Sonntag Der Trauer
Domenica di dolore
Veronika pov
L'aria frizzantina e gelida già si sentiva, essendo quasi a fine novembre.
I raggi solari erano deboli e corte, era perlopiù avvolto dalle nuvole, si poteva notare nonostante l'ora, una lieve brezza percorse il mio corpo.
Richusi la finestra e andai a dare un bacio a mio figlio. Friedrick ancora dormiva, essendo le sei, nonostante la fredda giornata il suo petto nudo era caldo.
Scesi le scale in punta di piedi.
Le domestiche stavano preparando il tavolo.
Josephine appena mi vide disse « guten Morgen Veronika".
Io ricambiai educatamente, con lei era diverso, rimase con me e mia sorella dopo la morte di nostra madre, e io gli sono molto riconoscente. Rammento le mie chiacchierate con lei, anche se non c'era o non c'è complicità, rimane comunque una domestica.
Le altre, in coro, mi diedero il buongiorno.
Dopo quindici minuti fu tutto pronto.
Io mi sedetti, prendendo del succo, un croissant ripieno e un po di lamponi.
Mancava poco e Friedrick si sarebbe alzato e con lui Lukas.
Indossai un abito lungo, largo ai fianchi color mare, raccolsi i capelli, mi truccati e sopra il vestito misi un coprispalle lanoso bianco.
La sveglia suonò e lui gli diede un colpo per farla smettere, si girò e non vedendomi si alzò di colpo.
Io stavo ricoprendo con del fondo tinta i lividi violacei e uscì. Gli diedi il buongiorno, poi posai le mie dolci labbra sulle sue dandole gli auguri per il suo ventiseiesimo anno.
Lui mi strinse a sé e mi baciò facendo fare una danza piacevole alle nostre lingue, fummo interrotti da Lukas che si mise a piangere, smise subito appena lo guardammo.
Era seduto in mezzo a letto, appena voltò lo sguardo verso noi, iniziò a sorridere e parlare, mormorando « mam.. ma... eh, eh, ah, a, pa, pa.. pà..».
Ridemmo e ci sedemmo accanto a lui.
Mi stavo godendo quei momenti pieni di fugacità. Lui si vestì, mentre io davo il latte al mio angioletto.
Verso le nove, iniziai a correggere gli ultimi sei temi, ci fu uno che mi colpì profondamente. Esprimeva tutte le sue emozioni riguardanti la guerra, le tensioni, la maschera che doveva indossare per apparire forte e pieno di virilità come il padre.
Era fermamente convinto degli ideali nazisti, ma non gli piaceva osservare, senza poter far nulla, persone morire.
Il contenuto era straordinario, lo stile linguistico era buono, perciò essendo un ragazzino di seconda media gki diedi un nove meno. Era il secondo a prendere nove meno.
Riposi il tutto nella mia cartella.
Verso le undici comunicai che sarei uscita senza farmi accompagnare da Austin e che sarei andata da mio padre in seguito.
Perciò con tono imperioso comandai di far portare Lukas, verso mezzo giorno e mezzo, in villa Demelhuber.
Uscì per acquistare un regalo.
Camminai per circa mezzoretta.
Mi fermai quando udì «signora Bock, dove siete diretta?».
Riconobbi la voce era quella di un caro amico di mio marito perciò mi voltai rispondendo" buongiorno a lei. Ero diretta a prendere un regalo per mio marito.".
Annui convinto e dopo mi salutò cordialmente, pregandomi di portare i suoi auguri. Entrai in un piccolo negozio e presi il nartro fotografico, la pellicola, pagai e me ne andai. Sofia, una delle mie migliori amiche e compagne di studio, si avvicinò salutandomi.
Io abbozzai un sorriso e poi la intimai di andare nella locanda situata dietro le nostre spalle. Lei annuì, parlammo del più e del meno, mi confidò che stava per convolare a nozze e fui contenta per lei.
Perdemmo la cognizione del tempo, erano l'una. Allora la salutai.
Andai, con passo svelto, in gioielleria a prendere un bracciale di rubini, facendolo incartare, per darlo alla mia futura cognata.
Prima di recarmi in villa, passai in un bottega a prendere del vino, il preferito di Friedrick e mio padre.
L'uomo si avvicinò capendo cosa cercassi e mi condusse in una stanza a sceglierne una.
Un odore di vino arrivò alle mie narici, era pungente, dopo aver preso la bottiglia, arrivò un uomo dai capelli corvini e occhi marroni, alto e muscoloso, lo riconobbi era l'uomo che si era approfittato di me.
Stavo per varcare la soglia, ma lui sfoderò dal suo fodero una pistola e me la puntò contro. L'uomo sbiancò, cercò di chiedere aiuto, ma nulla, lui fu più celere e con un colpo lo uccise.
Io ero scossa, le gambe mi tremavano, sentivo la testa pesante e poi percepì un colpo e tutto si fece buio.
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Il frutto della guerra
Historische RomaneIn una cittadina, nella capitale tasca, Magdeburgo viveva Veronika Demelhuber. Presto conoscerà un ragazzo cinico, ma al contempo romantico. Le cose potrebbero andare male, allo scoppio della seconda guerra mondiale, ma se è amore puro tutto andrà p...