Capitolo 6

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Mi butto sul letto creando un forte rumore. Mi sono buttata così violentemente sul letto che credevo di romperlo, ma non credo che in un hotel a sei stelle ci siano letti che si possano rompere così facilmente. Non so neanche quanto tempo abbia perso da quando sono uscita da quell'accademia. Io e Tom ci abbiamo impiegato circa un'ora per arrivare al Grand Hotel, ma ammetto che la colpa è mia, se ci abbiamo messo così tanto. Ci siamo fermati almeno un milione di volte, dato che ogni tre secondi gli chiedevo informazioni su quasi qualunque cosa vedessi - statue, palazzi sontuosi e ovviamente anche ristoranti. Ogni volta che gli chiedevo dove potevo trovare del cibo Tom mi guardava male, ma a mia discolpa posso dire che perdersi continuamente fa venire fame. Quando siamo arrivati al Grand Hotel, ho perso dieci minuti a fissare l'edificio, che con le sue infinite luci e la sua esagerata altezza spiccava tra tutti gli altri palazzi attorno. E per ammirare l'interno? Beh, ho impiegato abbastanza tempo per fare in modo che Tom mi trascinasse letteralmente verso la reception. Dopo un'altra decina di minuti, riesco ad arrivare alla mia amata camera, che chiamarla così è offensivo. Questa "stanza" è grande quanto la casa dove stavo fino a stamattina. Capisco che è normale che l'hotel più grande della capitale e dell'intero regno sia così bello e imponente, ma per me è semplicemente esagerato. O, se vogliamo essere più precisi, non capisco perché il preside voglia ospitare qui almeno un migliaio di ragazzi per soli due giorni, rubando le cosiddette "stanze" ad altri potenziali clienti. Ma ora mi viene in mente che il preside Barcelli è anche il proprietario di questo hotel: sai che affare, farsi pubblicità ogni anno con migliaia di studenti diversi. Non è mica stupido.

Sbuffo. Questa "stanza" mi mette troppa ansia, potrei perdermi persino qui dentro da quanto sia grande. O forse sono io che ho i neuroni troppo piccoli per concepire uno spazio così grande.

Sono nella stessa posizione di quando mi sono buttata sul letto appena sono entrata: pancia rivolta verso l'alto e le braccia aperte. Guardo il soffitto, dove ovviamente è dipinto un maestoso affresco che rappresenta un diavolo mentre offre la sua mano ad un angelo, che lo guarda diffidente. Nonostante non mi piaccia l'utilizzo dei colori, che sono troppo accesi per questo tipo di affresco, mi piace il significato che trasmette. O almeno, mi piace il messaggio che ho recepito. Devo dire che rappresenta alla perfezione le due "parti" della mia esistenza: la Luce e il Buio. La Luce è la parte più presente nelle nostre vite: noi viviamo praticamente solo durante la giornata, dove il sole illumina continuamente la nostra esistenza, sia se coperto dalle nuvole che non, mentre siamo come "morti" durante la notte, perché dormiamo. E cosa è il sonno, se non una morte temporanea del nostro corpo? Ma, durante il sonno, l'anima è ancora viva: la parte inconscia di noi, morta mentre vive la Luce, si risveglia appena nasce il Buio. Possiamo definire l'inconscio la parte "malvagia" di ciascuno di noi, che rappresenta il nostro vero "io" che è in noi, il diavolo. Tutte le emozioni sopite, schiacciate dalla Luce, invadono la nostra anima appena ne hanno la possibilità. Si crea quindi un forte contrasto tra la Luce, rappresentata dall'angelo, e il Buio, rappresentato dal diavolo. In tutte le leggende che sono state tramandate nel corso dei secoli, l'angelo ha il compito di sorvegliare l'uomo a cui è stato destinato, in modo che possa seguire la retta via e possa vivere una vita onesta; il diavolo vuole invece risvegliare il vero "io" di ciascun uomo. Ma per fare ciò, il diavolo risucchia tutta la Luce presente in un essere umano: la sua anima sarebbe condannata al Buio per l'eternità. Io sono nel mezzo, come in questo affresco: il mio diavolo, la mia parte oscura si sta offrendo, porgendo la sua mano, all'angelo, la parte buona e coscienziosa. L'angelo lo guarda diffidente perché non si fida, giustamente, del diavolo, ma non lo rifiuta neanche: anzi, ha uno sguardo costituito da indecisione e curiosità. Si può vedere la sua diffidenza solo dalla gamba destra, che si trova leggermente dietro rispetto all'asse del corpo, come se l'angelo non volesse davvero fare il passo decisivo. Per colpa di altri diavoli, sono stata privata del mio angelo, anche se parzialmente, mentre pian piano il Buio mi imprigiona nella sua piccola e oscura stanza.

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