19 - Lilith Mitchell

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DYLAN REED

Avevo capito che Venere non era quel tipo di persona abituata alle manifestazioni d'affetto. L'osservavo nella sua piena titubanza. Si poteva capire da lontano un miglio che fosse una persona sulle sue e non esitava a guardarmi negli occhi, neanche per sbaglio.

Sorgeva quel punto interrogativo senza sosta, dove io me l'immaginavo insolita, radiosa, piena di amici da far invidia a quelli che ne avrebbero voluto avere veramente. Bensì è un accumulo di espressioni indescrivibili, lugubre, quasi come se stesse per sfiorire della sua bellezza.

E io ero peggio di lei, perché sentivo di essere triste stando in sua compagnia, ed è sbagliato pensare a ciò quando dovrei cercare di comprenderla.

Odio le persone senz'anima. Non ce la faccio ma devo.

Mi aveva espresso senza troppe difficoltà "che le piaceva avere tutto ai suoi piedi". Quella frase mi apparve frivola, priva di una vera risposta, forse un riparo da me, che sono solo un ragazzo che non la mette a suo agio, forse non ancora.

Lei non si fida di me. O per meglio dire lei non si fida di nessuno e ne sono certo perché se non fosse stato così, i nostri coetanei avrebbero intuito che si tratta solo di un'affabile ragazza, con i suoi soliti problemi dell'adolescenza e che per questo vengono giustificati i suoi comportamenti eccentrici, ma non è così.

Aspettavo da Venere un responso adatto a quello che fantasticavo sulla sua personalità, qualcosa che mi mettesse felicità, perché anch'io non me la passavo granché alla ricerca della sua vera identità. Ma indubbiamente Venere non poteva essere come "lei"...

«Spiegati meglio!» Le avevo sentito dire, dopo un po' che ero ritornato nella vita reale, pensando solo e solamente a lei che oramai risuonava nella mia mente più spesso del solito.

La guardo ininterrottamente, meditando su quel che avrei potute dirle, arrivando alla conclusione che non so realmente cosa voglia sentirmi dire, probabilmente voglio solo che Venere possa confidarsi in stile diverso dal solito "cattivo carattere". Nel mio procedere dalla riflessione la vedo abbastanza imbarazzata e non capisco perché lei da un momento all'altro si comporti in questo modo, quando prima aveva un'aria tutt'altra che imbarazzata, al contrario era serena.

«Venere, ho deciso di ritirare la mia domanda con un'altra» Dichiaro, sapendo che quello che avrei dovuto dire era inutile.

Alza di scatto il viso, confusa ancor di più. «E sarebbe?»

«Hai mai provato a farti piacere da qualcuno, che non fosse né il tuo ragazzo né la tua famiglia?» Le domando abbastanza curioso di sapere cosa ora stia per dirmi, anche se so già la risposta.

Venere si alza improvvisamente, sbattendo le sue mani contro il legno del tavolino della caffetteria, nervosamente e mi dice: «Ora so che mi stai truffando con la tua facciata di bravo ragazzo, per cui so che mi stai schernendo dietro con le tue domande stupide...sa-sap-sapendo che nessuno e dico nessuno...mi sopporta, e penso che tu faccia parte di quelle persone, altrimenti perché saresti seduto qui a perdere tempo con una "King" che definisci nessuno?» Domanda abbastanza arrabbiata, vedendo il suo viso rosso, in fiamme, sfogandosi con me come se avesse voluto farlo da chissà quanto tempo.

«Si hai ragione, so che nessuno ha voglia di starti accanto. Ma allora come mai sei ancora qui a rispondere alle mie "stupide domande" quando potresti andartene?»

«Ho scelta di andarmene?» Chiede, ma credo che sia stato davvero idiota a domandarle una cosa del genere.

«Giusto anche questo...allora suppongo che testerò la tua pazienza in questi giorni che passeremo insieme» dico, ridendo di gusto a quello che ho appena affermato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 01, 2020 ⏰

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