Non mi ero accorta di aver chiuso gli occhi fino a quando non sento la porta aprirsi così li spalanco e mi alzo in piedi.
«Hey, salve dottore.»
Saluta Harry.«Ciao, Harry.»
«È tutto okay?»
Chiedo, preoccupata.«Si, più che bene, era solo venuto a vedere come andava il dolore al fianco.»
Sospiro di sollievo mentre il dottore gli alza il camice per controllare.«Sei troppo ansiosa, tesoro.»
Mi dice Harry, porgendomi da sua mano che afferro all'istante.«Sta guarendo meravigliosamente.»
Dice il dottore, osservandola con attenzione.«Ti fa male?»
«Solo un po' nei movimenti.»
Risponde Harry.«Posso prescriverti degli antidolorifici se il dolore è troppo forte.»
Propone il dottore.«Nah, per ora è sopportabile.»
«Va bene, duro di corazza eh?»
Chiede, rivolgendosi a me ed io annuisco.«Non ne ha idea.»
Sorrido, guardandolo.«Domani vediamo com'è il risultato delle analisi, quelle di ieri sera sono abbastanza buone, hai un leggero calo di ferro ma niente che non si possa risolvere.»
«E la ferita quanto ci metterà a guarire?»
Chiede Harry.«Credo che tempo una settimana e i dolori saranno minimi, se non nulli.»
Espone«Ora, con permesso.»
Termina, uscendo da stanza.«È una buona notizia.»
Dico io, notando la sua espressione incupita e preoccupata.«Sono altre due settimane Lou, sono tante e mi fa male.»
Il tono dolce di poco fa sembra averlo completamente abbandonato.«Ti ha proposto gli antidolorifici, perché hai detto di no?»
«Non voglio sembrare un drogato e non ho voglia di non essere capace né di intendere né di volere.»
Il suo tono è duro, quasi arrabbiato e, confusa da questo suo comportamento nei miei confronti, lo guardo corrugando le sopracciglia.«Voglio restare in questo posto il meno possibile, voglio tornare a casa, a lavoro.»
La sua voce è più gentile di prima.Gli prendo la mano, delicatamente.
«Lo so che per te è difficile, ma prenderla in questo modo non semplificherà le cose, anzi il contrario.»
Mi guarda e sorride leggermente.
«Non so senza di te che fine avrei fatto.»
Ammette.«So che è dura, specialmente per una persona attiva come te, anch'io ho passato tanto tempo in ospedale in passato.»
Mi siedo sulla piccola poltroncina al lato del letto, coprendomi le gambe con una coperta.
«Perchè sei stata in ospedale?»
Mi chiede, il suo sguardo è preoccupato e questa cosa mi fa sorridere.«Ho avuto un tumore al seno, diversi anni fa.»
Confesso.«Quella cicatrice...»
Dice Harry, riferendosi alla cicatrice che ho sotto il seno destro, cicatrice della quale non ho mai parlato e ogni volta che mi chiedeva cosa fosse mi limitavo a "non mi va di parlarne proprio ora" o "non è importante".«Perchè non me l'hai mai detto?»
Domanda, con gentilezza.«Non lo so, non è mai stata una cosa di cui parlo con facilità, è come se in qualche modo mi esponessi troppo e tutti i ricordi di quegli orribili momenti tornassero indietro come un pugno in faccia.»
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Businesswoman- H.S.
Teen Fictionda un semplice colloquio può nascere un girone all'inferno che va ben oltre l'indecenza e l'impurità dei lussuriosi...