Peter era tornato a casa tardi quella sera e Wade aveva aspettato fino all'ultimo prima di uscire per andare a lavoro ma alla fine fu costretto a uscire prima che Peter arrivasse. Si mise la felpa nera, tirandosi il cappuccio sulla testa. Scese le scale di corsa, scontrandosi con qualcuno uscendo dal portone. Quel qualcuno era Peter.
"Dove vai?" chiese il moro staccandosi dall'abbraccio del ragazzo.
"A lavoro" rispose Wade sorridendo quando Peter gli lasciò un bacio sulla guancia.Mentre Peter correva in casa, Wade camminava a passo veloce per raggiungere La Tana, dove avrebbe incontrato Aaron, che gli avrebbe assegnato il lavoro per quella sera. Più si avvicinava alla "casa sicura", più si rendeva conto di non voler passare la su vita legato per sempre a quel gruppo e ancor meno, legato per sempre al traffico di sostanze illegali.
La Tana era un vecchio appartamento da dove venivano gestiti i traffici locali. Gente andava e veniva e Wade ancora si chiedeva come mai nessuno avesse mai sospettato di quel posto.
Aaron gli passò la busta con i guadagni della settimana precedente, allungandogli poi la lista di clienti di quella sera. Non erano molti, ma erano consegne importanti, sia come quantità che come clientela. Ritirò la merce e si indirizzò verso l'uscita, ma poi ci ripensò e, girandosi si rivolse al suo capo. "Questa è l'ultima, poi basta"
Aaron sollevò gli occhi dai registri che stava sfogliando, senza commentare l'affermazione di Wade.
"Non mi interessa che mi paghiate per queste consegne, tenetevi i soldi, ma io me ne lavo le mani"
Wade uscì sbattendo la porta e corse ad incontrare i suoi clienti.Erano le undici quando incontrò l'ultimo cliente. Ricordava la scarica di adrenalina quando consegnava al cliente la busta, prendendo i soldi. Aveva diciotto anni quando aveva iniziato, erano le sue prime trasgressioni, lo eccitava l'idea di andare contro quella legge che era stata tanto ingiusta nei confronti suoi e di sua madre.
Imbucò la busta con i soldi nella cassetta delle lettere della Tana. Era tutto finito.
Con un sorriso si diresse a casa, non vedeva l'ora di vedere Peter. Non doveva più mentirgli e si sentiva leggero per questo.
La vibrazione del telefono svegliò Wade. Erano appena le tre del mattino. Perchè qualcuno avrebbe dovuto contattarlo a quell'ora? Ma soprattutto, chi potrebbe avere così bisogno di lui da scrivergli nel bel mezzo della notte?
Si strofinò gli occhi, cercando di abituarsi alla luce proveniente dallo schermo.
Il messaggio era di Aaron. Se n'era andato, perchè lo cercava ancora?
Il messaggio conteneva un'immagine, che fece gelare il sangue a Wade.
Era Peter mentre dormiva nel suo letto, con un laser verde puntato addosso. Wade sapeva fin troppo bene cosa significava. L'aveva visto fare molte volta da parte del suo capo.Wade non sapeva cosa fare. Non voleva più una vita di pericolo e scariche di adrenalina. Non voleva più temere ogni volta che passava una macchina della polizia. Non voleva più mentire a Peter. Ma soprattutto non voleva far del male a Peter.
Voleva che Peter fosse al sicuro ma allo stesso tempo non poteva tornare nella gang.
C'era solo una cosa che Wade poteva fare.A malincuore iniziò a mettere tutta la sua roba nello zaino, lo stesso zaino che pochi mesi prima aveva riempito quando Jody lo cacciò di casa. Sperava di aver trovato un posto fisso in cui vivere, in cui essere felice e magari costruirsi anche una nuova vita. Ma evidentemente l'universo aveva altri piani per lui. Doveva si costruirsi una nuova vita, ma lontano da Peter, dal suo Peter.
Sapeva di tenere a Peter più di quando avrebbe dovuto, ma in quel momento, nel momento in cui se ne stava andando per proteggere Peter, si rese conto che forse per lui Peter era più di un amico.Staccò il caricabatterie del telefono dalla presa, contò i soldi che gli erano rimasti, sperando che gli bastassero per prendere un aereo e andò a salutare Peter. Peter dormiva. Sulle sue labbra c'era un piccolo sorriso. Era calmo e tranquillo. La sera prima si era addormentato prima che Wade tornasse a casa, sapendo che lo avrebbe trovato lì la mattina prima. La consapevolezza di non poter salutare Peter come si deve spezzò il cuore a Wade. Gli accarezzò le onde castane baciandogli la fronte. Lo guardò appoggiato allo stipite della porta della camera del ragazzo, con una lacrima che gli scorreva lungo la guancia.
Wade scrisse su uno dei post-it gialli di Peter "Ti amo Baby Boy", appoggiò le chiavi di casa sul tavolo della cucina assieme al bigliettino, e uscì di casa, chiamando un taxi per l'aeroporto.Arrivato in aeroporto, Wade comprò un biglietto per il primo aereo per Salt Lake City. Sperava che almeno nello Utah sarebbe stato al sicuro, ma sopratutto avrebbe tenuto al sicuro il suo Baby Boy. Fece il check-in, la polizia volle pure fargli mille controlli a casa del suo aspetto sospetto, ma ne uscì pulito. Si sedette su una delle poltroncine del gate, aspettando di imbarcarsi. Lì, rannicchiato su sè stesso, scoppiò in un pianto disperato. Non piangeva così da quando aveva saputo che sua madre era morta mentre lui era ancora vivo, sfigurato ma vivo.
Peter si svegliò con una strana sensazione. Sentiva che c'era qualcosa che non andava.
Andò in salotto per svegliare Wade, come tutte le altre mattine, ma sul divano Wade non c'era. C'erano solo le coperte piegate e sul tavolo le chiavi di casa con il portachiavi che avevano comprato a New York. Peter prese in mano il foglietto giallo, stringendolo a sè. Le lacrime cominciarono a scorrergli sul viso, le gambe non reggevano più il suo peso e si accasciò a terra. Urlava, non voleva credere che Wade se ne fosse andato.Peter pianse per un'ora, fino a quando non gli mancò il fiato. Faceva fatica a respirare. Non capiva perchè Wade lo avesse abbandonato, non ne aveva motivo.
Andò in bagno, guardandosi allo specchi. Aveva le guance arrossate e gli occhi rossi. Il collo e le maniche della maglia di Wade erano bagnate.
"Ti amo anche io, Wade" sussurrò, scivolando a terra appoggiato alla parete del bagno prima di sprofondare in un pianto disperato, che dopo pochi minuti sfociò nel sonno.
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Beauty lies in Small Things-Spideypool
FanfictionUn'infanzia difficile, ecco cosa accomunava Peter e Wade. Al di la di questo le loro vite non potevano essere più diverse. Diverse, ma ugualmente e inspiegabilmente intrecciate.