Capitolo 1

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25 novembre 708.

Non so da quanto tempo sto vagando in questa foresta. È così grande... E bella. Non ci sono animali, ma solo tantissimi pini alti almeno tre metri. Oh, e ho visto anche molte querce. Qui regna il silenzio. Non so dove sto andando, non so neanche dove devo andare e cosa fare. Mi sono persa. Senza mia sorella, io sono persa. Perché io non sono niente, solo un piccolo mostriciattolo. Il vento muove delicatamente quelle poche foglie che rimanevano agli alberi, creando una dolce melodia.

Dopo la morte di mia sorella Carlo, Rozalya e alcuni loro colleghi decisero di riportarmi dentro quel laboratorio infernale. All'inizio vollero solo divertirsi. Mi hanno voluto picchiare, insultare... Ad un certo punto vidi anche un omone con una faccia inquietante che provò a toccarmi. Non so cosa volesse farmi, ma mi sono spostata. Non avevo mai visto un sorriso così inquietante. I sorrisi dovrebbero esprimere solo felicità... Sono io troppo ingenua? Probabilmente sì. Forse perché sono solo una bambina.

Mi sento così stanca... Non so se sono passate ore, minuti o addirittura secondi. Mi sento svenire.

Il loro ultimo esperimento su di me  fallì. Avevano cercato di iniettarmi del DNA che potesse farmi crescere le ali, o almeno così avevo sentito. È proprio quello che pensate: io ero la loro cavia, mi usarono per poter creare qualunque strumento potesse essere utilizzato nelle guerre, per poi rivenderlo per chissà quanti soldi. Volevano trasformarmi in una macchina da guerra. Ma per qualche motivo, dopo un mese, non si videro ancora i risultati: sulla mia schiena non si vedeva nessuna protuberanza che potesse somigliare a delle ali, anche piccolissime. Degli scienziati dissero che la colpa poteva essere delle mie cellule, che potevano aver ucciso quelle iniettate per difesa. Sinceramente non ci capii molto, ma a quanto pare Carlo e Rozalya sì, dato che iniziarono a tirarmi calci e ad urlare che era colpa mia, che sono inutile.

Hanno deciso quindi di darmi il colpo finale, per mettermi fuori. Carlo volle usare quella tecnica mortale a due spade: il Morso del Serpente Velenoso. Per chi non la conosce può sembrare una semplice tecnica, ma posso dirvi che non lo è. In questo anno di convivenza forzata con Carlo e Rozalya, l'ho potuta vedere in atto tantissime volte. Uccide al primo colpo chiunque venga colpito questa tecnica. Il corpo viene squarciato, e tutto il sangue schizza via.

Una volta Carlo stava lottando davanti a me e Jessy contro un samurai: era molto alto e muscoloso. Mi aveva colpito molto il suo sguardo: aveva lo sguardo di chi voleva, doveva vincere a qualunque costo, per il bene di tutti. Jessy era molto spaventata, io stavo facendo il tifo per lui: magari avrebbe potuto uccidere Carlo e noi saremmo state libere. Dopo un po' che era cominciato il combattimento, Carlo non aveva più le forze. Il samurai stava per trafiggergli il petto. Per la prima volta non mi disgustava vedere qualcuno morire, perché in questo caso sarebbe morto l'uomo che odio di più al mondo. Purtroppo Carlo mi aveva visto sorridere, e mi aveva rivolto uno sguardo malizioso, inquietante. Si era alzato in piedi e aveva compiuto un ultimo sforzo per usare quella tecnica mortale. Era riuscito a uccidere il samurai, colui che poteva salvare me e Jessy. Il sangue di quel povero uomo era arrivato sino alle mie mani. Erano piene di sangue. Stavo toccando del sangue di una persona morta. Io avevo indietreggiato di qualche passo e poi ero caduta a terra. Jessy si era messa urlare e poi era svenuta. Carlo si era avvicinato da me e mi aveva sussurrato alle orecchie: "Allora, Jennifer cara, ho visto che ti stavi divertendo durante lo spettacolo. Ti è piaciuto il finale?". Io ero zitta, non riuscivo a parlare. "Non dici nulla ora? Dov'è finito tutto il tuo coraggio, mostriciattolo?", e poi mi tirò qualche calcio, e se ne andò.

Stavo dicendo, che Carlo aveva deciso di usare quella tecnica anche con me. Aveva preso le sue due spade e poi aveva urlato: "Finalmente non vedrò più la tua brutta faccia. Non sei servita a niente. E dire che hai dei poteri che, se sviluppati, avrebbero potuto uccidere chiunque! Ma tu ti sei rifiutata. Questa è la punizione che ti meriti: finalmente morirai. E se per tua sfortuna (o fortuna, decidi tu) dovessi sopravvivere, ti ritroverai un bel regalino da parte mia. Ti troverai dietro la schiena una cicatrice profondissima, impossibile da far scomparire del tutto, che ti renderà ancora più brutta di quel che sei. Così ti ricorderai due cose: la prima è che non ti potrai mai liberare di me, e la seconda è che la tua cicatrice a forma di X ti ricorderà come tu sia solo un errore da cancellare, perché tu non meriti di esistere!".

Per la prima volta, Carlo e Rozalya mi avevano sentito urlare. Avevo urlato fortissimo dal dolore, sicuramente sarei morta. Dopo che ero caduta a terra, Carlo mi aveva tirato un ultimo calcio e dalla bocca di Rozalya era uscita una risata isterica, e poi se n'erano andati. Io mi sono alzata e ho sorriso: finalmente sarei morta, finalmente avrei potuto raggiungere mia sorella. Ho deciso di fare un'ultima camminata in questa foresta, dove avevo giocato così tanto con Jessy.


Mi sa che è giunta la mia ora, finalmente. Nonostante abbia perso tantissimo sangue, ho vagato per un tempo che a me è sembrato infinito. Non vedo più niente, non sento più niente, se non il rumore del mio corpo che cade a terra.

Ho vissuto così pochi anni della mia vita. Potevo vivere una vita tranquilla con la mia vera famiglia, Jessy non sarebbe morta, tutti saremmo stati sicuramente più felici. Ma evidentemente questo non era il destino che mi spettava. Ci hanno tolto dalle braccia di mia madre e mio padre due anni fa, quando io e Jessy avevamo solo sei anni, ci hanno cancellato la memoria permanente e ci hanno usato solo per i loro scopi.

Mi dispiace Jessy, non volevo che vivessi anche tu questa vita orribile per colpa mia. Ma ora ti raggiungerò, e staremo per sempre insieme.

Aspettami, Jessy.

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