Il Lockdown si avvia alla fase 2, quella di una graduale riapertura, dice Conte, a partire dal 4 maggio.
Sembra di essere a Ferragosto, quando si esce per la spesa, e la sensazione che si respira è quella di una pace ottimista e di un riposo gradito, per quanto forzato. L'atmosfera è totalmente diversa dal mese precedente, quando si poteva tagliare la paura con un coltello e le serrande abbassate emanavano un senso di minaccia latente ma letale.
Non è insolito vedere gente passeggiare a coppie, senza mascherine né guanti, godendosi la bella stagione, che nel 2020 è davvero bella come non mai.
La natura sembra gioire del fatto di avere più spazio e più libertà, visto che gli esseri umani sono globalmente confinati in casa.
L'agente Leone dovrà tornare al lavoro entro la fine della settimana, se risulterà negativo al tampone che gli faranno tra poco.
Sta aspettando in cortile che arrivi l'operatore sanitario a domicilio.
Una Panda bianca, con su scritta la denominazione ASL di competenza del territorio, avanza sulla strada lasciandosi alle spalle una nuvola di gas e polvere.
Sembra un cowboy del Far West, sotto il sole a picco di quell'aprile guerrigliero.
Nicolas indossa una maglietta bianca a maniche corte e dei blue jeans.
Ha preparato un tavolino all'aperto, dove poter fare il tampone e ha ordinato a Janis di non farsi vedere per nessun motivo, onde evitare domande a cui non saprebbe come rispondere, né ha voglia di pensarci, per ora.
Quello che sa, è che teme che lei se ne vada non appena sarà di nuovo possibile lasciare il proprio comune di residenza.
Ma non sa come dirglielo. E non ha voglia di pensare nemmeno a quello.
È ancora scombussolato dalle asettiche esequie porte alla bara già sigillata della sua fidanzata. Ha rivisto i suoi quasi suoceri e gli è sembrato stranissimo non poterli salutare, né avvicinare più di tanto.
Da dietro le mascherine non si vedevano bene i volti, mentre gli occhiali da sole si appannavano per le lacrime nascoste e il respiro che cercava una via d'uscita dalla stoffa.
Non gli sembra neanche vero che Sara sia davvero morta.
E se non fosse stata lei, lì dentro?
E se si fosse risvegliata?
Non è stato possibile attendere i tre giorni canonici, prima di dichiararla ufficialmente morta e procedere con la sepoltura.
Scaccia quei pensieri orribili, scrollando le spalle con un brivido.
Intanto l'infermiere è entrato nel cortile ed è sceso dall'auto.
Si chiama Diego.
Scambiano qualche parola, poi lui gli infila una specie di lungo cotton-fioc nella faringe, abbassandogli la lingua con una stecchetta di legno.
«Avrà il risultato appena possibile» annuncia prima di andarsene.
L'agente Leone vorrebbe offrirgli un caffè, invitarlo a vedere i Rossini.
Ma non fa nulla di tutto questo.
Si limita a salutarlo sollevando una mano aperta, da lontano.
Poi rientra in casa, a testa bassa.
È stranamente tranquillo.
Ripensa a quando ha saputo della malattia di Sara, a come si era sentito impaurito.
Ora sembra non importargliene più. Sarà che non ha sintomi e che si sente benissimo.
Oppure è semplicemente stanco.
È morto anche il vecchio Tobia, ha saputo qualche giorno fa dai vicini. Gli è dispiaciuto da matti. Ormai le lacrime gli pizzicano le ciglia sempre più spesso.
Ha sparso la voce di avere lui in custodia gli animali dell'Ambrosi, ma nessuno gli ha dato il benché minimo riscontro.
Nessuno ha tempo di occuparsi di cose tanto futili, oggi.
Janis è seduta sul divano a gambe incrociate e guarda la TV al minimo, ma sembra concentrata.
Ha ordinato su internet dei manuali di allevamento canino e giardinaggio e li tiene aperti accanto a sé, mentre sta guardando in streaming una specie di tutorial sull'importanza delle fasi lunari per la semina e i parti.
Nicolas reprime un sorriso. Il viso concentratissimo di lei lo diverte.
Lei se ne accorge e gli rivolge una smorfia.
«Quando diventerò un'allevatrice famosa e una contadina modello, riderai di meno. Almeno non moriremo di fame, Nico» ma anche lei reprime un sorriso, come se fargli credere di essersi arrabbiata fosse più divertente.
«Ah, sì?» chiede Leone, buttandosi sul divano e fingendo interesse.
Lei lo sbircia da sotto in su.
«Dovrò pur rendermi utile, in qualche modo...dopo quello che hai fatto per me...»
Lui rimane a guardarla a lungo, affascinato.
«Non hai bisogno di renderti utile, Janis. Tu mi hai salvato.»
Lo dice così, come non fosse niente di che. Con lo stesso tono con cui la aggiornerebbe sulle ultime novità. Come fosse una cosa ovvia.
La tragedia del Covid-19 lo ha reso sentimentale e gli ha tolto qualche strato di inibizione.
La vita è troppo fragile e troppo breve per sprecarla a barricarsi dietro a silenzi impenetrabili ed ermetismi vari.
Quello che sente è troppo importante da dire e lui non vuole rischiare di perdere anche la meravigliosa ragazza che gli sta seduta ad un metro di distanza, un vestito di cotone azzurro stretto da un fiocco sulla schiena e i piedi scalzi.
Janis spalanca i suoi occhioni cangianti. Nella penombra della stanza sono blu notte e brillano come se dentro ci ardessero stelle incandescenti.
«Io ho salvato te?»
L'agente annuisce.
«Io ti avrò anche dato un tetto sopra la testa, ma erano soltanto quattro pareti vuote, prima che arrivassi tu con la tua Rossa e la tua energia. Sei un'iniezione di entusiasmo...»
Janis lo guarda a lungo.
«Cosa c'era in quel tampone che ti hanno messo in bocca?» sussurra.
Lui le sorride.
«C'era la pozione della verità. Stasera o domani sapremo finalmente se sono contagioso oppure no, e allora, finalmente...» si blocca a metà della frase e la guarda ancora, in profondità.
Janis si sente la gola secca.
«Finalmente, cosa?» chiede pianissimo.
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Lockdown
Short StoryLa vita di un agente di polizia e di una senzatetto, con cagnolina gravida al seguito, che si incrociano nel Nord Italia durante il lockdown imposto per l'emergenza Covid-19.