Capitolo 11

866 59 7
                                    

Peter si appoggiò al muro. 
"C-cosa gli è successo?" si stava preoccupando, aveva paura.
"È stato portato in ospedale d'urgenza con una ferita da arma da fuoco"
Peter sbiancò. Non poteva essere vero. 
"È..è grave?" 
La risposta dall'altra parte del telefono fece crollare il mondo addosso a Peter.

Corse a casa giusto per prendere i documenti e buttare qualche ricambio in valigia. Doveva partire. Doveva assolutamente imbarcarsi su un vole per Salt Lake City. Wade poteva morire da un momento all'altro. Aveva un proiettile nella testa e Peter aveva paura.

Si sedette sul sedile dell'aereo. Davanti a lui c'erano quattro ore di volo. Quattro ore in cui poteva cambiare tutto. Avrebbero potuto chiamarlo ma lui non avrebbe ricevuto la chiamata. In quel momento Wade era sotto i ferri del chirurgo, basta che solo una cosa andasse sorta, e lui avrebbe perso il ragazzo che amava. 


Si fece portare in ospedale, pagò il tassista lasciandogli una generosa mancia al tassista e corse  dentro l'edificio. 
La receptionist gli chiese di cosa avesse bisogno. 
"Wade Wilson. Dov'è Wade Wilson?!" 
Peter era sull'orlo del pianto, sentiva le lacrime riempirgli gli occhi. Voleva solo vederlo. 

L'infermiera che lo aveva contattato lo condusse di fronte alla camera che era stata assegnata a Wade. Lo avevano appena portato fuori dalla sala operatoria e lo stavano intubando. 
"Ha famiglia?" chiese la donna. Peter scosse la testa. Lui era l'unica persona al mondo che era rimasta a Wade. 
"Il ragazzo è in condizioni molto critiche. È  già un miracolo che sia arrivato vivo qui, noi non contiamo che si risvegli mai, e se dovesse risvegliarsi, non sappiamo in che condizioni sarà"
A Peter interessava solo che Wade fosse vivo per salutarlo almeno un'ultima volta. 
"Cosa intende?"
L'infermiera sospirò, facendolo sedere sulla sedia della sala d'attesa. 
"Gli danno pochi mesi. Se non si sveglia..." si guardò le mani e Peter capì cosa significava quel silenzio. "Se dovesse mai svegliarsi, non possiamo garantire che tutto sia come prima. Potrebbe non riconoscerti e potrebbe presentare lesioni permanenti." 
"Posso vederlo?"

Entrò nella stanza appoggiando lo zaino sul tavolino. Trascinò la sedia al lato del letto e si sedette affianco a Wade. Gli prese la mano. La stanza era invasa dai bip delle macchine che erano collegate al corpo di Wade attraverso numerosi tubi. Una grossa bendatura copriva la sua testa. Non lo riconosceva così. Non era abituato a vedere quelle labbra senza sorriso o quegli occhi senza quella scintilla che si illuminava quando Peter entrava nella stanza. 
Passò il dito sulle cicatrice della mano, asciugandosi le lacrime con la mano libera. 
Non gli aveva mai detto di amarlo e quello era il suo più grande rimpianto. La sera che se n'era andato Peter non aveva potuto salutarlo. Pensava di avere tempo. Ma eccoli lì, e di tempo non ne avevano più.
Peter si lasciò sprofondare in un pianto disperato.
"Ti amo Wade" sussurrò, baciando la mano del ragazzo. 


Erano passati quasi due mesi. Il tempo che i dottori avevano dato a Wade stava per concludersi. Peter era rimasto accanto a lui per tutto quel tempo. 
Quella mattina, come tutte le altre, Peter arrivò in ospedale. Si collegò alla lezione. Anche se si trovava dall'altra parte degli Stati Uniti, doveva finire gli studi, non voleva deludere i suoi genitori. Mentre ascoltava la lezione con le cuffie stringeva la mano fredda di Wade. 
Sentiva che c'era qualcosa di strano, non necessariamente brutto, ma strano. 
Improvvisamente, mentre digitava al computer con la mano libera, sentì una lieve pressione sulla mano che stringeva quella di Wade. Si tolse le cuffie, il monitor aveva cambiato suono. Guardò Wade, che stava cercando di aprire gli occhi mentre gli stringeva la mano. 

Peter si alzò di scatto, facendo cadere a terra il computer che aveva sulle ginocchia e corse in corridoio a chiamare l'infermiera, che accorse assieme ad una squadra di dottori. Dovevano fargli esami e test e per questo Peter venne cacciato dalla stanza. 
Wade era vivo e sveglio. Non sapeva se si sarebbe ricordato di lui, ma non gli importava perchè almeno sapeva che non aveva perso i suo Wade. 


Peter venne fatto entrare nella nuova stanza di Wade dopo diverse ore dal suo risveglio. Wade riposava. Aveva gli occhi chiusi, ma sulle sue labbra c'era vita. Lì c'erano molti meno macchinari e gli unici cavi che aveva appesi al corpo erano il tubicino dell'ossigeno e quello della flebo. Un monitor controllava il battito, che era regolare e non assistito. Si sedette affianco al letto. 
Wade aprì gli occhi guardandolo. Peter sorrise involontariamente. 
"Wade..." sussurrò. 
Wade lo guardava con un'espressione seria. "Scusa...ma chi sei?" 
Peter era stato preparato all'evenienza che questa domanda potesse arrivare, al fatto che Wade potesse non ricordarlo, ma in fondo non si è mai davvero pronti. 
"Davvero no ti ricordi d me?" chiese Peter sconsolato. 
Gli occhi gli si riempirono di lacrime e una gli scappò lungo la guancia. "Sono..."
Wade si morse il labbro inferiore, guardando il soffitto. Sorrise. "Lo so chi sei, sei Peter, il mio Petey" 

Peter non capiva cosa stesse succedendo. Non capiva se Wade si ricordasse o meno di lui. 
"Pensavi davvero che io mi sarei dimenticato di te?" chiese Wade prendendo la mano del più piccolo. "Potrei morire e resuscitare, potrebbero spappolarmi il cervello in un campo, ma tu arai sempre qui"disse Wade indicandosi la testa. 
Peter si sedette sul etto candido. Non sapeva cosa dire. Wade lo tirò a sè, avvolgendo il suo busto sottile tra le sue braccia muscolose. 
Peter iniziò a piangere di felicità con la testa affossata tra il collo e la spalla di Wade e Wade se ne accorse quando una lacrima cadde sulla sua pelle. Gli prese il viso tra le mani, asciugandogli le guance con i pollici. "Shh...non piangere, ora sono qui e non ti abbandonerò più" 
Wade gli lasciò un bacio sulla fronte e lo attirò di nuovo a sè. 
Peter gli lasciava dei dolci baci sul collo. "Tu mi devi numerose spiegazioni"
Wade gli accarezzava la schiena dolcemente. "Si lo so, ma non ora".





Beauty lies in Small Things-SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora