Siamo già al noveeeeee waaaaaaa**
Ashton's POV
Entro in camera e mi butto sotto il letto. È una cosa strana, ma riesce a tranquillizzarmi. Lo so. Io sono strano. Sono pazzo. Come lei.
Mamma...
Non é colpa di Lauren, è solo colpa mia. Io ero lì, potevo fermarla. Ma era così spaventosa con quel coltello in mano, ormai non ragionava più. Quella stupida malattia si era insinuata in lei velocemente come il veleno della Vedova Nera. A quel tempo avevo solo 12 anni. Anche io ero a posto con la testa. Ma ora no. Sto impazzendo anche io.
Corea di Huntington... Ricordo ancora quando i medici l'hanno nominata, ricordo ancora la spiegazione dei suoi comportamenti.
"La signora Megan é affetta da questo morbo, chiamato Corea di Huntington. È una malattia genetica neurodegenerativa, ed è composta da tre stadi. Nel primo si verifica un peggioramento della memoria con alterazioni comportamentali e una riduzione delle capacità intellettive in generale. Nel secondo ,quello intermedio, la persona comincia a compiere piccoli movimenti involontari o a perdere la capacità di movimento per un breve periodo. Inoltre c'è difficoltà ad esprimersi. Infine nella fase avanzata avviene un generale rallentamento, dalla rigidità alla difficoltà addirittura di compiere i gesti quotidiani, come vestirsi mangiare e parlare soprattutto. Nonostante questo le persone colpite mantengono spesso la capacità di comprendere tutto quello che li circonda. Molte volte questo insieme provoca un esaurimento nervoso per l'incapacità di fare quello che si vuole. La vostra parente era tra la fase intermedia e quella avanzata. Mi dispiace tanto, ma non ci sarebbe stata cura."
La possibilità che io ereditassi tutto questo era del 50%. Cazzo. A volte sento come se fosse l'ultimo giorno. Ma non voglio sprecare la mia vita così, preoccupandomi per quello che potrebbe succedermi. Voglio viverla appieno la vita, giorno per giorno. Voglio conoscere, divertirmi, amare quello che ho intorno senza pensare :" Cazzo, che vita di merda che ho". Ma non è possibile. Io me lo sto impedendo.
Non voglio mettere in difficoltà gli altri come faceva lei. Dovevamo aiutarla in tutto, pure ad andare in bagno. Eppure era sempre sorridente.
Come mai quel giorno era così cupa? Come mai si è svegliata piangendo, volendosi uccidere, dicendo che non ne poteva più di Lauren? Che poi, sua figlia non c'entrava. Lei era solo arrabbiata perché mia sorella subiva ma non reagiva. Era sempre silenziosa, non si lamentava di niente. E lei non ci prendeva gusto. Ha deciso di uccidersi per rabbia, si è tagliata le vene per invidia. Aveva il coltello in mano, quando l'ho vista. Mi sono bloccato in mezzo alla stanza. Lei con le lacrime agli occhi, in piedi, aveva e non aveva il coraggio di conficcare quel coltello nella sua carne. Poi Lauren si è avvicinata a me, lei l'ha guardata con disprezzo. Il suo viso si girava qua e là, Lauren coltello, coltello Lauren. E lì decise. In quel preciso istante la lama cadde violentemente nel braccio, trapassandolo quasi. Un ultimo urlo straziante, un ultimo sguardo al corpo esanime della donna a terra, il sangue ormai secco sul pavimento. Non c'è più brutta cosa che vedere una persona in preda alla pazzia ammazzarsi senza motivo.
"MEGAN!"
La portarono all'ospedale, ma era troppo tardi. Aveva centrato in pieno la vena.
I ricordi mi assalgono, e nemmeno me ne accorgo che inizio a singhiozzare. Non voglio più pensarci. Io amavo così tanto mia madre. Anche lei mi amava.
Solo ora mi accorgo che sono così simile a lei, i capelli, il carattere. Tutto viene da lei.
Esco da sotto il letto e dalla stanza.
Devi affrontare i problemi.
Non possiamo permetterci uno psicologo, costa troppo. I soldi che guadagnamo io e mio padre servono per la casa, il cibo, e la scuola di Lau. Ed eccola lì. È seduta sulla poltrona. Ora li sta fissando.
"Tutto ok?" Sembra davvero dispiaciuta. D'altronde, non ha fatto apposta.
Ha detto che mi vuole bene.
"Si"
"Andiamo da Cal?"
"Io, ecco, non credo di sentirmela..."
"Metti le scarpe e il giubbino"
Neanche fosse la mia badante. A volte, come ora, mi chiedo se davvero sono io il fratello maggiore. Lei è più matura.
Una volta da Cal chiamiamo Luke e Michael, il mio pandacorno preferito. Vogliono suonare tutta la sera, e non si presenta come un problema dato che la baracca in cui suoniamo è insonorizzata. E intanto che aspettiamo i miei amici insegno a mia sorella a suonare la batteria. Calum ci guarda divertito mentre mette in ordine gli strumenti. È brava, impara in fretta.
"Riccioooooo, dove seiiiii?" La porta si spalanca mostrando un Mike tutto spettinato, con una camicia a quadri dello stesso colore dei capelli e i jeans strappati. Mi salta addosso e si aggrappa come una scimmietta.
Sorrido debolmente mentre mi abbraccia. Solo Dio può sapere quanto è tenero questo ragazzo. Solo lui con la sua dolciositá (hihihi) e la sua simpatia riesce a farmi star meglio. Gli voglio un bene dell'anima. Gli altri dicono che sembriamo sposati.
Mi stampa un bacio sulla guancia e mi incoraggia. Io naturalmente arrossisco: non mi aspettavo una dimostrazione d'affetto così aperta in pubblico. Ma non mi importa. Sono tra le sue braccia.
La prima canzone che suoniamo è wherever you are. Mi fa stare bene perché é tranquilla. Lauren come l'altra volta ci ascolta, e pian piano si addormenta. Noi invece suoniamo tutta la notte.
"Grazie"