Dopo La Tempesta Spunta Sempre Il Sole

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Nach dem Sturm geht immer die Sonne Auf

  Dopo la tempesta spunta sempre il sole

Veronika pov
Un tempo le strade albergavano nell'armonia, la semplicità, il lusso, il torpore natalizio era questo. Le musichette fuoriuscivano dagli organetti e i bambini cantavano allegramente.
La mia fanciullezza fu serena, apparte la perdita di mia madre, ebbi ogni genere di lusso, non mi mancava nulla.
Il cognome che portava mio padre era stimato da tutti e imponeva autorità e  incuteva timore.
Fu colonnello della Grande Guerra, perciò quei onori lo favorirono all'ascesa nel 1931 del nazionalsocialismo.
Molte ragazze che si trovavano nella mia stessa posizione, sia economica e sociale, non possedevano il libero arbitrio, io si invece.
Mio padre e mia madre mi educarono al meglio, frequentai gli istituti più rigidi e severi della Germania, era decoroso per me saper approcciarsi in ogni situazione.
Dovevo essere elegante con i miei atteggiamenti ed essere una perfetta ariana.
Ma mai fui costretta a nulla.
Mio padre non mi impose il matrimonio, certo avrei dovuto sposarmi, ma senza pressioni.
Il mio desiderio è che anche mia figlia possa beneficiare di ciò.

Il 24 era arrivato, finalmente, e Friedrick da lì a poco avrebbe varcato la soglia d'ingresso.
La sera precedente diedi ordini ben precisi: tutto doveva essere pulito, la colazione abbondante e le valigie pronte.
Erano le sei del mattino quando mi alzai e feci un bagno schiumoso caldo.
Acconciai i capelli in una mezza treccia, facendo i boccoli alle ciocche rimanenti, misi del rossetto color carne, un po di cipria color carne e l'ombretto nero.
Come abito scelsi uno stretto che ricadeva largo dai fianchi, con il corpetto in pizzo, alla vita un nastro e al di sotto della vita largo velato di un rosso acceso.
Quando finalmente sentì bussare, il mio cuore minacciava di uscire dalla gabbia toracica, una domestica si affrettò ad aprire e lui entrò.  Porse la giacca alla domestica e un'altra prese le valigie e poi i nostri occhi si incontrarono. Dopo aver congedato le domestiche lui si avvicinò, mi prese il mento tra le mani e disse" mi sei mancata meine liebe " e poi fece combaciare le nostre labbra e le nostre lingue iniziarono una danza ricca di passione.
" ora vado a fare un bagno poi ci rivedremo ".
Io annuì.
Intanto l'auto, che avrebbe dovuto portarci a Salisburgo arrivò, così le domestiche misero tutte le valigie nel cofano dell'auto.
Mi sedetti a tavola e iniziai a spalmare la marmellata su una fetta di pane bianco, mi versai del succo d'arancia, poi in un piattino misi una fetta di ciambella al cioccolato con le ciliege come decorazione, dei biscotti con scaglie di cioccolato, e un po di frutta.
Improvvisamente un forte dolore alla testa mi fece piegare in due, ma nascosi subito il mio malessere.
Pensai " è solo stanchezza!", non volevo impedire il nostro viaggio.
Iniziai a mangiare e circa dopo una mezzoretta Friedrick scese, vestito con una semplice maglietta bianca e una tuta nera, che risaltava ampiamente i suoi muscoli.
Si avvicinò a me, mi porse una mano e mi fece fare una girovolta e mi bisbigliò" sei bellissima. Scusa se prima sono stato un po dispotico".
" tranquillo amore mio. Ora siediti e fa colazione che c'è una sorpresa".
Lui arcuò un sopracciglio, allora io dissi " andremo a Salisburgo. Lì c'è una villetta privata e l'ultima volta andai con mia madre, perciò ho pensato quest'anno di tornare. Cosa ne pensi?".
" tutto ciò che ti rende felice per me non è un problema".
Io arrossì e annuì.

Il viaggio non fu molto lungo e stranamente Liesel dormì lungo tutto il tragitto.
La villetta si ergeva tra le montagne delle Alpi salisburgane, le vette innevate, i laghetti sparsi ghiacciati riflettevano la tenue luce solare, la fitta vegetazione ricopriva la villetta. Essa era in pietra all'esterno, dentro in marmo levigato con arredazioni di stile italo-tedesco.

Restai a bocca aperta, tutto era come lo ricordavo. Nulla era cambiato o stato spostato.
Potevi chiaramente sentire l'odore del profumo di lilla, di mia madre, ancora albergare la tenuta.
Il quadro con papà che abbracciava mamma era sopra il camino, difronte si trovava un divano rosso con accanto due poltrone di egual colore, a lato destro della poltrona c'era un grammofono con un disco di Beethoven appoggiato sopra e all'angolo il mobiletto con le bottiglie di liquore e il set di bicchierini. Alla fine della sala si trovava un pianoforte nero, con ancora lo spartito delle sonate di Back. La piccola finestrella in ferro battuto ricoperto da un legno forte era coperta da una tenda bianca, raccolta da un ferma tenda a fiore blu notte.
La sala adiacente serviva per i pasti.
Un enorme tavolo al centro della stanza occupava la sala, con sedie nere imbottite e mobili con soprammobili ornavano il resto.
Poi c'era una scalinata bianca che conduceva al piano di sopra.
C'era un lungo corridoio con cinque camere.
Poi prendendo un'altra scalinata si arrivava in soffitta dove vi erano vecchi bauli impolverati e oggetti in legno logoro.

Il frutto della guerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora