13 - Venere King

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«Venere» Mi chiama Dylan che si è avvicinato ancor di più verso la mia direzione.

«Che vuoi?»

«Se arrivi a dire questo, vuol dire che tu non hai mai amato per davvero una persona, almeno una volta. O che qualcuno ti ha spezzato il cuore a tal punto di non riuscir a vedere le cose diversamente» afferma d'improvviso e la situazione si fa sempre peggio. Così gli chiedo cosa vuole intendere con il "non aver mai amato qualcuno o che mi abbiano spezzato il cuore".

«Perché dici queste cose?» Gli domando, e il suo discorso non mi promette nulla di buono, spero vivamente che non arrivi a parlare di sciocchezze sull'amore e bla bla bla...

«Perché in tutto ciò, non hai saputo cogliere che forse io quella donna l'amavo. Ti sei limitata a dire che facesse schifo. Cosa? Provare amore? O che non lo provino nei tuoi confronti?» Domanda accigliandosi.

Inizio ad agitarmi, guardo ovunque ma non nei suoi occhi, ho paura che possa capire che sia tutto vero, e lo è.

E' arrivato a scoprire ben due punti deboli in un attimo e io non sono stata capace neanche una volta di scoprire cosa possa nascondersi dietro alla facciata di "so tutto io".

Lo disprezzo. Disprezzo di essere stata poco attenta, di non aver saputo sigillare la porta del mio cuore, perché ora i miei sentimenti svolazzano come farfalle e non riesco a buttare dentro le mie lacrime.

I miei sentimenti assomigliano tanto alle carte che vengono distribuite per giocare, cadranno pian piano fin a diventare come le foglioline dell'autunno, ognuno il suo colore, il mio è impercettibile.

La rabbia fa il suo ingresso, permettendomi di realizzare l'ultima cosa che mai avrei potuto immaginare di fare. Gli tiro uno schiaffo pesante come se contenesse in sé un peso maggiore di una semplice mano.

Sul suo viso sono affisse le mie dita, una sagoma rossa che sembra un tatuaggio, senza dover subire ulteriori operazioni con l'ago e credo che questo faccia male due volte di un semplice segno indelebile.

«Tu! Mi fai innervosire, dici sempre cose insensate» dico arrabbiata, tenendo ancora la mano alzata.

«Se sono insensate, allora perché i tuoi occhi dicevano "sto per piangere"?» Chiede, e alzandosi prende la mia mano, osservandola e facendomi notare che si è arrossata.

«Cosa ne sai di cosa stavo per fare? Non mi conosci, per dire che qualcuno mi abbia spezzato il cuore o di non aver amato».

«Non c'è bisogno di conoscere una persona, bisogna ascoltare e capire le poche parole che escono dalla sua bocca. E scommetto anche, che nessuno ti abbia mai ascoltato una sola volta» Esordisce, avvicinandomi a sé.

E' vero nessuno hai mai, anche solo una volta, capito i miei pensieri, neanche Liam. Credo che da una parte è come dice lui, una persona si capisce dalle parole che estranea, da lì puoi dir di sicuro com'è una persona ma non fin in fondo.

«Fai tanto il saggio, Dylan, ma devi saper che io sono Venere King e di certo non mi capitano sfortune di questo genere» affermo, mentendo. Potrei fare il record di quanto ho mentito in questo periodo, ma se ne vale la pena lo farò fin in fondo.

«Fai tanto la risoluta, ma devi saper che senza il "King" non sei nessuno, Venere. Tu ti nascondi dietro la tua famiglia e posso assicurarti che è questo il reale motivo per cui le persone sono intimorite da te. Inizia ad essere gentile almeno per una volta. Di certo non potrai continuare a dire: "io sono Venere King". Rifletti su cosa tu sei veramente e non su quella che ti senti di essere» sbotta Dylan, arrabbiato.

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