capitolo 7

170 9 2
                                    

Ieri sera, tornando a casa dal ristorante, ho continuato a fare piccole domande a Martín a proposito del suo lavoro. Inizialmente sembrava tranquillo, ma dopo un po' si è scaldato un po' troppo per i miei gusti, iniziando a parlare con un tono di voce freddo e più alto del solito.
Non mi convince.

Già oggi a pranzo abbiamo deciso che stasera andiamo a passare un po' il tempo in un locale qui vicino, il più carino che possiamo trovare.

Pranzando, mi sono resa conto che Amanda è davvero bravissima a cucinare, mi chiedo perché stia lavorando qui, secondo me, riuscirebbe facilmente a lavorare in un ristorante. Ha tutte la capacità per fare la cuoca professionista, invece di stare qui, a svolgere tutti i lavori da domestica. Ma se lei è davvero felice così, a me va bene.

Molto presto arriva l'ora prestabilita per andare via, quindi mezz'ora prima, inizio a prepararmi nel modo più semplice possibile. Doccia calda, vestiti comodi come sempre e poco o niente trucco. Non amo troppo il make-up, nonostante sappia molto sull'argomento. Qualche annetto fa avevo iniziato a vedere tutorial per trucchi completi, e da lì ho imparato l'utilizzo dei vari utensili e come usarli nel modo giusto. Ma mai mi è interessato comprarmi un kit completo, a me basta del correttore, eyeliner, mascare e due tonalità di rossetto. Mi piace essere abbastanza al naturale.

Saliamo in macchina, ma questa volta, anche io so dove stiamo andando, e devo dire che mi aspettavo scegliesse di peggio, cioè uno dei classici locali dove ci sono solo cinquantenni alcolisti, l'età è più o meno quella, ma non ho pensato che Martín è parecchio diverso dalle altre solite persone della sua fascia d'età.

Vorrei tanto chiedergli spiegazioni su ieri sera, perché penso che sia stata una piccola reazione piuttosto inutile considerando di cosa stavamo parlando.

Non posso negare di essere leggermente arrabbiata con lui, però, dandomi una spiegazione, potrei cambiare idea molto facilmente.

-Perché ieri ti sei arrabbiato così facilmente?- gli chiedo dopo aver preso coraggio.

-Direi che non sono cazzi tuoi-

Non sono cazzi miei? Io credo proprio di sì caro.

-Ti ricordo che attualmente vivo in casa tua, ho il diritto di sapere chi sei-

Non risponde, lo vedo solo stingere il volante ancora più forte di prima, facendo evidenziare le vene della mano. Questo suo silenzio mi fa incazzare ancora di più.

-Allora? Cazzo rispondimi!-

-Scendo, scendi da questa fottuta automobile!- sbotta urlando ormai parecchio arrabbiato. Frena l'auto di scatto, così da permettermi di poter scendere.

Faccio per aprire bocca, provando a dire un semplice "serio?", ma lui mi anticipa, dicendomi di scendere ancora un'altra volta. Lo guardo anche io incazzata più che mai, per poi fare come mi ha detto, sbattendo rumorosamente lo sportello dell'auto.

Lo vedo ripartire, fino a che non svolta l'angolo in direzione di non so cosa.

Come minchia si permette di lasciarmi qui da sola a mezzanotte?

-Che stronzo- sbatto un piede violentemente a terra, non rendendomi conto che mi trovo sopra una pozzanghera, quindi in pochissimo tempo, mi ritrovo metà jeans pieni di schizzi di acqua piovana, misti a terra e sassolini minuscoli.

Che palle. Proprio ieri avevo detto di potermi fidare di lui. E ora mi abbandona in mezzo ad una strada.
"Complimenti Martín. Complimenti Alyssa, continuati a fidare di gente a cazzo sisi, mi pare giusto". La vocina del cazzo nella mia testa ha ragione. E devo ascoltarla, seriamente.
Però attualmente, l'unica cosa che posso fare, è andare a casa sua. Non altri posti dove stare. Accidenti che bella situazione.

With you ~ Palermo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora