-Che c'è per pranzo oggi?- rivolgo lo sguardo alla mia migliore amica, voltata di spalle intenta a scegliere qualcosa dal piccolo frigo grigio in cucina.
-Alyssa tesoro mio, oggi si mangiano le lasagne!- Beatriz si volta verso di me, entusiasta, con un sorriso a 32 denti stampato sul volto e una scatola di lasagne nella mano sinistra che sventola come se fosse oro.
-Non saranno buone come quelle che faceva mia madre, però è già qualcosa- alza le spalle concludendo la frase, mentre io, seduta su un comodo sgabello dell'isola della cucina, la guardo divertita. Amo la mia migliore amica, mi rende la persona più felice del mondo, non penso ce la farei senza di lei.-Sono buone però minchia- esordisce Beatriz con la bocca ancora piena di cibo.
-Sono d'accordo- guardo la mia amica sorridente, però un pensiero che mi sale in mente mi fa tornare subito seria.
-Sai.. un pochino mi manca l'Italia- continuo abbassando lo sguardo e mischiando il sugo nel piatto con la forchetta
-Ti posso capire, ma su di morale dai, stai facendo una nuova vita adesso cara mia- Beatriz si sporge un po' in avanti, alzandosi leggermente dalla sedia così da potermi mettere una mano sulla spalla e rassicurarmi con uno dei suoi sorrisi che solo lei sa fare.Ricordo quando incontrai Beatriz per la prima volta, mi ero appena trasferita in Spagna a Madrid, dopo aver chiuso definitivamente con i miei genitori. Ero completamente sola in una città così grande e quasi del tutto sconosciuta. Decisi di prendere un appartamento a basso prezzo per trascorrere le prime notti e poi mi sarei cercata un posto migliore. Così per pura casualità una volta mi ritrovai in un bar lontano dal centro di Madrid e una strana ragazza mi chiese se avessi mai fumato erba, disse che era per un "sondaggio scolastico". Completamente a caso mi misi a parlare con lei di cazzate, e uno shot dopo l'altro, finimmo entrambe ubriache a ridere di stupide barzellette, ma per fortuna lei viveva lì vicino e così la mattina dopo ci trovammo insieme nella sua camera d'hotel senza ricordare un cazzo della sera prima.
Un incontro interessante, no?-Aly io esco, ho un appuntamento-
vedo la ragazza scendere le scale, è vestita benissimo ed è bellissima.
-Bea sei bellissima vestita così- la guardo da capo a piedi. Indossa un abito a tubicino nero che lascia vedere il suo fantastico fisico, e come scarpe ha dei tacchi a spillo che la rendono molto slanciata.
Mi sorride e mima un grazie con le labbra per poi uscire di casa più felice che mai.
Spero si diverta all'appuntamento, esce con questo ragazzo da qualche giorno è un tipo ok da quello che so io, ma l'importante è che lei sia felice."Sono sola in casa, bene" dico nella mia testa sorridendo leggermente.
Apro un cassetto del mobile nero su cui si poggia la piccola TV del salotto e tiro fuori un vinile, "Abbey Road, The Beatles". Tiro fuori il vinile dalla custodia e lo poggio sul mio amato giradischi, facendo partire l'album.
Per concludere la mia atmosfera decido di leggere La coscienza di Zeno.
Inizio a leggere dal punto dove ero arrivata, sfogliando le pagine con la musica che mi accarezza le orecchie e mi fa rilassare. Questi sono i miei momenti speciali, dove ci sono solo io, in completa tranquillità. Quella tranquillità che con la mia famiglia è sempre mancata, ed è proprio per questo che me ne sono andata da quel posto di merda. Mia mamma di origine italiane, mio padre spagnole, ebbero due figli, io e mia sorella, e fin qui tutto normale. Ma la situazione in casa era pessima. Mio padre tradiva mia madre ogni volta che andava fuori nel locali, vale a dire tutti i sabati e domeniche e lei credeva ancora che potesse funzionare tra di loro. Una volta lui chiese il divorzio e mia madre trovò subito un nuovo compagno, che la picchiava però, ma a lei andava bene pure questo. Mia sorella invece era sempre fuori casa, a farsi di eroina. Quando si scoprì non ce la feci più, quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Così all'età di 19 anni andai via di casa, precisamente qui a Madrid, dove sapevo per certo che avrei trovato una vita migliore di quella.-Porca puttana- un tuono al di fuori della finestra mi fa spaventare e distogliere dai miei ricordi. Faccio un respiro profondo per scacciare via tutti i brutti pensieri e appoggio delicatamente la testa allo schienale della poltrona, rilassandoni.
-Mi sono rotta di stare in casa cazzo- così, nonostante piova molto, la mia testa dura decide di prendere il mio impermeabile rigorosamente nero e di uscire fuori, magari per prendere un caffè oppure semplicemente guardare le macchine passare per le strade bagnate.
