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Jason

«Jocelyn, per favore parlami» esclamo appoggiandomi alla porta della stanza dove si è rinchiusa, non urlo né insisto, otterrei l'effetto contrario.

«So che mi stai ascoltando, ti prego ho solo bisogno di sapere che stai bene» continuo scivolando fino a sedermi sul pavimento.
«Vai via, ti prego» dice tra i singhiozzi, scuoto la testa.

«Sai che non ti lascio sola piccola umana, hai frainteso tutto, ti prego lasciami spiegare». Si susseguono secondi interminabili di silenzio in cui l'idea di buttare giù la porta che ci divide mi balena per la mente, ma capisco che adesso lei non voglia vedermi.

«Ti ascolto» mormora flebilmente.
«Ricordi quando al centro commerciale ti ho detto che potevo sentire solo ciò che la tua mente vuole comunicare alla mia?
-'Sono orribile, non può davvero volere una come me'-
L'ho sentito forte e chiaro appena ho sollevato la maglia. Mi sono fermato per quello Jocelyn, non perché non ti trovo bella o non ti voglio più.
Sei bellissima piccola umana, sei la donna più bella che abbia mai visto e non sarà una bruciatura a farmi cambiare idea.
Ne ho viste tante di ragazze negli ultimi secoli e nessuno potrà mai uguagliare te, perché oltre alla bellezza esteriore, tu sei bella dentro: hai una forza e un'intelligenza stravolgente e sono fiero di avere al mio fianco una donna come te. Quando vorrai e quando sarai pronta mi racconterai la tua storia, e bella o brutta che sia io rimarrò qui con te ad affrontare tutto e tutti. Ti ho detto che i nostri demoni li avremmo affrontati insieme ed ero serio, non erano solo belle parole.» sospiro quando sento l'ennesimo singhiozzo, ma questa volta finalmente la serratura scatta e Jocelyn si lancia letteralmente su di me rinchiudendomi in un abbraccio che mi ha scaldato il cuore.

Ho aspettato questo momento per mesi e adesso che finalmente ho la mia compagna stretta tra le braccia mi sento finalmente in pace. Questo piccolo terremoto è arrivato nella mia vita come un fulmine a ciel sereno facendomi capire per la prima volta cosa significa sentirsi completi, felici.

«Andiamo» sussurro quando ci stacchiamo, la prendo per mano guidandola fino alla porta finestra della baita afferrando un telo e una coperta prima di uscire sul portico per non farle prendere freddo.

Il piccolo terrazzino su cui ci troviamo si trova direttamente sul lago ed è ciò che amo di più di questo posto.
La notte ormai è scesa da un po' e con essa la distesa stellata ci fa da sfondo mentre ci sediamo l'una tra le braccia dell'altro guardando il cielo.

«Avevo sedici anni» inizia sospirando malinconicamente «Jalisco non è mai stato un posto sicuro, i cartelli hanno l'assoluto controllo di tutta la città e non hai altra scelta: o sei con loro o contro di loro, nessuna via di mezzo.
Mio padre era a capo di una delle gang più forti della zona, 'Los Solitarios' . Il nome deriva dal fatto che non avessero alleati e nonostante ciò riuscivano a gestire tutto senza complicazioni.

Da qualche tempo però c'erano stati alcuni conflitti interni e il braccio destro di mio padre era stato cacciato per tradimento, aveva passato delle informazioni sui carichi al cartello rivale 'Los Rechazados'.

Non era la prima volta che per colpire il capo usavano membri della sua famiglia, avevo solo cinque anni quando mi hanno rapito per la prima volta, ma fortunatamente i miei erano riusciti a ritrovarmi e a riportarmi a casa in poco tempo.

Quel fatidico giorno avevo scoperto frugando tra alcuni documenti di mio padre, di un presunto accordo matrimoniale tra me e un altro tizio di Guadalajara per espandere il traffico anche lì. Inutile dire che la mia reazione fu tutt'altro che pacifica: litigai pesantemente con i miei genitori e gli dissi cose orribili prima di scappare di casa.

Little Human-sospesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora