~3~ Il dannato ascensore

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Spengo la fastidiosa sveglia di fianco a me e mi alzo, iniziandomi a preparare per questo secondo giorno di lavoro.

Spero che Styles non nomini ciò che è successo ieri...
Spero che non se lo leghi al dito.

Decido di indossare i miei pantaloni neri a vita alta eleganti con una camicia a maniche corte che infilo dentro al pantalone.

Oggi il tempo è incerto, sembra che da un momento all'altro sia pronto per scoppiare a piangere.

Mi guardo allo specchio del bagno e sospiro.
"Basta, che fine ha fatto tutta la tua sicurezza?"
Sussurro al mio riflesso.

Mi sistemo la giacca e corro in macchina.

All'arrivo, mi dirigo subito verso il mio ufficio, cercando di evitare l'inevitabile e inaspettatamente mi ritrovo il signor Styles poggiato alla mia scrivania.

Merda.

«Buongiorno Louisa.»
Mi dice.

«Buongiorno.»
Cerco di rimanere impassibile sotto il suo sguardo, ma deglutisco comunque.

«Ho del lavoro per te, ma prima dovresti fare un paio di telefonate a mio nome per degli affari, delle riunioni abbastanza urgenti.»

Sospiro di sollievo a quelle parole, almeno non ha nominato la chiamata di ieri.

«Eri ubriaca ieri sera?»
Ed ecco che tutte le mie speranza si dissolvono in una forte imprecazione celata dal mio sguardo.

Cosa gli dico?

Okay basta, smettila di essere impacciata, sei una donna d'affari dannazione.

«Ehm...no signore, reggo molto bene gli alcolici.»
Dico nient'altro che la verità, se avessi detto di essere ubriaca avrebbe pensato che non sono una persona seria o altro.

«E allora a cos'era dovuta quella telefonata?»
Si avvicina di qualche passo.

«Uhm...volevo vederla per..per parlare di alcune questioni lavorative.»
Invento, ma non credo di essere molto credibile.

«Mh, capisco...bene...quando hai terminato le telefonate passa nel mio ufficio, così potremo parlare di queste questioni lavorative così importanti da dovermi chiamare alle 11 di sera.»
Sorride ed esce dal mio ufficio.

Chiudo gli occhi.

"Merda."
Sospiro.

Mi siedo alla sedia e chiamo il primo numero che mi ha scritto sull'agenda, così via per l'altro.

Devo passare per il suo ufficio, ma non gli parlerò di certo delle questioni lavorative inesistenti.

Mi avvio con sicurezza e disinvoltura al suo ufficio, il rumore dei miei tacchi è l'unico suono che riesco a percepire.

Busso delicatamente e dopo aver sentito il consenso entro, chiudendomi la porta alle spalle.

Lo guardo dall'alto, cercando di apparire più sicura possibile.

«Louisa.»

«Ho chiamato i due numeri che mi aveva richiesto, purtroppo ci sono delle complicanze per far combaciare un unico appuntamento con entrambe le società questa settimana, così ne ho fissato uno lunedì alle 9.30.»
Dico.

Mi guarda sorridendo.

«Perfetto, avrei fatto così anch'io, prendere due appuntamenti separati sarebbe stato un casino, due riunioni distinte per due società pronte a mangiarmi mi avrebbero distrutto mentalmente e fisicamente.»
Guarda delle carte davanti a lui.

Businesswoman- H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora