Capitolo 1

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Ed eccomi qui, in viaggio per cambiare città di nuovo. Tutto per colpa di mio padre, ma come biasimarlo. Lui, come me, è un mangiamorte e non riesce a stare per troppo tempo in una città senza uccidere qualcuno. Io riesco ad avere un po' di autocontrollo, ma anch'io non ce la faccio per molto. E così sono obbligata a cambiare sempre scuola.
Ora siamo in viaggio per Londra, ma non a caso: con la mia brillante mente, sono riuscita a pensare ad un piano per far risorgere il Signore Oscuro. Per mia fortuna arriverò ad Hogwarts il giorno prima del rientro dalle vacanze natalizie, così posso prendere l'Espresso con altre persone, fare "amicizia" e attuare il mio piano. Mio Signore Oscuro, arriviamo.

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Patetico. È la prima cosa che ho pensato, appena visto Potter con il rosso e la mezzosangue. Non capisco se sono amici solo per la fama del prescelto o no. Mah. Salgo sull'Espresso, alla ricerca di una cabina vuota, ma è un'impresa. Ecco la cosa brutta nell'entrare in una scuola nuova al terzo anno: tutte le amicizie sono fatte e ci sei tu sola come un gargoyle.
"Scusate, posso? Tutti gli altri sono occupati" dico, cercando di non ridere ai pensieri del biondino.
"Sei una mezzosangue? Sai, non li vogliamo intorno..."
"Si, bella battuta da dire ad una Pierce..."
"Cosa? Tu sei la figlia di Jonathan Pierce?" dice basita la ragazza affianco il biondino
"Esatto". Adoro vantarmi della fama di mio padre
"Oh, scusami, non avevo capito. Comunque io sono-"
"Draco Malfoy" lo interrompo "interessante... Tu sei Pancy Parkinson e tu..."
"Io sono Blaise Zabini. E tu sei una legilimens"
"Astuto" affermo.
Il viaggio lo passo, con mio grande stupore, bene. È strano aver trovato degli amici, se così si possono definire, in poco tempo. Di solito la gente mi evita, perché io e mio padre siamo "pericolosi", e poi sono anche io che me ne frego e inizio a evitare la gente. Si, sono una mangiamorte, ho ucciso, torturato e cruciato persone, lo faccio ancora oggi, ma non vuol dire che non voglio degli amici.
"Come mai una come te è venuta ad Hogwarts?" chiede pensieroso Blaise. Pensavo di non dire niente a nessuno, così non ti possono mettere i bastoni tra le ruote. Ma potrebbero aiutarmi...
"Ovvio, per uccidere Potter e far risorgere il Signore Oscuro. Però mi dovete aiutare". Vedo gli occhi di Malfoy farsi più cupi, e sul suo viso si forma un ghigno. Segno di assenso.
"Per prima cosa dobbiamo uccidere Minus, il to-"
"Ma Minus è morto, dodici anni fa!"
"Invece no. James e Lily Potter avevano deciso che il custode doveva essere Peter Minus, ignari del fatto che era un mangiamorte. Lui ha tradito i suoi amici e ha incastrato Sirius Black. Infatti era un animagus. Dopo aver visto i suoi migliori amici morire sotto i suoi occhi, ha ucciso dei babbani, si è tagliato un dito, si è trasformato in topo ed è scappato. Ora è ancora un topo, ed io devo ucciderlo"
"Il topo di Weasley" dice stupita Pancy. "Ma perché devi ucciderlo? Lui è comunque dalla parte di Vold- cioè, del Signore Oscuro, no?"
"Hai ragione, ma lo voglio morto. Vi spiegheró tutto più in là"
Siamo arrivati ad Hogwarts ed io sono in preda all'ansia. Esatto, Katherine Pierce che ha l'ansia. Devo essere smistata in una casa per la terza volta, ma, al contrario delle altre, questo è l'ultimo anno. Si, faccio il terzo anno, ma seriamente pensi che il Signore Oscuro decida di continuare a far andare i maghi a scuola? Io non credo. Ma se anche fosse, comunque non insegnerebbe le stesse materie di oggi.
"Silenzio, grazie." inizia Silente. Quanto odio Silente. "Oggi, oltre allo smistamento dei primini, assisteremo allo smistamento di una ragazza nuova."
Una signora, che da quanto ho capito è la professoressa McGranitt, prende in mano un vecchio cappello, e mi chiama "Katherine Pierce". Mi avvicino, mostrando come al solito la mia faccia da menefreghista, e mi siedo con molta sicurezza sullo sgabello. Sono sempre stata brava a nascondere le mie emozioni. La professoressa fa per poggiare il cappello sulla mia testa, ma, non fa in tempo che urla "SERPEVERDE". Soddisfatta, mi dirigo dai miei amici, con tutto il tavolo che applaudisce.

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