Capitolo 5

1.2K 80 8
                                    

Non poteva essere vero. stava chiaramente sognando, non c'era altra spiegazione. Wade non aveva via di scampo. O almeno si convinse che fosse così. Sapeva benissimo che se avesse voluto avrebbe potuto liquidare il ragazzo soltanto con poche parole. ma non voleva. Quel ragazzino era stato l'unico raggio di luce degli ultimi tre giorni. 

"Peter" Wade gli sorrise, guardandolo in faccia. 

Peter sussultò alla vista delle cicatrici. Certo le aveva già viste quel giorno in macchina, ma guardarlo dritto in faccia faceva uno strano effetto. 
Wade abbassò il capo, guardandosi i piedi. Forse Peter non era poi così tanto diverso dagli altri. 

"Cosa stai facendo? Dai andiamo!"lo sollecitò Peter, facendogli segno di seguirlo.  
Wade si mise lo zaino in spalla e lo seguì.

Peter camminava guardandosi intorno come se fosse la sua prima volta a Central Park, mentre Wade camminava guardandosi i piedi, tendendo le mani in tasca, stringendosi tra le spalle. 

"Quindi...cosa ci facevi a Central Park?" chiese Wade. 
Che domanda stupida, erano a New York, non nella campagna dell' Oklahoma e Central Park non era esattamente un posto sconosciuto. 
"Ho preso i regali di Natale per la mia famiglia e ho pensato di passare di qua. Non c'è cosa che io ami di più di Central park a Natale"
'Giusto, Natale' Era quasi Natale e Wade non se n'era nemmeno accorto. Quell'anno non aveva neppure motivo di festeggiare. Non aveva una famiglia, o qualcuno con cui stare, nè un posto in cui vivere e stava pure finendo i soldi. 

"Wade?" Peter lo richiamò dai suoi pensieri
"Uhm..si cosa?"
"E tu? Cosa ci facevi lì?" 
Wade si grattò la nuca. Doveva dirgli la verità e riversargli addosso tutti i suoi problemi?
"Non..non ho nessun altro posto in cui stare..."
Peter non sapeva cosa dire. Per la prima volta in vita sua era rimasto senza parole. 
Wade si morse la lingua. Perchè l'aveva detto? Perchè non era riuscito a inventarsi qualcosa. Qualsiasi altra cosa sarebbe stata meglio della verità. 

Camminavamo in silenzio, l'uno affianco all'altro. Entrambi cercavano la cosa giusta da dire, ma non sembrava esserci. Wade seguiva Peter e Peter seguiva i suoi piedi. 
"Tacos o hamburger?" chiese Peter di punto in bianco. 
Non poteva fare molto per Wade, ma forse qualcosa da mangiare poteva migliorare la situazione.
"Tacos" rispose sussurrando Wade. 

I due erano seduti uno di fronte all'altro ad un piccolo tavolino nel fast food messicano. Mangiavano in silenzio.
"Perchè non te ne sei andato come tutti gli altri dopo avermi visto?"
La domanda del più grande colse Peter alla sprovvista. Non se l'aspettava.
"Perchè avrei dovuto?" Wade si indicò il volto.
Peter sorrise. "Non è il tuo aspetto fisico a definirti e credo che tutti meritino una possibilità" 

Wade non si era mai sentito dire quelle parole. Peter era davvero speciale. Troppo speciale per qualcuno come lui. 
"La mia ragazza mi ha sbattuto fuori di casa. Ecco perchè sono qua. Pensavo di trovare la casa in cui viveva mia nonna, ma ho scoperto che è stata demolita anni fa, per cui eccomi qui, a vagare di panchina in panchina."
Peter era sorpreso, non si aspettava che Wade si aprisse volontariamente a lui. 
"Se posso chiedere, cosa è successo tra voi?"
Wade sospirò. Era ormai troppo tardi per tirarsi indietro.
"Sono tornato a casa ubriaco dopo essere stato fuori tutta la notte. Quando sono tornato lei ha provato a parlarmi e io ho semplicemente sbottato, urlandole contro. Aveva paura di me, e non era di certo la prima volta."

I due ragazzi si guardavano. C'era qualcosa negli occhi di Wade che Peter non poteva ignorare. Qualcosa che lo attirava. 

"Non hai paura di me ora? Sono un mostro, sia fuori che dentro"
Peter gli sorrise, appoggiando la mano su quella di Wade. Non sapeva perchè l'aveva fatto. Ancora una volta aveva agito d'istinto. Scosse la testa guardandolo dolcemente.
Non aveva paura di lui. Wade non era un mostro, c'era molto di buono in lui, lo vedeva dai suoi occhi. 

Peter guardò l'orario e si accorse delle chiamate perse dei suoi genitori. Era tardi e sarebbe dovuto essere a casa da un po'. 
Peter aspettò che Wade finisse di parlare.
"Si sta facendo tardi e i miei genitori mi stanno aspettando a casa" 
Lo sguardo di Wade si spese, rendendosi conto che per un'intero pomeriggio, da tempo immemore, era riuscito a staccare la mente e ad essere stato bene con qualcuno e, per la verità, anche un po' con sè stesso.

Cosa gli stava facendo quel ragazzo neppure Wade lo sapeva. Lo conosceva da pochi giorni e aveva già fatto per lui molto più di quanto altri avessero mai fatto. 

Peter si alzò per uscire e dirigersi verso casa, ma Wade non lo seguì. Voleva rimanere al caldo il più possibile prima di passare la notte su una panchina. 
Il moro si accorse che Wade non lo stava seguendo e un forte senso di colpa gli pervase il petto.
'Mi uccideranno per questo.'
Tornò indietro verso il ragazzo e gli fece segno di seguirlo.
"Vieni con me, ho un posto da mostrarti"

I due camminavano tra la folla. Tutti gli occhi erano puntati su Wade.
Arrivarono di fronte ad un palazzo, entrarono e salirono fino all'ultimo piano. Sul soffitto c'era una botola e Peter cercò la sedia che di solito era proprio lì, ma che sembrava sparita nel nulla. 
Si mise in punta di piedi cercando di raggiungere la porticina. 
Wade lo guardava sorridendo, non si era ancora mai accorto di quando più basso di lui fosse Peter. 
Wade alzò il braccio, raggiungendo l'occhiello che apriva la botola. Peter mise il broncio e Wade sorrise.  Aveva sorriso più volte quel giorno guardando il ragazzino che negli ultimi anni, e questo, stranamente, gli piaceva. 

Dalla botola si aprì una scalette che portava in soffitta. Tutto era rimasto come Peter l'aveva lasciato molti anni prima. C'erano libri, coperte e cuscini.
"Venivo qui quando volevo scappare dal mondo. Ci stavo anche per giorni interi, era un po' il mio rifugio. Non è il posto migliore del mondo, ma puoi restare qui finchè non troviamo qualcosa di meglio."

Non sapeva perchè aveva parlato al plurale. Peter si rese conto che negli ultimi giorni stava facendo un sacco di cose senza saperne il motivo. 
Quel posto puzzava di polvere e chiuso, ma per Wade era una soluzione cento volte migliore rispetto alla panchina di un parco o agli scatoloni in un vicolo. 

"Grazie Peter" sussurrò Wade dolcemente, vedendo il ragazzo salutarlo dal corridoio con un gesto della mano e un sorriso che andava da un orecchio all'altro. 

Beauty lies in Small Things-SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora