Capitolo 3

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Driinn.

Driiiiiinnnn.

Driiiiiiinnnnn!!

"Arrivo, arrivo!! - urlo dal bagno - Perché ogni volta che sto facendo la doccia squilla il telefono? Che stress, hanno un radar per capire quando darmi fastidio? Uffa!".

Esco dal bagno a piedi nudi, con solo l’accappatoio addosso e mi precipito in sala per prendere il telefono. Ovviamente il telefono non so dove sia, e non posso rintracciarlo con la suoneria, perché chiunque mi abbia chiamato ha chiuso la telefonata proprio quando sono uscita dal bagno. Beh che dire, ottimo tempismo.

Sbuffo. Non so se essere più nervosa perché non so chi mi abbia chiamato dal telefono che non trovo, o se esserlo per il fatto che sono uscita dal bagno senza neanche essermi asciugata e ho praticamente bagnato il pavimento di tutta casa.

"Meow…" sento Teo miagolare dalla mia camera. E ora vorrà le coccole o il cibo? O forse entrambi?

Mi dirigo verso la camera. "Che c’è piccolo? Hai fame?" chiedo al mio gatto che non è per niente piccolo, anzi, mi sembra anche parecchio ingrassato.

Ho trovato Teo circa due anni fa nascosto in un cespuglio. Era nato probabilmente da pochi giorni, e stava per morire. Stavo correndo quando gli sono inciampata sopra. Appena ho visto le sue condizioni gravi, l’ho portato dal veterinario. Non so chi sia il padrone che l’ha lasciato quasi morire, ma per colpa sua ora non vede da un occhio e ha una gamba leggermente meno sviluppata delle altre. Ah, e ha anche una profonda cicatrice sulla pancia, non so come se la sia procurata. Avrei voluto curarlo io, ma non sono abbastanza brava nelle magie sugli animali: meglio rivolgersi a chi se ne intende. Per tutto il tempo della terapia sono stata con lui e gli ho fatto compagnia. Quando era del tutto guarito, si è avvicinato a me e mi ha fatto le fusa. Inutile dire che ho quasi pianto dall’emozione.

"Ehi, non graffiarmi! Ho capito che hai fame. Dai, andiamo in cucina" dico al mio gatto. Mentre camminiamo lungo il corridoio, gli chiedo: "Ehi Teo, sai per caso dov’è finito il mio telefono? Prima stava squillando, e so - dico con un tono inquietante - che odi quando squilla". Forse voi credete che i gatti non possano capire ciò che diciamo o che non possano rispondere. Beh, il suo girare la testa e fingere di non aver sentito mi fa invece capire che lui ha capito eccome.

Mi fermo e gli dico: "Se non mi fai vedere subito dove l’hai nascosto, ti comprerò solo ed esclusivamente croccantini al gusto di broccoli".

Il gatto si gira di me con gli occhi spalancati e fa le fusa sulle mie gambe. Poco lecchino mi dicono.

"Guarda che non mi comprerai così… Lo sai che per me non ci vuole molto a far sparire i tuoi croccantini preferiti". Casualmente, Teo corre verso la sua scatola-casa. Devo dire che il telefono ha percorso un bel viaggio, dalla sala all’altra parte della casa, vicino alla stanza degli ospiti!

Finalmente mi sono ricongiunta con il mio telefono, stranamente ancora funzionante. "Grazie Teo del tuo aiuto spontaneo. Il tuo pranzo è in cucina, vicino alla porta del terraz-" non riesco neanche a finire la frase che Teo corre subito verso la cucina. Lui sì che mi ama per quel che sono.

Ovviamente scherzo, tra me e Teo c’è un bel rapporto e ci vogliamo davvero tanto bene, nonostante molte persone non credano che i gatti possano tenere a chi si è preso cura di loro. Lui è grato che gli abbia salvato la vita e io sono felice di poter condividere la mia vita con un altro essere vivente al di fuori di me. Però rimane comunque un gatto stronzo che mi chiede quasi esclusivamente letto (il mio ovviamente, il suo non è abbastanza morbido, specialmente alle tre di notte), cibo e coccole.

Grazie ad uno stupido incantesimo creato apposta per le persone pigre come me, posso asciugarmi in men che non si dica e togliermi questo odioso accappatoio di dosso che sostituisco immediatamente con un semplice outfit da casa: pantaloncini corti tutti sporchi di terra e maglietta a maniche corte strappata praticamente ovunque da indovina chi.

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