Chapter 12

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Wade doveva restare in ospedale. Era un miracolo medico, dicevano i dottori. Era stato portato in ospedale con un proiettile nel cranio, ancora vivo, dopo quasi due ore dallo sparo. Appena arrivato, aveva subito due operazioni per cercare di sistemare il sistemabile, ma che in realtà avevano solo contenuto un po' i danni. Era stato dichiarato cerebralmente morto per un paio di giorni ma Peter si rifiutava di lasciarlo andare senza aver provato tutto il possible. Fecero arrivare da New York un certo Dottor Strange, un famosissimo neurochirurgo, per avere un altro parere. Non era che Peter non si fidasse dei chirurghi di Salt Lake City, ma c'era un motivo se questo Strange era il neurochirurgo più famoso d'America. Per Peter i soldi non erano un problema, I suoi genitori erano miliardari e avrebbe pagato qualsiasi cifra anche solo per tentare di tenere in vita Wade. 
Nessuno però si sarebbe aspettato che Wade si svegliasse, nè tanto meno che non presentasse alcun tipo di danno. Che fosse un miracolo glielo dicevano da quando aveva ripreso conoscenza. 

Il team che lo seguiva aveva voluto tenerlo ricoverato per ancora qualche settimana. Peter era rimasto al suo fianco per tutto il tempo. Wade voleva che Peter tornasse a Cambridge ma Peter non voleva saperne di lasciare Wade da solo, di nuovo. 
Alloggiava in un albergo lì vicino, arrivava la mattina e se ne andava la sera. C'erano poi giorni in cui non se ne voleva andare, e non se ne andava, oppure giorni in cui Wade voleva andarsene con lui.
Quando erano da soli, pensavano. Peter non sapeva ancora cosa fosse successo e perchè Wade si era ritrovato un proiettile in testa nello Utah, ma sapeva che erano stati fortunati. Qualcuno gli aveva dato un'altra possibilità. 


Wade uscì dal bagno della sua stanza. Aveva addosso, per la prima volta dopo quasi tre mesi, dei vestiti che non erano il camice bianco dell'ospedale. Voleva farsi una doccia senza avere tubi e cavi a disturbarlo, ma soprattutto senza l'infermiera che lo teneva d'occhio mentre si lavava. 
Peter era emozionato. Non sapeva ancora cosa sarebbe successo una volta nell'albergo. Sarebbero stati solo loro due, senza gli occhi e le orecchie indiscrete delle infermiere, senza i rumori dell'ospedale. 

Wade era seduto su una delle carrozzine dell'ospedale mentre Peter lo spingeva per i corridoi dell'ospedale. Non gli serviva, girare in carrozzina, ma Peter aveva insistito e lui amava stare al centro dell'attenzione, non avrebbe di certo rifiutato le attenzioni del suo Baby Boy. 
L'infermiera gli fece firmare il foglio del check-out e i due uscirono dall'ospedale.


Peter bussò ripetutamente alla porta della camera, aveva in mano diverse buste del Burger King e delle bibite che stavano per cadergli e, ovviamente, era uscito senza prendere la chiave della camera. 
"Arrivo arrivo" urlò Wade dall'altra parte della porta. 
La porta si aprì e a Peter per poco non cadde tutto a terra. Wade era a petto nudo con solo un asciugamano avvolto in vita. Era la prima volta che Peter lo vedeva a petto nudo. Anche il torso era tappezzato di piccole cicatrici rotonde, ma per Peter era bellissimo comunque. 
Wade prese le buste dalle mani del ragazzo, cercando di coprirsi il petto, andò a vestirsi e si sedette sul letto insieme a Peter. 

Peter venne colpito dal suo cellulare mentre scartava il suo cheeseburger. 
"Ha suonato per tutto il tempo" gli fece segno Wade. Aveva dieci chiamate perse solo dai suoi genitori
Proprio in quel momento arrivò una nuova chiamata. 
"Chi è?" gli chiese Wade con la bocca piena. 
"Nessuno" gli rispose Peter, ignorando la chiamata. 

E invece non era propriamente nessuno. Era zia Tasha. E se zia Tasha chiamava, era davvero nei guai. 
Zia Tasha non era la sua vera zia, come non lo era nemmeno zio Rhodey, zio Bucky o zio Sam, nè tanto meno zio Bruce, Clint o zia Pepper. A parte zia May, non aveva altri veri zii. I suoi zii erano i migliori amici dei suoi genitori. Aveva passato tantissimo tempo insieme a loro, soprattutto con zia Tasha e zio Clint, dopo essere stato adottato, quando Tony si stava ancora abituando al ruolo di genitore e non si capiva se Steve e Tony fossero una coppia o no. 
Non aveva detto a nessuno che era nello Utah, nè tanto meno il motivo per cui era lì. Sicuramente sapevano che non era più a Cambridge. 
Peter guardò il calendario. 'Merda' Si era totalmente dimenticato che quel weekend Steve, Tony e Morgan sarebbero dovuti andarlo a trovare per poi andare tutti insieme a Disneyland. 
E se non essere a casa  e essersi dimenticato del loro viaggio in Florida non era abbastanza per far arrabbiare e preoccupare i suoi genitori, aveva, volutamente o no, ignorato non solo le chiamate di Tony e Steve, ma anche quelle dei suoi zii. Ma in quel momento non era dell'umore per discutere, perchè sapeva che ci sarebbe stata un'accesa discussione con chiunque l'avesse chiamato perchè sicuramente erano tutti insieme nel loro attico. E sapeva con certezza che nessuno era disposto a ragionare civilmente. La conosceva la sua famiglia. Tony era quello che dava di matto per qualsiasi sciocchezza, Steve era quello che avrebbe dovuto calmarlo, ma Peter l'aveva combinata grossa e sapeva che anche Steve sarebbe stato su tutte le furie. Zia Tasha e zio Bucky erano gli unici in grado di calmare i suoi genitori, ma come se non bastasse, aveva ignorato anche le loro di chiamate. In quel momento a casa Stark si stava instaurando una reazione a catena, in cui tutti cercavano di calmare tutti, ma nessuno era realmente calmo. 
'Povera Morgan' pensava Peter. Quando succedevano situazioni del genere, di solito Peter si chiudeva in camera con la sua sorellina, voleva tenerla lontana dai drammi. 'Chissà come se la sta passando in quella gabbia di matti'. Quando erano da soli, mentre tutti di sotto urlavano, sembrava quasi che il mondo si fosse fermato. Ogni tanto si univa a loro anche zio Bruce. Ecco, se l'avesse chiamato zio Bruce in quel momento probabilmente Peter gli avrebbe risposto. Ma la realtà era che non sapeva quando calmo potesse essere, dopo aver ignorato una trentina di chiamate, ci cui quattro proprio di zio Bruce. 

Peter si girò verso Wade, che mangiava come se non avesse mangiato per mesi. Non poteva biasimarlo, il cibo che gli veniva dato in ospedale non era per niente invitante nè tanto meno buono. 
Si ricordò che Wade non gli aveva ancora dato una spiegazione riguardo alla sua quasi morte. 
"Allora, hai intenzione di dirmi per quale motivo te ne sei andato, sparendo completamente e soprattutto del motivo per cui ti sei ritrovato con un proiettile nel cervello?"
Wade bevve un sorso di Coca, aiutandosi a buttare giù il boccone. 
Sospirò. Sapeva che non sarebbe potuto scappare per molto dall'inevitabile momento della verità. Peter meritava di sapere. 

Beauty lies in Small Things-SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora