*Due settimane dopo*
Di sicuro immaginavo il lavoro di Harry molto più faticoso di quello che in realtà è, si tratta semplicemente di quello che lui mi incarica di fare, solo che lo faccio direttamente io, forse con qualche telefonata e un paio di affari in più, ma nulla di ingestibile.
Certo, c'è lo stress di rispondere a tutte le domande dei dipendenti, le entrate, le uscite e scartoffie a non finire, ma è decisamente quello per cui sono nata e non credo possa esserci qualcosa in cui possa essere più brava di così.
Le giornate passano abbastanza in fretta, e passerebbero ancora più velocemente se Harry non fosse in ospedale, ma il pensiero di rivederlo presto mi dà la carica giusta per fare il mio lavoro al meglio.
Quando l'orologio segna le 18 preparo tutte le mie cose, ma il telefono dell'ufficio squilla.
«Pronto?»
«Harry?»
Risponde una voce femminile.«No, sono Louisa Stewart, la sostituta.»
«Oh scusami, sono Gemma, Gemma Styles...come mai sostituta? Sta male?»
Noto la sua preoccupazione, probabilmente è un parente, così strettto da sapere quanto sia importante per Harry il suo lavoro e che anche con l'influenza non manca un giorno.«Ha avuto un incidente un paio di settimane fa ormai, è in ospedale da allora, ma sta bene, cioè...sta molto meglio.»
Dico, cercando di rassicurarla, chiunque sia.«Oh Dio, ma perchè sono sempre l'ultima a sapere queste cose?»
La sua è una domanda retorica, eppure non so come risponderle.«Se avessi saputo della tua esistenza ti avrei informata personalmente, mi dispiace.»
Dico, e lo sono davvero, pur non conoscendo il grado di parentela che li lega.«Non preoccuparti, non è colpa tua, sarò lì domani mattina. Grazie tantissimo per la tua gentilezza.»
Dice e dopo esserci salutato riaggancia.Evito di pormi troppe domande su questa situazione, avvisandomi subito in ospedale dal mio uomo.
Quando entro nella sua stanza il letto è vuoto, confusa mi guardo intorno.
«Harry?»
Chiamo e vedo la porta del bagno aprirsi, rivelandolo, poggiato ad una stampella.«Ciao, bellissima.»
Mi sorride, lasciandomi un bacio sulla guancia.«Cammini proprio bene ora, eh?»
Chiedo, entusiasta dei suoi progressi.«Si, ormai credo di poter togliere anche la stampella.»
Sorride, mentre si siede sul letto.«Si vede che stai meglio.»
Osservo, sedendomi accanto a lui.«Oggi in ufficio ha chiamato una tale Gemma, credo fosse tua cugina, sembrava molto preoccupata quando le ho detto del tuo incidente...ha detto che domani sarà qui.»
Dico e lui alza gli occhi al cielo.«Non è mia cugina... è mia sorella. Sarà andata fuori di testa.»
«Non mi hai mai detto di avere una sorella.»
Dico, con un leggero velo di delusione.«Lo so, mi dispiace...ci sentiamo poco, specialmente negli ultimi anni...capita raramente, ormai non la vedo da parecchio tempo.»
Ammette.«Avresti almeno potuto chiamarla, sembrava davvero tanto preoccupata e sentirsi dire per telefono da una sconosciuta queste cose non credo sia molto confortante.»
Osservo.«Beh, intanto è già strano che mi abbia telefonato. Comunque le piacerai molto.»
Sorride ed io arriccio il naso.«Non sono mai stata tanto amata dai parenti in generale.»
Mi mordo il labbro.
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Businesswoman- H.S.
Teen Fictionda un semplice colloquio può nascere un girone all'inferno che va ben oltre l'indecenza e l'impurità dei lussuriosi...