And Love Said No

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Il primo giorno di visita al cantante fallì miseramente. Il cielo cupo era carico di pioggia, e il vento soffiava come un forsennato. 

Ero seduda sotto un muretto che recintava la torre a dir poco imponente ricoperta da uno strato di edera verde verde appena bagnata.

Non si vedeva granché della torre da lì sotto, ma la sua grandezza ti impressionava facilmente anche da quella bassa prospettiva.

Ti faceva sentire piccolo e imponente.

Essa era circondata da edifici semplici di anni fa, colorati da una pittura ormai sbiadita dal tempo.

Non c'era un campanello, e quindi dovevo starmene lì ad aspettare che lui uscisse o che qualcuno entrasse.

Aspettavo e speravo con uno zaino nelle ginocchia.

Nel frattempo alcuni individui si fermavano ad ammirare la belezza della torre per poi ridacchiare e arrossire. Probabilmente anche loro erano ammiratori del propretario.

Poi I loro sguardi si posavano su di me. In un primo momento erano confusi a vedere una ragazza seduta sul cemento a far niente, poi quello sguardo sembrava diventare di comprensione.

Se ne andavano dimenticandosi di me con I loro occhi fissi su quella torre a ricoperta da un velo di mistero. La torre ti attirava, inutile negarlo.

Nel tempo mi alzai cercando di farmi vedere da qualcuno che evidentemente non c'era. Le finestre rivelavano solo il buio crespo della abitazione eccentrica.

Io però non volevo andarmene. Volevo restare lì, accettando la delusione e il fallimento della mia "missione".

La pioggia decise di cadere facendosi sempre più fitta, mentre io mi allontanavo da quel posto pieno di forestieri che se ne andavano lasciando un pezzo di anima ai piedi di quella fatidica torre.

Io ci lasciavo solo la promessa del mio ritorno il giorno seguente. Presi lo zaino e ritornai dal "mio bar" a Helsinki.

Una cioccolata calda e una dormita. Niente rimetteva in sesto come questa coppia.

Seduta su un tavolo scuro di fianco ad una finestra che dava alla citta.

Avevo la testa posata sul vetro e uno sguardo malinconico che vagava liberamente nelle tranquille e bagnate strade di Helsinki. Dalla tasca del cappotto presi l'mp3 con gli auricolari che subito misi nelle mie orecchie bisognose di qualcosa.

Cyanide Sun era già preimpostata. Cyanide Sun in ripetizione.

Non avevo ascoltato nient'altro dalla morte di mia sorella. Quell'infinita malinconia che trasmettevano le sue note mi faceva rilassare I sensi ormai alterati da tutto quello che succedeva.
Seguivo il suo esempio.

La canzone mi accompagnò fino a casa, e dolcemente mi fece addormentare in quella sensazione suave di tranquillità.

I sogni però non cambiavano. Era sempre lei. Lei e la sua persuasione.

Mi perseguitava. Mi possedeva ancora.

***

La mattina non era iniziata nei migliori dei modi.

Lo specchio aveva rivelato le enormi occhiaie dovute al poco riposo, avevo perso una ciabatta e il  mio bar preferito era chiuso. Quando mi ero fatta la doccia l'accappatoio aveva le maniche rovescie, fuori pioveva e l'ombrello si era rotto.

Sarebbe stata una pessima giornata. Uscì di casa con solo il sapore amaro del mio caffè cattivo e una fame da lupi.

Avevo passato nove giorni sotto la torre senza mangiare a sufficienza. Nove giorni senza un segno di vita da parte di Ville Valo. Nove notti sognando il cadavere di mia sorella.

Cyanide SunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora