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"Ange, chi è quel tizio?" mi chiede Lara, indicando un punto davanti a noi. Sono le sette di sera, abbiamo appena finito un'interminabile lezione con il robot e tutto ciò che voglio è stendermi sul letto insieme a Lara e togliermi di dosso questa giornata pesante. Cerco di mettere a fuoco l'immagine e noto un tizio proprio davanti al portone. Sembra stia aspettando qualcuno.

"Non ne ho idea... e chi se ne frega, soprattutto." dico io, sincera e Lara mi da' una leggera spinta.

"Ma come! Guardalo, sembra un agente segreto... fossi in te starei morendo dalla curiosità." dice e io scoppio a ridere. Ha un'immaginazione estremamente fervida.

"Hai proprio ragione, magari sta indagando su di me. Sai, non avrei mai voluto che tu venissi a scoprirlo così ma, Lara... sono una trafficante internazionale. Se vuoi, puoi chiamarmi Angelica Escobar." dico con finta drammaticità, poi torno a ridere scorgendo la sua espressione quasi offesa. Ci avviciniamo al portone e il tizio mi ferma prima ancora che io riesca ad introdurre la chiave nella serratura. Lara, dal canto suo, sembra molto soddisfatta, come se questo possa provare la sua assurda ipotesi.

"Posso aiutarla?" chiedo, quasi infastidita. Il letto mi chiama, non ho voglia di perdere tempo con sconosciuti in cerca di informazioni che ignoro.

"Si, voglio dire, vivi qui. Temo di aver sbagliato indirizzo. Sai se in questo palazzo vive una certa Elena? E' una signora che dovrebbe avere circa..." inizia e io mi infastidisco ancora di più. Credo di aver scherzato troppo prima, forse il tizio vuole veramente qualcosa da me.

"Quarantuno anni? Bassina, capelli neri?" lo blocco io, prontamente. Lui sembra illuminarsi e inizia ad annuire. Ha una folta chioma riccia che ondeggia ad ogni suo movimento.

"Quindi la conosci! Sai se posso trovarla adesso? Sono un suo vecchio amico." annuncia e a me scappa una risata. Tutto quello che volevo questa sera era un po' di relax, di certo non immaginavo di dover conoscere uno stramboide che dice di essere amico di mia madre. 

"Crede davvero che io sia così stupida? Ha idea di quanti ladri usano questa scusa per..."

"No, Dio, no! Non sono un ladro! So che dirlo non basta per provarlo, ma... ti prego, dimmi solo se posso trovarla, non mi interessa neanche salire. Voglio solo parlarle, davvero." dice e sembra sincero. Per quanto possa sembrarmi sincero un perfetto estraneo.

"Senta, io non so cosa lei voglia da mia madre, ma se vuole..." inizio a dire, ma lui impallidisce e mi blocca.

"Tu sei... sei sua figlia?"

"Si, è quello che ho appena detto."

"Come... come ti chiami?" 

"Scusi? Non vedo cosa c'entri questo." dico io, ormai arrivata al limite. Non vedo a cosa gli serva sapere il mio nome se sta cercando mia madre. In più, la situazione continua a sembrarmi parecchio strana, quindi decido di prendere il telefono e chiamarla. E' ancora fuori a fare delle pulizie e odia che io la chiami mentre lavora, ma a questo punto voglio vederci chiaro. Lui apre bocca, desideroso di parlare, ma io lo fermo con un gesto della mano e mi allontano quando sento il telefono squillare, in attesa che mia madre risponda. Concedo uno sguardo di scuse a Lara: odio che lei si stia ritrovando in questa situazione assurda.

"Mamma, scusami, devo parlarti... si, lo so, ti chiedo scusa ma... ascoltami! C'è un tizio che chiede di te... fuori dal portone... non so chi sia, mi ha chiesto se abitavi qua, se poteva parlarti. La storia non mi quadra, non mi fido. Puoi tornare, per favore? ... Va bene, ti aspetto. A dopo." riattacco e torno di fronte a lui.

"L'ho chiamata, sta tornando." annuncio. Mi blocco con le braccia conserte, cercando di fargli capire che non ho assolutamente intenzione di farlo entrare. Lui, nel frattempo, sembra essersi ammutolito.

SaponeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora