Capitolo 6

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Lauren's POV

Dalla finestra entrano raggi di sole che mi illuminano il viso, facendomi svegliare. La stanza é avvolta in un'atmosfera strana, quasi fosse sospesa nel vuoto insieme al mio stato d'animo. Già, perché anche io mi sento vuota, spoglia. Spoglia di ogni forza, di ogni voglia di continuare così, andare avanti senza speranza e senza possibilità di migliorare. Stancamente mi riavvolgo nelle coperte , che durante la notte si sono spostate tutte ai piedi del letto. Si sta così bene qui nel letto, al caldo, nessuno che rompe i coglioni e nessuno che ti fa piangere. Ma purtroppo non tutto dura per sempre, e il mio stomaco mi supplica di alzarmi. Lo ascolto perché ha sempre ragione, e ragiona con il cervello, al contrario di qualcun'altro di mia conoscenza. Non ho proprio voglia di fare niente, e dall'intensità della luce immagino che siano già passate le 10, quindi non posso andare a scuola. Arrivata all'ingresso del salotto mi blocco e a guardare ciò che mi si presenta davanti mi vengono i brividi, anche perché sono a piedi nudi e il pavimento é congelato.

Sul tavolo ci sono un'infinita di cibi, dal latte al bacon, e il mio amato stomaco (penso che ormai sia diventato la mia coscienza) mi dice di muovere i piedi. Saranno circa 20 ore che non tocco qualcosa da mangiare e lo sguardo di mio fratello da dietro il tavolo dice che tutto quel ben di Dio comprende anche la mia cena di ieri sera. Mi getto letteralmente sul pane e comincio ad abbuffarmi. Ash mi fissa contento mentre mi godo tutto quello che mando giù, soddisfatto della sua capacità di rendermi felice. O almeno questo é quello che pensa lui. Io sono solo assatanata. Però é inquietante.

"Dov'è papà?" Chiedo con mezza fetta di bacon in bocca.

"In florida. Torna circa tra due mesi"
Cosa?

"Cosaaaaaaaa?" Gli occhi spalancati per lo stupore.

"Non voglio stare a casa con te per due mesi"

"Ti tocca, mi dispiace"

Non ci credo ancora. Perché papà mi ha fatto questo? Uff. Però non mi dispiace stare un pò a casa con il miglior cuoco della famiglia.

"Preparati che usciamo"

Non obbietto e senza nemmeno chiedere spiegazioni vado in camera e mi vesto. Jeans neri strappati, felpa nera dei Nirvana e anfibi neri. In questo assomiglio a mio fratello. Anche lui veste sempre di nero. Però stasera in testa ha una bandana grigia. Che fantasia. Chiudo a chiave la casa e salgo in macchina dove mi sta aspettando Ashton. La Range Rover anch'essa nera parte con un rombo e in poco tempo ci fermiamo davanti ad un cancello troppo familiare. Casa Hood.
Che ci facciamo qui?

Non lo so nemmeno io cara vocina. A quanto pare Ash sa benissimo dove andare, quindi lo seguo verso un grande capanno. Dall'interno viene il suomo ovattato del basso di Calum. Appena apriamo il portone un'ondata di caldo ci travolge, insieme ad uno strano profumo di limone. È il profumo che ha sempre anche Cal. Mi accomodo sil divanetto alla mia sinistra con gli occhi di due strani ragazzi puntati addosso. Uno é carino, biondo, occhi azzurri e un anellino terribilmente sexy al labbro inferiore. L'altro sembra simpatico, con i capelli di un rosso acceso, chiaramente tinti.

"Volete una foto?" La mia pazienza non ha un limite preciso, tranne oggi. E vi assicuro che è molto basso.

I ragazzi subito ricominciano ad accordare gli strumenti e io mi guardo attorno. Ci sono tre microfoni davanti, già sistemati all'altezza dei cantanti, mentre dietro su un rialzo c'è una meravigliosa batteria. Sopra v'è scritto "Ash" con un simbolo accanto. Questa proprio non me l'aspettavo. Ogni giorno mi sorprende di più. Il ragazzo biondo comincia a contare per provare il microfono, e io osservo Calum. Non é altissimo rispetto agli altri tre, anzi direi che è il più basso, ma in questo momento gli salterei addosso.
Da quando pensi queste cose?

Bad Dreams~Calum Hood~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora