Capitolo 13

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Quel lunedì mattina mi svegliai di ottimo umore. Con una sensazione nuova. Un'irresistibile, insolita, stupefacente voglia di varcare la porta di quell'ufficio, quella stessa porta che avevo sempre guardato con orrore. Ovviamente di sbalorditivo non c'era nulla. Il mio scopo non era quello di lavorare, bensì di scoprire chi fosse il collega che mi aveva infinocchiato, strappargli una confessione in piena regola e spillargli fino all'ultimo centesimo.

Avevo passato il pomeriggio della domenica a rimuginare sul piano di Walter. All'inizio l'avevo accolto con la stessa professione di fede di chi, invitato da un padrone di casa noto per offrire pranzi luculliani, si ritrova nel piatto un agglomerato dall'aspetto poco allettante. Ero poco convinto, ma rimanevo fiducioso nelle abilità del mio amico. Tanto che alla sera ero già convinto delle possibilità di successo di quel piano. Mi buttai alle spalle il brutto spavento di quei due giorni e mi concentrai sul chi, come e quando del nostro piano. Meditai sui consigli di Walter e, sebbene ben conscio che neanche con tanto impegno avrei raggiunto la sua abilità nel raccogliere confidenze, mi ero convinto che anche io avrei potuto calcare quel terreno che fino ad allora avevo disdegnato, e con l'aiuto della buona stella del principiante, tra le chiacchiere d'ufficio avrei trovato la mia fortuna.

Insomma ero arrivato alla fine di quella giornata rigonfio di ottimismo come un tacchino ripieno sulla mensa di Natale.

Quel lunedì, come tutte le mattine, la solita sveglia strillò a pieni polmoni avvisandomi che il tempo dei sogni era finito. Quasi mi sembrava di percepire un ghigno di soddisfazione in quello strimpellare di suoni disarmonici, architettati da chissà quale mente malata per rovinare le prime ore di veglia dei suoi simili. Ma quella mattina non era una mattina qualsiasi. Non avrei passato otto ore chiacchierando qua e là pur di evitare il lavoro. No, quella mattina avrei chiacchierato qua e là per costruirmi un futuro lontano da quell'ufficio. Avrei pur sempre evitato di lavorare, ma non per pelandronite ma per un nobile fine. Programma migliore per la settimana non mi sarebbe potuto presentare.

Arrivato in ufficio, passai dalla reception e lì vidi Walter. Non avevamo più parlato dalla pizza peperoni e mele — l'avevo cercato al telefono ma aveva risposto la sgradevole fidanzata, che pur di non passarmelo aveva inventato una scusa poco credibile — ma confidavo sull'impegno con cui il mio amico aveva preso a cuore la mia disavventura. Appena mi vide entrare dalla porta, mi fece un cenno di intesa e mi venne incontro.

«Guarda cosa ti regala il tuo migliore amico», mi si rivolse allungandomi un libricino dall'anonima copertina in pelle nera. Io lo rigirai tra le mani un paio di volte, incerto del suo significato.

«E cosa sarebbe, il libro che devi ancora scrivere?».
Lui mi prese per un braccio e senza dare nell'occhio mi accompagnò verso un cono d'ombra lontano dall'andirivieni dell'ingresso e da possibili occhi indiscreti.

«Come che cosa sarebbe? Un taccuino. Un detective che si rispetti non è un detective che si rispetti senza un taccuino su cui segnare tutte le informazioni che scopre nelle sue indagini».

«Oh sono quasi commosso, caro collega».

«Dammi qua, miscredente. Ci devi scrivere tutto quello che ti sembra avere anche la minima rilevanza con Rosina. Per non perdere tempo ho già elencato i nostri sospettati in ordine di probabilità, che mi sono permesso di stabilire così: al primo posto il nostro playboy Rolando; in seconda posizione Valente, che di sicuro non è un seduttore ma con quel suo aplomb sembra abbia un certo piglio sulle donne; terzo l'impenetrabile Learch, e per ultimo quel moccioso di Berto. Sul fronte dei pettegoli invece, dobbiamo senza dubbio parlare con Brigida e le sue tre dame di compagnia, con quelli del quarto piano, che sanno tutto prima di tutti, e con chi altro mi capiti a tiro. Ma mi raccomando, massima discrezione, nessuno deve sospettare niente. Allora d'accordo? Tu prendi i sospettati, io i pettegoli».

Un equo indennizzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora