capitolo 10

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Oggi è una giornata calda, però con un leggero vento che rinfresca l'aria. Sono uscita a fare un giro fuori casa, senza una precisa destinazione.

Passo davanti a case, negozi, palazzi e giardini, fino a che mi fermo davanti ad un parchetto non molto grande, con due salici piangenti ai lati. Sotto di essi, ci sono tre panchine ciauscuno, di legno, che rendono l'atmosfera ancora migliore.

Un angolo di paradiso in una città enorme e inquinata si potrebbe dire.

Scelgo il salice alla mia sinistra, con i rami e le foglie più lunghi rispetto all'altro sul lato opposto. Mi siedo sulla panca più lontana dalla strada, così da sentire meno il rumore fastidioso e ripetitivo della macchine.

Di fianco a me, una fontanella nera, che sento accendersi, non appena un bambino sui 5 anni apre il rubinetto dell'acqua per bere.

Dopo aver bevuto, spegne il getto d'acqua, asciugandosi poi la bocca con la mano.
Mi guarda.

-Tu sei qui da sola?-

-Si- rispondo io sorridendo, come mi è solito per fare per quasi tutti quelli che incontro in giro.

-E perché? Non ti piace stare con le persone?-

Stavolta non dico niente per rispondere alle sue domande.

La mamma lo richiama e lui, felice, corre velocemente da lei. La donna lo guarda con sguardo di rimprovero, rammentandogli la solita regola che ormai tutti sanno a mente: "non si parla con gli sconosciuti".
Sussurra un debole "hai ragione mamma, scusa", la abbraccia, facendo spuntare un nuovo sorriso e torna sulle altalene a pochi metri da dove siede la madre.

"Non ti piace stare con le persone"

Quel minuscolo bambino è riuscito a capire quello che io per capirlo ho impiegato metà della mia esistenza.
Già dall'adolescenza mi isolavo, a meno che non trovassi le persone adatte a me. Quelle imperfette e insicure, perché così avrei potuto specchiarmici dentro e sentirmi almeno un minimo capita e accettata. Capita nelle mie mille idee di ogni giorno e accettata nei miei difetti e nelle mie particolarità. E di queste persone ne ho trovate pochissime. Quindi, più il tempo passava e più io mi adeguavo alla situazione.
Mi piaceva pensare da sola.
E questo dettaglio mi è rimasto anche dopo i venti anni.

Non mi piacciono le persone perché troppo spesso sono banali, e superficiali.

-Alyssa?-

Un ragazzo alto e magrolino si avvicina a me, come se mi conoscesse. Ha i capelli mossi, corti e marroni come i miei, e gli occhi verdi sono la prima cosa che risaltano del suo viso.
Rifletto un attimo, scavando nella mia memoria, e riesco a capire chi mi trovo davanti.

-Christian!-

Rimango interdetta per qualche secondo. Cosa ci fa lui in Spagna, a Madrid?

-Eh si, sono io- mi fa un sorriso che mi fa ricordare i vecchi tempi.

Io e lui andavamo a scuola insieme, si era appena trasferito in Italia, dopo aver vissuto i suoi primi 13 anni di vita in Inghilterra. Anche lui, come me, ha i genitori di origini diverse, infatti, sua madre è inglese e suo padre italiano.
Durante le superiori era la persona più simile a me che in quel periodo conoscessi. Avevamo più o meno gli stessi problemi e insieme provammo a risolverli. Eravamo come una specie di team, abbastanza ridicolo se ci penso oggi.
Poi un giorno i suoi nonni rimasti in Inghilterra si ammalarono, e così dovette tornare lì con la sua famiglia.
Un colpo al cuore quando mi dette la notizia.

Mi alzo per abbracciarlo
-Perché sei a Madrid?-

Mi racconta in breve tutto quello che lo ha portato qui. Pochi anni prima, si era fidanzato con una ragazza londinese, bella da morire e simpatica altrettanto. L'aveva conosciuta su un sedile del London Eye. Era riuscita a conquistarlo fin da subito con il suo sorriso pieno di allegria. Per farle un regalo per il loro terzo anniversario, sono partiti per la Spagna, girando nelle città più belle e importanti. Poi però le cose sono inziate ad andare male tra di loro, litigavano troppo spesso e mai si trovavano d'accordo. Si sono lasciati due mesi fa, in modo abbastanza pacifico viste le circostanze dei giorni precedenti. Nonostante ciò, lui ha deciso di rimanere qua a Madrid, godendosi ancora, per qualche mese o settimana, la città.
Sta in un appartamento che io non sarei mai in grado di permettermi ora come ora.

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