita. Aveva scoperto di avere molte più opportunità di quelle che aveva sfruttato davvero e aveva compreso che non sempre una persona doveva concentrarsi su una cosa sola, nemmeno se essa richiedesse tutto l'impegno possibile. Eijirou era stato il proprio esempio: la gara di decathlon richiedeva molto impegno, forse ancora più impegno di quello fisico che lui metteva nello sport, eppure il ragazzo non aveva mai perso ne una lezione, ne una prova con lui. Sentiva di essere cresciuto grazie anche a quel nuovo rapporto che aveva intrapreso e desiderava che Eijirou fosse orgoglioso di lui tanto quanto lo era lui stesso del rosso.
La squadra era andata in palestra, sotto le urla dell'intera scuola, che sembrava pronta a sostenerli per la vittoria. Era da quando suo padre si era ritirato che la Est High non vinceva un campionato, avendolo perso proprio l'anno prima con i West high alle finali, che avrebbero affrontato anche quel giorno stesso. Katsuki si era sentito tremolante per tutto il tragitto, fino a che arrivarono al loro traguardo e, in men che non si dica, si ritrovò da solo nello spogliatoio, mentre tutti gli altri se n'erano già andati a scaldarsi. Si sedette sulla panchina, cercando di calmarsi quando alle sue spalle arrivò il coach, suo padre.
"Come ti senti?" gli chiese, mentre si infilava la giacca. Aveva avuto l'occasione di osservare l'uomo per così tanti anni che sapeva perfettamente che indossasse la giacca solo per gli avvenimenti che lui ritenesse davvero importanti.
"Nervoso" decise di rispondergli, notando solo in quel momento quanto la sua voce risultasse tremolante. Per mesi aveva pensato a quel momento, sapeva quanto sarebbe stato difficile affrontarlo con tutte quelle responsabilità sulle spalle, ma per via del suo carattere, non aveva mai pensato che sarebbe potuto arrivare a tremare come un ramoscello. Tutto ciò che doveva fare era semplicemente prendere il pallone e andare a canestro, esattamente quello che faceva praticamente da quando aveva imparato a correre.
"Già, io di più" rispose l'uomo alle sue spalle, stringendo la cravatta rossa/gialla che portava al collo, per ricordare i colori della squadra. Lo osservò nel suo sorriso nervoso, mentre guardava stralunato il pavimento, perso nei propri pensieri.
"Vorrei giocare con voi"
"Hei, tu lo hai già fatto" decise di rispondergli, perché nonostante tutto quello che era successo nei giorni precedenti, non avrebbe mai dimenticato tutti i discorsi che il padre gli aveva fatto riguardo ai suoi anni ruggenti e nemmeno quello che i suoi amici gli avevano detto quando gli avevano teso la trappola per farlo litigare con Eijirou. Non erano ricordi esattamente positivi, ma Katsuki prendeva ogni situazione come un'opportunità di crescita.
Il padre, distogliendo lo sguardo dal pavimento bagnato, entrò completamente nello spogliatoio e si sedette sulla panchina di fronte a quello dove era seduto il figlio.
"Sai che cosa voglio da te?" chiese il coach Bakugou, guardando Katsuki direttamente negli occhi. Lui abbassò lo sguardo conoscendo bene la risposta. Allentare la tensione non era una delle capacità migliori di suo padre.
"Il campionato" rispose retoricamente, con uno sguardo ironico sul volto, tornando a guardarlo. Nessuno aveva voluto altro da lui negli ultimi mesi di scuola, tranne che Eijirou, che era stato in grado di fare cambiare idea ad un gruppo intero di persone nell'ultima settimana, aumentando le prospettive di crescita di Katsuki. Il rosso lo aveva sorpreso dal primo momento che lo aveva conosciuto, da quella speciale ed importante gara di karaoke.
"No, il campionato viene dopo" lo sorprese il padre, facendogli togliere l'espressione che si era messo sul volto per non farsi cogliere in fallo e lo fissò, sperando andasse avanti.
"Voglio solo che tu ti diverta. So che senti la pressione, e probabilmente in buona parte è colpa mia. Quello che voglio è vedere mio figlio che si diverte come un pazzo nel gioco che tutti e due amiamo. Se mi darai questo, mi addormenterò con il sorriso sulle labbra, a prescindere dal risultato"
Lo fissò per qualche istante, senza parole, a fiato corto e con gli occhi sgranati. Katsuki aveva accumulato tensione per mesi e l'ultima botta gli era stata data nell'ultima settimana, in cui aveva dovuto far coincidere i mille impegni per le mille competizioni a cui doveva partecipare contemporaneamente, perciò sentire le parole del padre lo sollevò da una parte di quel pesantore che sentiva sulle spalle, facendolo sentire improvvisamente più leggero.
"Grazie papà" gli sussurrò dopo qualche istante e l'uomo gli sorrise, per poi alzarsi dal posto, dargli una pacca sulla gamba e uscire dalla stanza, tutto per mantenere quella facciata da vero uomo che lo rappresentava. Katsuki fissò la porta per qualche minuto, mentre il frastuono che proveniva dalla palestra arrivava fino a lì.
In quella confusione il biondo si rese conto che dall'altra parte della scuola doveva essere iniziata la gara di decathlon, con Eijirou che avrebbe dimostrato a tutti la sua preparazione perfetta nelle materie scientifiche, contemporaneamente anche il drama club doveva starsi preparando alle audizioni finali, con Izuku nel suo camerino a provare gli ultimi accorgimenti con la sorella, sicuro della vittoria per via di quel sabotaggio che avevano messo in atto. 
Katsuki sorrise.
Izuku non avrebbe mai vinto.

My musical academia [BnhaxHsm]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora