Ninth Chapter

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Mi trovavo nella mia soffitta: non cercavo nulla in particolare, ero solo annoiato, ma stavo trovando davvero tante cose belle, che pensavo fossero state perdute per sempre.
In quel momento ero seduto a gambe incrociate su di un trappeto soffice e bordeaux e stavo sfogliando un vecchio album di fotografie.
Una foto di me e mia madre: avevo a malapena un anno (così diceva la scritta sottostante) ed ero in braccio alla donna, che salutava sorridente l'obiettivo.
Una foto di me e Mildred: stavamo giocando insieme a rincorrerci con le nostre scope giocattolo, avevo quattro anni, lei tre, e sembravo il bambino più felice del mondo. Sorrisi nel rivedere quello scatto.
Una foto di me e mio padre: eravamo uno accanto all'altro, in piedi davanti alla porta di casa. Lui teneva la sua mano poggiata sulla mia spalla e muoveva la testa con aria di importanza, con me al suo fianco, con un bel sorriso forzato che sfoggiavo con fatica.
Una foto di me e Bellatrix: ero nato da pochi mesi, e la donna mi stringeva a sé col suo solito sorriso folle in volto. La descrizione portava una scritta più elaborata: 13 novembre 1980 - Draco e Bella. ("Diventerà un grande mago, farà fuori tutti i luridi Sanguemarcio" dice lei, sorridendo. Lucius approva). Quella era la grafia di mia madre. Avevo la nausea, ma proseguii.
Una foto dei miei genitori: mia madre aveva un gran pancione e si stava sistemando la coda bionda, mentre mio padre la cingeva in vita, sorridente come non mai: 4 aprile 1980 - Lucius e Narcissa, i due innamorati.
Una foto di mia madre, Bellatrix e Andromeda: erano tutte e tre giovani e bellissime. Stavano ridendo in modo naturale, e Andromeda indossava ancora il mantello di Hogwarts: 1 settembre 1968 - le tre inseparabili sorelle, il giorno del ritorno a Hogwarts per Andy, per il suo ultimo anno. (*)
Mi sentivo strano nell'immergermi così a fondo nel passato, quindi decisi di smettere.
Chiusi di scatto il book e lo riposi al suo posto, proseguendo con la mia perlustrazione.
Arrivai ad un mobiletto: tremolava, e sembrava che ci fosse qualcosa pronto ad uscire fuori non appena le ante fossero aperte. Il cuore fece un tuffo nel mio petto, ma la curiosità era troppa.
Sussurrai alla bacchetta un "Alohomora" e la puntai verso la serratura, che fece uno scatto e finalmente le ante furono aperte. Feci un passo indietro per precauzione, ma ciò che ne uscì mi pietrificò.
L'imponente e severa figura di mio padre sgattaiolò con la solita eleganza fuori dall'angusto nascondiglio; i suoi occhi glaciali mi trapassarono e i suoi passi iniziarono ad avere me come meta. Non riuscivo a capire come potesse essere possibile che fosse lì in soffitta, lui era ad Azkaban da un paio di mesi, ma la paura sovrastava la confusione. Mio padre era ormai a pochi passi da me, quando un ricordo flash attraversò la mia mente: "-Riddikulus!- pronunciò il professor Lupin alla platea di giovani".
Feci un respiro profondo; la mia mano tremava incontrollabilmente, ma puntai comunque la bacchetta contro l'uomo, e con un filo di voce dissi: -R-Riddikulus-.
Il molliccio però, dopo il suo "pop" non mutò in qualcosa di divertente, ma prese la forma di un corpo morto a terra. Era una ragazzina, di circa quattordici anni, ed aveva la chioma di un biondo quasi argenteo. Gli occhi erano vitrei, e del denso sangue scuro usciva a fiotti dalla bocca socchiusa. Quello era fin troppo per me, e mi gettai in ginocchio, con le lacrime che iniziarono a sgorgare copiose dai miei occhi tristi, disperati ed impauriti.
-No ti prego, perché mi fai questo?-
La mia voce era ridotta ad un roco sussurro, ma non smettevo di guardare il cadavere della mia sorellina lì accanto a me. Non sapevo nemmeno a chi fosse riferita quella domanda, forse a me stesso.
-Riddikulus!- esclamò una voce femminile alle mie spalle. La creatura mutò in una pioggia di coriandoli, poi fu rispedita e rinchiusa nuovamente nella sua casa.
Mi voltai, e mia madre stava camminando in fretta verso di me, a braccia spalancate. Non appena mi raggiunse mi strinse in un abbraccio caloroso e ricco d'affetto, quello che mi mancava da fin troppo tempo.
-Lei era l-lì mamma- singhiozzai, ricambiando l'abbraccio.
-Va tutto bene, tua sorella sta bene. È giù che mangia una fetta di dolce. Sta bene, Draco- mi rassicurò, sciogliendosi dall'abbraccio. Mi asciugai il volto e annuii, calmandomi un po'.
-Era solo uno stupido molliccio. Chiederò a Tyo di farlo sparire, okay?- continuò, rimettendosi in piedi. Feci lo stesso ed annuii nuovamente.

-Hey Draco, tutto bene?-

Mi risvegliai di soprassalto dal flashback in cui ero involontariamente caduto e mi voltai a guardare negli occhi l'interlocutore.

-Più o meno- mormorai, asciugandomi velocemente la lacrima solitaria che scendeva indisturbata dal mio occhio destro.

Mi abbracciò all'improvviso, e quel gesto mi stupì parecchio, ma ricambiai. Quella domenica mattina era iniziata male, per colpa di quel ricordo, ma stava diventando meno brutta e più sopportabile, solo grazie a lui e quell'abbraccio caloroso in cui mi rifugiai.

-Harry, non dormi nemmeno la domenica mattina?- gli domandai sorridendo, una volta che tornammo due entità differenti.

-È arrivato un gufo da parte dei miei zii babbani, e mi ha svegliato- si lamentò, sbuffando.

-Quindi sei corso qua al nono piano?- lo incitai, ridacchiando.

-Una cosa del genere- sentenziò, facendo scorrere la sua schiena lungo la parete, sedendosi a terra. Feci lo stesso e sorrisi, portando lo sguardo alla finestra, dove è stato rivolto durante tutto il ricordo.

-E tu di nuovo con i compagni ficcanaso?-

Esitai. Quella mattina mi ero svegliato a causa di un incubo riguardante Voldemort e mio padre, ma non mi andava di raccontarlo a nessuno, quindi gli riferii una mezza verità.

-Un sogno troppo vivido mi ha fatto aprire gli occhi, e poi un mio compagno di stanza stava pomiciando con.. credo la sua ragazza, e me ne sono andato-

-Ti capisco. Per entrambe le cose-

Lo guardai e stava sorridendo malinconico, cercando il mio sguardo. Quando lo trovò, fu come se una catena molto resistente li legasse: grigio nel verde, nuvole sulla natura, ghiaccio su un prato.

Era tutto terribilmente strano, ma tanto piacevole da non riuscire a farne a meno. Non avrei interrotto quel contatto visivo per nulla al mondo. Stava scrutando prima i miei occhi, poi scese piano al mio naso e alle mie labbra, poi ripeté più volte quella sequenza. Il mio cuore batteva all'impazzata e mi morsi piano il labbro inferiore, in attesa della sua prossima mossa. Si avvicinò, quasi impercettibilmente, a me.

-Sai una cosa, Draco?- disse, voltandosi lentamente a guardare la parete davanti a noi. Sospirai, con l'amaro in bocca, e feci lo stesso, trovandomi a guardare il bell'Affresco di Harry dipinto dinnanzi a noi.

-Dimmi, Harry- mormorai, passandomi una mano tra i capelli. Il corvino si alzò in piedi e mi rivolse un ultimo sguardo e sorriso, poi rivolse la sua attenzione al dipinto.

-Wally Thompson ha fatto proprio un bel lavoro- commentò, poi se ne andò, lasciandomi solo e senza parole.



(*) Non ci sono date precise sulla nascita delle tre sorelle, ma ho trovato un sito che ipotizza la nascita di Andromeda tra il 1950-55, così ho fatto un po' ad intuizione, dato che poi Ninfadora nasce nel 1973.

𝐃𝐞𝐬𝐭𝐫𝐨𝐲𝐞𝐝 ;; 𝐃𝐫𝐚𝐫𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora