9 settembre 719.
"Devi andare per forza, Jennifer?" mi chiede Annabelle, con le lacrime agli occhi e il fazzoletto in mano pronta a soffiarsi il naso, dato che sta piangendo così tanto che a momenti si potrà creare una piscina, in questa casa.
Annabelle è la padrona di questa casa, dove io ho abitato per quasi sei anni. All'inizio era titubante e non aveva intenzione di ospitarmi, poiché avevo solo tredici anni ed ero comunque una sconosciuta, però preferiva prendersi lei cura di me, piuttosto che farmi girovagare ancora in cerca di una casa. Non so quanti anni abbia di preciso perché non me l'ha mai voluto dire, ma avrà circa una sessantina di anni. È come un'affettuosa nonnina: si è sempre preoccupata per me, mi ha procurato il cibo quando serviva e mi ha regalato dei vestiti che aveva comprato o che addirittura aveva cucito da sola. Mi ha visto da subito come una nipotina e io ho subito visto lei come una mia nonna, anche se non so chi siano gli altri miei nonni.
"Sì Annabelle, ma non preoccuparti - le sorrido - tornerò spesso a trovarti. E poi hai il mio numero di telefono, mi puoi contattare quando vuoi".
Guardo l'ora dall'orologio. Sono le 06:30.
"Mi accompagni alla stazione? Così possiamo stare ancora un po' insieme".
"Certo cara, mi farebbe molto piacere" mi risponde Annabelle smettendo di piangere, finalmente. Ma so che riprenderà appena starò per salire sul treno.
Arrivate alla stazione, vediamo tantissime persone, che non mi aspettavo di vedere già a quest'ora del mattino. Ma effettivamente siamo alla fine delle vacanze estive: c'è chi riprende a lavorare, chi a studiare o chi si deve trasferire per uno di questi o per altri motivi. Io sono come loro d'altronde: sono una studentessa che deve trasferirsi all'estero per poter studiare all'accademia, o almeno si spera.
"Mancano ancora venti minuti e non sembrano esserci ritardi, tra poco arriverà il treno" dico ad Annabelle.
Annabelle sta tenendo Teo sotto braccio mentre inizia ad avere gli occhi lucidi. Persino Teo sembra triste.
Faccio un sorriso triste e prendo in braccio Teo. "Dispiace anche a me che tu non possa venire con me, Teo. Ma non preoccuparti, Annabelle ti darà tutto il cibo e l'affetto che vuoi, e io verrò a trovarti tutte le volte che potrò. Va bene?" gli chiedo facendogli le carezze.
"Meow...." miagola Teo sottovoce.
Sentiamo un rumore che si avvicina sempre di più: è il treno P27, ovvero il mio treno. Annabelle inizia a tartassarmi di domande: "Ma quindi hai preso proprio tutto tutto?
Sei sicura, vero? Telefono, chiavi, portafoglio, spazzolino da denti?".La guardo con una faccia perplessa e poi rido. È proprio incorreggibile.
"Annabelle - dico io continuando a ridere - ho preso tutto, tranquilla. E poi sai che anche se mi fossi scordata qualcosa potrei comunque recuperarla con la mia magia".
Dopo qualche secondo, tra noi regna un silenzio tombale. Nonostante si senta ancora il fischio dei treni, la gente che urla o che corre, tra me, Annalisa e Teo c'è solo silenzio. Abbraccio il mio adorato gatto un'ultima volta e poi lo lascio a terra, nonostante decida di rimanermi vicino attaccandosi alla mia gamba. Annabelle mi abbraccia iniziando a piangere e mi dice a bassa voce: "Vai Jennifer, sennò non troverai più il posto. E ti serve un posto comodo dove poter stare per almeno 6 ore".
"Grazie mille di tutto Annabelle. Grazie di avermi dato fiducia, una casa e tanto affetto. Ti voglio bene" le dico e poi la abbraccio.
Lei ricambia l'abbraccio mentre singhiozza. "Ho fatto solo il mio dovere, Jennifer cara. Ti voglio bene anche io".
STAI LEGGENDO
Una nuova luce
FantasiJennifer è, anzi era una bambina molto felice, finché non ha perso la sua famiglia, la sua amata sorellina ma soprattutto la sua identità: due persone, se così vogliamo chiamarle, hanno rapito le due bambine e hanno cancellato loro, per qualche moti...