Capitolo 13

936 107 9
                                    

I ragazzi avevano confermato a Katsuki i suoi dubbi. Erano stati loro a mettersi d'accordo con Hitoshi per trasmettere in diretta le parole che Denki lo avrebbe spinto a dire, così da dividerli e portare entrambi a fare quello che loro desideravano. Vincere ognugno la porpria competizione.
Denki e Hitoshi si erano dimostrati degli egoisti ed entrambi lo avevano ammesso, eppure Katsuki non si sentiva arrabbiato con loro. Credeva di essere uno sciocco per essersi fatto manipolare in quel modo, ma dal momento in cui venne a conoscenza del fatto che Eijirou fosse semplicemente offeso dalle sue parole, cercò di escogitare un piano per poter riconquistare la sua fiducia, dimostrargli che le parole che aveva detto erano finte, che non le sentiva davvero.
"Io ho provato a parlargli, ma non mi ha dato ascolto. È testardo quel ragazzo" aveva detto Hitoshi, che, sentendosi estremamente in colpa, aveva mandato un messaggio a Denki, che lo aveva avvisato della loro posizione. Quindi, ora, il suo luogo segreto era a conoscenza anche del ragazzo dai capelli lilla, che si trovava lì, proprio accanto al suo migliore amico, entrambi con uno sguardo pentito e preoccupato sul volto. Hitoshi gli aveva raccontato di come Eijirou non aveva sentito scuse, per lui Katsuki aveva detto qualcosa che non si poteva perdonare e non aveva creduto al fatto che fosse stato spinto da Denki a dirle.
Katsuki sapeva di essere una persona facilmente manovrabile, ma non credeva fino a quel punto.
"Cosa dovrei fare ora?" chiese più a se stesso che ai propri interlocutori, mentre il proprio panino giaceva ancora sul pezzetto di carta su cui era stato poggiato, mentre il suo stomaco era stato riempito dai fantastici biscotti preparati da Shoto. Non che potesse perdonarli per quello che avevano fatto, ma almeno stavano cercando di porvi rimedio in qualche modo.
"Le lezioni pomeridiane sono state sospese per noi studenti del decathlon, come per voi credo in questa settimana decisiva. Potresti andare a casa sua, potrei dirgli che abbiamo rimandato il ripasso" propose sempre Hitoshi, sinceramente preoccupato per Eijirou. Katsuki lo osservò mentre faceva passare il proprio sguardo da lui a Denki, notando come il proprio amico gli sorridesse.
Anche su quella cosa ci aveva preso, anche se all'inizio credeva che si vedessero solo per quel motivo, non per sabotargli la vita.
"Ottima idea, dovresti ascoltarlo, capitano" aggiunse Denki e Katsuki sospirò, comprendendo che l'amico stesse solamente cercando di fare colpo sul ragazzo, più che voler dare una mano a lui. Però non poteva biasimarlo, sapeva cosa volesse dire avere un genietto che ti gira intorno e volerlo stupire in qualche modo, nonostante non si possa stare al passo.
Si alzò in piedi.
"Okay, ma che gli dico?"
Hitoshi gli sorrise.
"Beh, ti basta essere te stesso no? È così che l'hai conquistato"

[...]

Due ore e due biscotti di Shoto dopo, Katsuki se stava davanti alla porta di casa di Eijirou, mentre nella sua mente continuava a pensare alle parole che avrebbe dovuto dirgli. Il suo cuore batteva forte nel petto, mentre anche il suo semplice giubbino di jeans gli sembrava troppo caldo in quel momento.
Esitante premette il campanello di quella enorme porta in legno e dopo qualche secondo la porta venne aperta. Una signora di mezza età apparì alla porta, sorridente, mentre con lo sguardo si vedeva si stesse chiedendo chi fosse il ragazzo che stava davanti a lei.
"Ehm, salve signora Kirishima. Sono Katsuki Bakugou" iniziò lui, vedendo il volto della donna dai lunghi capelli neri illuminarsi, comprendendo all'istante chi lui fosse.
"Oh, Katsuki" disse e dal tono della sua voce, si chiese se Eijirou avesse parlato spesso di lui alla madre, se lei conoscesse quello che era successo, se potesse comprendere la portata dei sentimenti con cui si stava presentando lì per suo figlio. Si chiese se, magari, conoscesse i sentimenti del figlio e si chiese se lui, un giorno, quei sentimenti avrebbe potuto conoscerli.
Si ritrovò a pregare, in quel momento, che la risposta fosse un si, perché desiderava avere mille di quei momenti che aveva già passato con Eijirou. Ancora e ancora.
"Beh, ecco.. Eijirou è molto impegnato a fare i compiti, quindi non è il momento" gli disse la donna, ma dall'inclinazione della voce, comprese che fosse una bugia, anche perché dalle sue spalle sentì dei rumori di passi e una voce che gli sussurrava cosa dire.
Trattenne il respiro, non dandosi per vinto.
"Ho fatto uno sbaglio signora Kirishima e vorrei tanto chiarire con Eijirou. Potrebbe dirgli che sono passato?"
Sapeva che il ragazzo fosse dietro la porta, che non si stesse mostrando, ma stesse ascoltando la conversazione e avrebbe voluto che sentisse almeno questo. Sapeva di aver sbagliato, ma lo avrebbe riconquistato e lui doveva saperlo.
La donna dai capelli neri e lo sguardo simile a quello di Eijirou, gli sorrise.
"Ma certo, Katsuki, buonanotte" disse, facendo per chiudere la porta e anche il biondo le diede la buonanotte, allontanandosi dall'ingresso e voltando poi le spalle al patio di casa Kirishima. Si fermò sull'erba, una volta che la porta di quella casa fu chiusa e si girò per guardarla, quando gli venne in mente un'idea non molto intelligente, che sicuramente una mente geniale come quella di Eijirou non avrebbe mai apprezzato, ma il coraggio a Katsuki non mancava sicuramente.
Camminò come un ladro velocemente verso il retro della casa, dove trovò un cancelletto bianco aperto. Lo aprì e si ritrovò esattamente nel giardino sul retro di casa Kirishima. Guardò in alto, controllando se ci fossero luci accese, ma tutto era spento e coperto da un enorme albero.
Guardò arrendevole quella quercia, ma prese il cellulare, scorrendo nella rubrica e trovando il contatto che cercava. Dopo qualche squillo, probabilmente una leggera esitazione da parte dell'interlocutore, rispose.
"Pronto?" sentì la voce sommessa di Eijirou rispondere e il suo cuore si illuminò. Era da giorni che non sentiva la sua voce rivolta direttamente a lui e gli era mancato da morire.
"Quello che hai sentito ieri non è affatto vero. Ero stufo perché i miei amici mi stressavano, perciò ho detto qualcosa per farli smettere. Non era la verità" gli buttò lì tutta la verità, nella paura che non rispettasse quello che pensava avrebbe fatto, che gli avrebbe chiuso il cellulare in faccia senza dargli tempo di spiegazioni. In fondo lo aveva visto in giro per la scuola, chiuso in se stesso, a stento conversava con Hitoshi, che glielo aveva detto come aveva reagito quando aveva provato a fargli cambiare idea. Lo aveva ferito e si sentiva male per quello.
"A me sei sembrato molto convincente" rispose e la luce di un balcone si accese. Stava proprio di fronte a quella quercia, bastava che lui vi si arrampicasse per poter arrivare proprio lì, a parlargli faccia a faccia, come desiderava fare. Voleva vedere il suo sguardo illuminarsi, riaccendersi e non vederlo mai più come quel giorno stesso in mensa, quando si era sentito così male da sentirsi morire.
Era tutta colpa sua, del resto.
Guardò la quercia e prese il coraggio a due mani.
"Io sono il ragazzo che hai conosciuto in vacanza, non quello che ha detto quelle cose assurde"
Mentre con una mano reggeva il cellulare, sperando di non terminare per sbaglio la chiamata, iniziò ad arrampicarsi, piede dopo piede sull'albero. Sin da piccolo si divertiva ad arrampicarsi sugli alberi, ma mai avrebbe creduto che potesse tornargli utile in una situazione simile.
"Katsuki, il musical sta mandando in tilt tutta la scuola. L'hai detto anche tu che adesso tutti ti trattano in modo diverso" esclamò Eijirou, esternando tutta la sua frustrazione, stringendo ancora di più nella morsa della colpevolezza lo stomaco del biondo, che stava quasi per raggiungere il suo obbiettivo, schivando alcuni ramoscelli di troppo nella sua scalata.
"Forse perché non voglio solo essere un campione del basket. Non lo accettano. Ma non è un mio problema, è il loro"
"E con tuo padre?"
"Mio padre non c'entra, è una mia scelta. Io non ho deluso la squadra, sono loro che hanno deluso me. Perciò farò il provino, e tu?"
"Non lo so Katsuki.."
"Devi dire di si, perché ti ho portato una cosa"
Si poggiò sulla ringhiera del balcone di quella che aveva individuato come camera di Eijirou e mentre poggiava i piedi sul piano, vide il ragazzo poggiato ad un'asta del proprio letto a baldacchino, di spalle, con una posizione che indicava la sua tristezza, quella stessa che gli aveva sentito nella voce mentre gli diceva di non sapere cosa fare, mentre esternava tutta la sua confusione.
Ma non riusciva a biasimarlo, non dopo tutto quello che era successo.
"Che vuoi dire?" disse il rosso e lo vide cambiare posizione, mentre il suo brillante cervello processava quelle informazioni, che non avrebbero avuto senso, se quella fosse stata una normale conversazione telefonica.
"Voltati" gli rispose e vide quei capelli rossi, leggermente spettinati, ma tenuti insieme da una fascia bianca, muoversi sinuosamente con il suo collo e portare lo sguardo del ragazzo verso il balcone. Quando vide Katsuki lì, in piedi, perfettamente apposto, che ricambiava lo sguardo frustrato, non conoscendo quale sarebbe stata la sua reazione, si avvicinò alla finestra e l'aprì.
Chiusero entrambi il telefono.

This could be the start of something new
It feels so right to be here with you
And now looking in your eyes
I feel in my heart
The start of something new

Katsuki non avrebbe mai trovato modo migliore di dirglielo se non cantando. Eijirou gli sorrise, perché il rosso riconobbe all'istante quella canzone che per settimane era stata l'unica cosa che aveva di quel ragazzo biondo che lo aveva colpito durante le vacanze. Poi era entrati in collisione, erano successe molte altre cose, ma da quello potevano ricominciare.
Tirò fuori dalla tasca il foglio con la canzone del secondo atto che Eijirou gli aveva dato il giorno prima e glielo pose.
"è un duetto a coppie" disse, spaventato, nonostante il rosso gli stesse sorridendo. La paura prese il possesso di tutto il coraggio che Kastuki possedeva, fino a che il ragazzo afferrò il foglio e gli si avvicinò, sfiorandogli la spalla e affacciandosi alla ringhiera. Gli stava accanto ora, rivolto nella posizione apposta, ma lo sguardo rivolto verso di lui. Sorrise anche il biondo e si voltò, avvicinandosi di più, mentre Eijirou abbassava lo sguardo timido, ora che i loro corpi erano in contatto.

My musical academia [BnhaxHsm]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora