6 • Nightmare

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Jocelyn

L'oscurità regnava sovrana in quella stanza talmente piccola e angusta da non poter permettere anche i più semplici movimenti. La pesante porta di legno era sbarrata e chiusa dall'esterno mentre l'unica finestra presente era posta troppo in alto per arrivarci.

Un occhio distratto non avrebbe notato quel piccolo scricciolo seduto con le ginocchia al petto in uno degli angoli più bui di quello stanzino. Troppo terrorizzato perfino per respirare. Non urlava più, né piangeva. Aveva perso la voce e il sonno, ma purtroppo aveva appurato che nonostante tutto il rumore che aveva fatto nessuno sarebbe venuto ad aiutarla.

Non ricordava come si era ritrovata in quella situazione, nemmeno le facce dei suoi rapitori, gli unici rumori udibili in quegli istanti erano i battiti cardiaci della piccola e le risate sguaiate degli uomini lì fuori.
Voleva solo tornare a casa, riprendere ad andare a scuola e vedere i suoi genitori, ma non avrebbe dovuto aspettare a lungo

Un rumore assordante e ripetuto la fece sobbalzare mentre cercava di scomparire ancora di più tra le ombre, ma ciò che le mise ancora più paura fu il silenzio al seguito di quegli attimi. Il tempo sembrava essersi fermato, non volava più una mosca e non riusciva a capire se fosse una cosa buona o no.

Dei passi pesanti precedettero l'apertura di quella porta d'acciaio, da cui entrò un uomo sulla trentina: era molto alto e possente, la barba incolta e i capelli perfettamente tirati all'indietro lo facevano sembrare una di quelle spie che si vedevano nei film americani. Quando gli occhi scuri dell'uomo si posarono proprio su quella piccola creaturina spaventata un sorriso sollevato gli si stampò sul volto «Jocelyn, tesoro mio vieni qui, sei salva. Non permetterò mai più a nessuno di farti del male, te lo prometto» esclamò colmo di emozione e felicità.

Gli occhi spaventati della bambina si illuminarono di colpo e corse a rifugiarsi tra le braccia del padre che la sollevò e la scortò fuori dall'edificio «Non lasciarmi mai più, papà» mormorò felice che il suo eroe fosse finalmente venuto a salvarla.

Poi tutto si capovolse, sembrarono passati anni e la bambina terrorizzata, adesso era cresciuta: portava i capelli scuri legati in una coda alta che si muoveva a destra e a sinistra mentre discuteva animatamente con un ragazzo della sua età. Dopo avergli tirato un sonoro schiaffo, la mora si chiuse in auto, sfrecciando velocemente per le strade di Jalisco, delusa e con i nervi a fior di pelle.

Rientrata a casa gridò cercando di attirare l'attenzione dei suoi genitori, ma in giro non c'era nessuno.
Avanzò cautamente per i corridoi di casa sua, che improvvisamente erano diventati tremendamente inquietanti e silenziosi, fino a ritrovarsi in una stanza completamente piena di sangue.

Gridò spaventata cercando di uscire, ma sfortunatamente la porta dietro di lei si chiuse da sola non permettendole di fuggire.
«Come hai potuto sorellona?» le chiese una voce dietro di lei, era dolce e calda appartenente ad una persona che la ragazza conosceva bene. Jocelyn si girò di scatto ma dietro di lei continuava a non esserci nessuno «Judith» mormorò con voce spezzata «Io non volevo...Mi dispiace» una risata bassa e cattiva la riscosse «Davvero non volevi Jo-Jo? Sei un egoista e lo sei sempre stata!» cadde in ginocchio riconoscendo la voce della madre, mentre al tocco con il pavimento il sangue nella stanza iniziò a salire di livello fino a circondarla completamente «Mi dispiace!» gridò ancora mentre la stanza stava per essere sommersa «È tutta colpa tua Jocelyn, sei la mia più grande delusione» la voce del padre le diede la stoccata finale mentre ormai annaspava in cerca di aria «È colpa mia! È colpa mia!» . La terra tremò e tutto iniziò vorticare mentre le risate dei tre riempirono la stanza «È colpa mia!» gridò un'ultima volta la ragazza prima di sprofondare in una voragine che si era formata nel pavimento.

«Piccola umana ehi, guardami!» la voce preoccupata di Jason mi fa aprire gli occhi di scatto, mi sento distrutta, proprio come poco prima di un attacca di panico. La stanza gira e l'aria nei miei polmoni inizia a scarseggiare.
«Jocelyn ehi tesoro, sei forte puoi farcela, segui la mia voce»

E io giuro che vorrei riuscirci, ma sento l'oscurità farsi sempre più vicina, non ho controllo sul mio corpo, non riesco a ragionare.

Il moro mi afferra una mano portandosela all'altezza del cuore mentre con l'altra mi prende piano il volto costringendomi a guardarlo negli occhi «Calmati piccola umana, concentrati sui miei battiti cardiaci, e respiriamo insieme okay? So che puoi farcela devi riuscire a focalizzarti solo su di me» faccio come dice non distogliendo lo sguardo dal suo, e dopo alcuni minuti interminabili riesco a riprendermi.

Chiudo gli occhi mentre una lacrima solitaria solca il mio viso, dando il via libera a tutte le altre che non ho la forza di trattenere. Jason mi stringe forte a se facendomi sprofondare nel suo petto mentre una sensazione del tutto nuova si fa spazio dentro di me. Mi aggrappo a quell'abbraccio con tutte le mie forze, come se fosse il mio unico appiglio;

Come se lui fosse rimasto l' unico spiraglio di luce a cui aggrapparmi per non essere risucchiata dall'oscurità.

«Shh era solo un sogno tesoro, è tutto finito ci sono io con te»mormora prima di darmi un bacio sulla testa «Ti prego non lasciarmi anche tu» esclamo quasi impercettibilmente tra un singhiozzo e l'altro sentendo la sua presa su di me farsi più salda «Ci sarò sempre per te Jocelyn, te lo prometto». L'ultima cosa che sento prima di crollare in un sonno pesante sono le sua braccia attorno alla mia vita che mi stringono forte a lui.

Apro gli occhi mettendo a fuoco la stanza lentamente, mentre dalla finestra si intravedono i primi raggi di sole.
Il ragazzo accanto a me è girato su un fianco mentre gioca con i miei capelli scuri che sono sparpagliati sul cuscino. Mi dispiace averlo svegliato a causa del mio incubo, accadono spesso.

Nessuno era mai riuscito a calmarmi durante uno dei miei attacchi, in realtà nessuno ci aveva mai provato.

Inizio a vedere Jason sotto occhi diversi, oltre quella maschera da stronzo so-tutto-io è una persona buona, e per la prima volta la sua vicinanza mi fa stare bene. Mi chiedo cosa sarebbe successo se ci fossimo incontrati in circostanze più 'normali', magari in un bar o ad una festa, gli sarei piaciuta lo stesso?

«Riesco a sentire il rumore che fanno i tuoi pensieri, piccola umana. Buongiorno» mi giro vero di lui che mi guarda sorridente, non posso fare a meno di pensare a quanto sia bello, potrebbe essere una divinità.

«Buongiorno»mormoro sorridendo a mia volta quando lui mi poggia un bacio alla base del collo, vengo riscossa subito da migliaia di brividi mentre la sensazione di ieri sera torna a farsi spazio in me.

Cosa mi stai facendo, Jason?

Lo sento sorridere contro la mia spalla e subito un pensiero si fa spazio nella mia testa...Può leggermi nella mente?!

«Mi dispiace se non ti ho fatto chiudere occhio stanotte, non volevo svegliarti» esclamo abbassando lo sguardo dispiaciuta, lui scuote la testa prendendomi il mento con due dita per farsi guardare negli occhi «Non pensarci nemmeno Jocelyn, siamo compagni se non ci aiutiamo a vicenda nei momenti di difficoltà cosa ci hanno legato a fare? Ci sarò sempre per te, non ti lascerò mai più sola ad affrontare tutto, te lo prometto» sorrido non trovando le parole adatte per ringraziarlo e lui mi lascia un bacio veloce sulla fronte prima di alzarsi dal letto.

«Oggi devo risolvere alcune faccende insieme a Micael, tra poco arriverà Riley la quale mi ha esplicitamente detto che non puoi usare per sempre solo i miei vestiti per andare in giro, anche se volendo potresti anche non usarli del tutto, la cosa non mi dispiacerebbe» gli lancio un cuscino arrossendo e nascondendo il viso tra le mani «Deficiente» borbotto a bassa voce, ma non abbastanza da sfuggire al suo udito fuori dal normale.

Ghigna avvicinandosi di nuovo al letto e dopo avermi sorriso spavaldo si sdraia letteralmente su di me appoggiandosi sui gomiti fermi accanto al mio volto, facendomi diventare ancora più rossa. Tento di nascondere di nuovo il viso tra le mani ma lui non me lo permette fermando i miei polsi. «Sei ancora più bella quando arrossisci Jocelyn, non nasconderti da me» detto questo mi schiocca un bacio sul collo prima di rialzarsi «Rimarrei con te tutta la giornata, ma purtroppo devo andare, ci vediamo dopo e divertiti tra i negozi con Riley!» dice ridendo prima di chiudersi in bagno.

Cosa mi sta succedendo? Da quando permetto a qualcuno di abbattere le mie barriere così facilmente?

Little Human-sospesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora