𝟷. ᴛʀᴇɴᴛᴀsᴇɪ

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Ivy

Sto aspettando Harry e mentre lo aspetto messaggio un po' con Samuel. Dopo dieci minuti in cui io e il mio ragazzo ci mandiamo foto imbarazzanti, il mio campanello suona. Blocco lo schermo e lo abbandono sul divano, mi alzo e mi dirigo verso la porta principale.

Apro la porta e davanti a me trovo Harry in felpa e jeans.

< Harold. > dico e mi sposto che così possa entrare cosa che lui fa non prima di avermi sorriso con tanto di fossette.

< Piccola Ivy, come stai? > mi chiede sedendosi sul divano vicino al mio telefono che si illumina e avverte di un nuovo messaggio.

Lascio perdere, mi siedo vicino a lui e appoggio il telefono sul piccolo tavolino davanti al divano.

< Quindi Harold, come mai mi hai chiesto di uscire? > chiedo curiosa.

Non sono mai uscita da sola con lui e non ero mai rimasta da sola con lui. Le poche volte che lo vedevo era quando andavo a casa di sua madre o quando uscivo con i ragazzi che lo invitavano con noi. Come ho sempre detto, noi due non avevamo nessun rapporto, ci eravamo sempre evitati a vicenda o comunque non ci calcolavamo. Conoscevo Harry da quando ho memoria siccome i nostri genitori sono amici dal liceo ma non avevamo mai legato.

< Deve esserci un perché? > chiede appoggiandosi tranquillamente al divano e guardandomi attentamente.

< Per forza. Per quanto so, non mi sopporti. > dico guardandolo negli occhi.

< Non ho mai detto che non ti sopporto, ti ho sempre trovata superficiale. > dice e per un attimo ci rimango un po' male per il suo pregiudizio nei miei confronti ma non mi scompongo.

< E cosa ti ha fatto cambiare idea nei miei confronti? > chiedo per poi rivolgere la mia attenzione al mio telefono che squilla e il numero dell'ospedale lampeggia.

< Devo rispondere. > dico velocemente alzandomi velocemente e senza aspettare una sua risposta accetto la chiamata.

< Pronto? >

< Parlo con la signorina Ivy Dixon? > chiede un uomo dall'altra parte della linea.

< Si, cosa succede? > chiedo agitata.

< Chiamo da parte della signorina Gemma Styles, mi ha chiesto di chiamarla e chiederle se poteva passare qui, al Ospedale St Thomas. > risponde.

< Cosa è successo? > chiedo preoccupata.

< Mi ha chiesto solo di venire qui e di non portare nessuno e di non dirlo a nessuno. > mi risponde pacato.

< Ehm, va bene. Le riferisca che arriverò tra un quarto d'ora. > dico.

< Arrivederci. > attacca senza aspettare una risposta da parte mia.

Infilo il telefono nella tasca posteriore dei mie jeans strappati e torno in salotto trovando Harry confuso.

< È successo qualcosa? > chiede e annuisco.

< Devo andare, tu puoi stare qua. Faccio il prima possibile, puoi chiamare i ragazzi se vuoi. > dico velocemente afferrando la giacca di pelle che avevo lasciato sul divano prima che arrivasse Harry.

< Va bene, ti faccio sapere se vengono i ragazzi. > mi dice e annuisco.

Afferro le chiavi di casa e anche quelle della macchina, la borsa ed esco velocemente di casa e quasi mi metto quasi a correre verso la macchina. Mi infilo velocemente e parto subito verso l'ospedale sperando che non sia niente di così brutto. Ci metto esattamente dici minuti ad arrivare alla mia destinazione e parcheggio la macchina nel primo posto libero che trovo. Chiudo la macchina, cammino velocemente verso l'ospedale e appena entro dentro mi avvio al triage dove c'è una infermiera che osserva qualcosa al computer.

photos. | H.S Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora