10 - Segreto svelato

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Siamo qui fermi, davanti casa di Liam da un po', fissandoci da un'infinità di tempo, forse anche troppo, come se i nostri occhi s'incastrassero.

Questa, sarà di sicuro l'ultima volta che potrò guardarlo da così vicino, l'ultima volta che potrò sfiorare il suo viso dolce, che mi ricorda un posto e non una persona.

Nel momento dello sconforto lui c'è sempre stato, anche se io non gli davo a vedere che avevo bisogno di lui .

E l'ultima volta che potremmo baciarci. Liam s'avvicina a piccoli passi al mio viso o per meglio dire alle mie labbra. Il suo tocco così delicato, ma al tempo stesso disperato, provoca in me tristezza. Tristezza che non avevo mai provato, paura di rimanere sola e non poterlo più vedere.

Cosa può fare una ragazzina se non provare sconforto? Nulla, non potevo provare nulla, dovevo starmene zitta e far finta che mi andasse sempre bene, e anche questa sera ho finito per non dire nulla, per non scoppiare.

Liam allontanò le sue labbra e incominciò a guardarmi di nuovo, ma i nostri non erano che sguardi fatti di tristezza.

Spezzai quel silenzio inventandomi che sarebbe passata Lizzy a prendermi, e che poteva rincasare, ci scambiammo un abbraccio che durò molto, anche più di quello che sembrava, mi salutò guardandomi ancor in quel modo, sembrava che stessi per partire io. No! Quello non ero uno sguardo di tristezza ma di una persona che prova pena.

Perché? Non poteva semplicemente sorridermi?

Sposto la mia visuale sulla strada e noto una persona ferma, appoggiata ad un lampione, che oltretutto mi fissa.

Ma che vuole?

Lo vedo avvicinarsi e mi accorgo che è lui: Dylan.

«Brava, sei stata fantastica! Recitavi un copione, per il prossimo film in cui apparirà tuo padre?» Domanda, ridendo e applaudendomi, come se fosse in uno show.

Si uno show di quattro soldi.

«Invece tu cosa sei, il regista? Dato che ci stavi fissando!» Affermo soddisfatta.

«Piccola e sfrontata Ribelle, credi che io sia tanto stupido?» Chiede, sapendo a cosa si stia riferendo.

«Sei stupido? Non so, dimmelo tu» Dico fingendo.

«Lo sai a cosa mi riferisco, ormai non hai più scuse» .

«E allora? Andrai a dire a tutti la verità? Vai, diglielo pure non mi intimorisci di certo con simili cose, tu!» Confesso con sicurezza, tirandogli il lembo della sua maglietta per attirarlo a me.

«Non ti intimorisco così?» chiede beffardo.

«No affatto, tutt'altro»

«Se è così dovrò provare con qualcosa di più pesante», afferma, guardando un punto in lontananza.

«Senti tu, strambo dei miei stivali, cos'hai in mente?»

«Quello che ho in mente di certo non lo dirò, sarai tu a doverlo capire Ribelle».

«Ehi, io non mi chiamo "Ribelle" ma Venere, tienilo bene a mente», dico, continuando a guardarlo male.

«Va bene, Ribelle», continua e scoppia a ridere quando mota che sto urlando in modo poco carino in strada, definendolo odioso.

«Che problemi ti affliggono?» Chiedo per poi continuare «A scuola non appari indifferente alle ragazze, perché non tormenti quelle poverine?» Finisco di dire ma lui continua a sorridermi, e soltanto ora mi accorgo del suo sorriso, è così bello.

E' coinvolgente, ti viene voglia di ridere solo a guardarlo, non riesco ad essere arrabbiata vedendolo in questo modo.

«Vuoi saperlo?»

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