Comincio a passeggiare, senza una meta precisa, "vai dove ti porta il cuore" come dice sempre Beatriz.
Mi fermo davanti ad una fermata del bus desolata a causa della forte pioggia e decido di distendermi sulla panchina coperta, osservando le goccie di pioggia infrangersi contro la plastica trasparente della copertura.
Non so perché, ma la pioggia a me rilassa tantissimo, ha un suono dolce, ti fa dimenticare tutto, passerei ore a sentirla.
Chiudo gli occhi facendomi cullare da quel suono ripetitivo fino a che qualcuno non disturba la mia quiete.-Non pensa che stia piovendo troppo per stare fuori di casa?- domanda, concludendo con una risatina strafottente.
Apro gli occhi e osservo l'uomo che ha parlato. È alto, avrà una quarantina di anni, niente di particolare poi.
-E lei chi sarebbe?- domando io automaticamente, curiosa di sapere chi mi trovato davanti.
-Potrei farle la stessa domanda- continua lui mantendo il sorriso di qualche istante prima. Non riesco a decifrare niente nel suo sguardo, non capisco se mi sta prendendo per il culo oppure no, e di solito ero brava a capire le persone anche solo dagli occhi.-Piove molto eh?- conclude la frase facendomi notare qualcosa che già era ovvio a entrambi.
-Direi di sì-
-Dovresti scioglierti di più ragazzina, non essere così fredda- un piccolo tono scherzoso e strafottente si fa spazio nella sua indecifrabilità, lasciandomi intuire che forse non è più di tanto simpatico e che forse, mi sta solo prendendo per il culo.
-Mi dispiace se la lascio così all'improvviso, ma devo andare- sorrido fintamente mettendomi seduta sulla panchina e alzandomi, diretta verso il mio appartamento.
-Anche se piove molto, vada vada, magari ci rincontreremo un'altra volta, che dice?- l'uomo si gira guardandomi andare via tra la fitta pioggia e io decido di ignorare beatamente la sua frase.
Torno a casa, guardo l'ora, sono le sette di sera e non me ne ero nemmeno resa conto.
Decido di iniziare a preparare cena, ma la suoneria del mio telefono di distrae dal mio intento.-Pronto?-
-Alyssa, non torno a cena stasera- è Beatriz al telefono.
-Tranquilla, non ci sono problemi, ma perché?-
-Sai...- fa una pausa facendo una risatina, segno che lì con lei c'era qualcuno -resto da Manuel stanotte- e la mia intuizione era giusta, quella persona era il suo quasi ragazzo.
-Va bene, ma non vi divertite troppo eh!- scherzo io ridendo.
-Allora a domani-
-A domani Bea-
Attacco, posando il cellulare sul piccolo tavolo nero di legno in cucina e inizio a preparare una minestra veloce con un dado alle verdure rimasto e l'unica pasta che trovo nella dispensa.
"Dovremmo fare la spesa uno di questi giorni" penso fra me e me.In meno di 15 minuti è pronta la mia entusiasmante e rigorosa cena. Una minestra di carote con una manciata di stelline. La cena peggiore che abbia mai fatto, ma probabilmente per lo stress, visto che di solito sono abbastanza brava a cucinare.
Finisco di mangiare e butto tutto nell'acquaio, sciaquando velocemente il piatto, le posate, e il mio bicchiere.
Vista la mia stanchezza, decido subito di andare a letto. Salgo le scale di legno scricchiolanti e raggiungo la mia camera sul soppalco. Apro l'armadio e prendo il primo pigiama pulito che mi capita sotto gli occhi. Me lo infilo senza pensarci due volte e mi butto a peso morto sul mio soffice letto a due piazze.
Durante tutta la sera non ho fatto altro che pensare a l'uomo di prima, probabilmente per il giramento di palle che mi ha creato.-Perché solo a me devono rompere le palle? Oh mio Dio- mi porto le mani sul viso, esausta senza sapere però l'esatto motivo. Così, allungo il braccio per spegnere la bajour nera sul comodino alla mia sinistra, e, nel rilassante buio, mi addormento quasi subito.
1406 parole
_________Salve genteeee✨
Questa è la mia nuova storia, e anche la prima fanfiction seria che pubblico.
Onestamente mi ci sto impegnando abbastanza, ma mi scuso per eventuali errori, visto che la sto scrivendo durante le notti, considerando che di giorno non trovo mai il momento adatto.
Spero vi piaccia e nel caso lasciate una stellina che mi farebbe tanto piacereee🌻
Un bacio a tuttiiii🧡
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With you ~ Palermo
FanfictionINTERROTTA⚠️ E se dopo tre anni dalla morte di Berlino, Palermo fosse riuscito a svoltare quella pagina tanto dolorosa? . -Insieme per sempre, promettimelo- -Per sempre Martín, hai la mia parola- tutto ciò che leggerete è frutto della mia fantasia...