Potrei impazzire per te

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Ottobre era arrivato e con lui anche le prime foglie ingiallite che iniziavano a cadere, con il clima che diventava man mano più freddo  e la scuola con i suoi professori sempre pronti ad assegnare un compito in classe per ogni giorno della settimana ed Ilia aveva raggiunto la soglia massima di stress a solo un mese dal suo inizio. Sentiva su di se la pressione del padre che continuava imperterrito a chiedergli di Anita, poiché la giovane non aveva ancora incontrato la sorella e non era propensa a farlo. Continuava a chiedersi se le mancava? E Si, terribilmente, ma voleva incontrarla? No, Non era pronta.
"Amore!" La chiamò sua madre entrando nella stanza senza bussare, la bionda le si sedette accanto sul letto osservandola mentre studiava la letteratura latina.
"Ciao." Mormorò schiarendosi la voce, chiuse il libro rivolgendo l'attenzione alla madre che continuava a scrutarla attentamente.
"Fede e Thommy sono andati al club, tuo fratello ha detto che cenano con gli altri. Siamo solo io e te questa sera." Le comunicò anche se Ilia era già stata informata da quello che era considerato da tutti il suo ragazzo.
"Andiamo a cena io e te?" Propose Chiara spostandole una ciocca di capelli castani dal viso, ogni volta che guardava sua figlia il cuore le scoppiava di orgoglio in petto; era una donna nonostante ai suoi occhi apparisse ancora come una bambina, forte, intelligente, matura ma ancora troppo piccola per affrontare determinati dolori che lei e suo padre le avevano inflitto.
Si dava la colpa, avrebbe dovuto far intendere ai suoi figli che fra lei ed il suo, ormai, ex marito c'era qualcosa che non andava piuttosto che proteggerli dalla realtà che avevano intorno.
"Ne sarei felice, davvero." Rispose entusiasta "Ma domani mattina ho l'interrogazione su Catullo e la prof non è proprio una che puoi prendere sottogamba." Aggiunse mortificata.
"Okay allora che ne dici se chiamo il ristorante Manioka ed ordino da asporto?" Propose con altrettanto entusiasmo alzandosi dal letto della ragazze e fermandosi sotto l'arco della porta.
"Dico che è un'ottima idea." Acconsentì Ilia tornando a ripetere il componimento del poeta latino.
"Catullo con questo breve componimento riesce a creare in ritmo spezzato e lento con due versi e tre periodi. Il dramma sta nel fatto
Che l'Odio e l'Amore non hanno sbocchi..." Cosa non si fa per un viaggio a New York? Si chiese fra se e se, quando restò da sola in camera, avrebbe compiuto diciotto anni a Dicembre e nonostante i suoi genitori preferissero farle una festa simile a quella di suo fratello, l'estate scorsa, lei aveva scelto di passare il Natale in America anziché invitare gente a caso che le avevano rivolto la parola due o tre volte in tutti e quattro anni di liceo. Da quando le sue amiche si erano allontanate era rimasta completamente sola, ancorata stretta alla comitiva del fratello e del suo ragazzo che però non erano di certo la scelta migliore su cui ripiegare ma per il momento le andava bene così. Fece una pausa per inviare un veloce messaggio a Federico per chiedergli come stesse andando al club di boxe.

 Fece una pausa per inviare un veloce messaggio a Federico per chiedergli come stesse andando al club di boxe

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"Mamma ho sentito il citofono, è arrivata la ce..." Trovandosi davanti sua sorella Anita si sentì pugnalata alle spalle, tradita da sua madre per aver invitato la ragazza a casa loro.
"Tua madre è andata a prendere la cena." Rispose la donna andandosi a sedere sul divano del soggiorno.
"Perché sei qui?" Chiese Ilia pentendosi subito dopo di quella domanda, sapeva perfettamente perché sua sorella fosse stravaccata sul divano di casa sua.
"Se Maometto non va alla montagna..." Rispose solamente rivolgendole uno sguardo d'intesa che la minore ignorò.
"La montagna non ha nulla da dire." Aggiunse soltanto prima di voltarle le spalle.
"No! Ora mi ascolti." Disse categorica Anita alzandosi in piedi, non si era mai rivolta in quel modo alla minore; era un comportamento che proprio non le si addiceva ma sapeva che con lei andava bene solo il pugno di ferro.
"Okay." Si sedette sul pouf accanto al divano "Parla." Le intimò incrociando le braccia sotto il seno ed accavallando le gambe.
"Come stai?" Chiese la più grande sedendosi di fronte a lei, che le rise in faccia ma non rispose.
"Okay..." Sussurrò mordendosi le labbra.
"Come credi che io stia?" Chiese allora, Ilia le rivolse una rapida ed ingoiò un boccone amaro.
"Ti vedo bene, in forma..." Rispose osservandola più attentamente.
"Non mi dire stronzate per favore." L'ammonì Anita con un ghigno divertito sul viso.
"Cosa devo dirti? Con me non funzionano i tuoi giochetti da psicologa!" Le fece notare Ilia allargando le braccia quasi esasperata dal comportamento della sorella.
"Partiamo dal perché hai smesso di parlare con me?" Propose lei.
"E me lo chiedi?" Disse agitata la ragazza, non la sopportava più e non erano passati neanche cinque minuti da quando si erano viste.
"Si te lo chiedo." Disse stizzita Anita.
"Okay, vuoi proprio saperlo?" Chiese retorica Ilia alzandosi dalla poltrona ed iniziando a camminare per la stanza.
"I miei genitori c'hanno comunicato che si sarebbero separati il dodici maggio, due giorni prima che tu raccattassi baracche e burattini e te ne andassi a Londra; lasciando me, Libero e Thomas ad affrontare tutto. Mi hai lasciata da sola!" Le urlò contro poi riprese con più calma. "Lo sai che io in quanto minorenne ho dovuto scegliere con chi stare, ho dovuto dire davanti ad un giudice che preferivo stare con mamma anziché con papà. Hai presente il dolore che gli ho inflitto quando ho pronunciato quelle parole? Non lo sai perché tu non c'eri!" Aveva ripreso ad urlarle contro, aveva il fiato corto ed il cuore che batteva forte in petto; la gola secca e le mani che tremavano a causa dell'adrenalina che era stata lasciata in circolo nel suo corpo.
"Non sei venuta nemmeno quando è morta nonna... Mamma era distrutta e c'ero solo io, perché Libero era in tour con papà e Thomas troppo impegnato a fare a pugni con quelli dell'Esquilino. Lo sai che ha spaccato il setto nasale ad uno? No... Perché tu sei andata via, benissimo vai! Sei libera di fare quello che cazzo vuoi ma io non l'accetto e non ti vengo dietro come se fossi il tuo cagnolino del cazzo." Riprese facendo su e giù per la stanza, per la prima volta dopo mesi aveva dato sfogo a tutti i tormenti che teneva nascosti dentro.
"Hai finito?" Chiese con voce pacata Anita, come se le sue parole non l'avessero minimamente scalfita e lei si limitò ad annuire.
"Chiara è stata come una mamma anche per me, è entrata nella mia vita da molto prima che diventasse la compagna di papà. C'era al mio primo saggio di danza, alla prima recita di Natale delle elementari... Tua madre è stata anche mia madre." Disse la maggiore "Pensi che io non abbia sofferto quando da un giorno all'altro hanno detto: Noi ci separiamo, non funzioniamo più." Aggiunse tenendosi la testa fra le mani fissandosi le scarpe, poi alzò lo sguardo su di lei ed Ilia avvertí la sensazione come se l'avesse pietrificata con un battito di ciglia.
"Ti sei messa nei miei panni? Eh?" Chiese rivolgendosi alla ragazza in piedi davanti a lei. "Io ci sono passata prima di te vent'anni fa, ma non ho dovuto scegliere con chi stare perché papà era troppo complicato per prendersi cura di due bambini di tre e otto anni." Il tono gelido e tagliente con cui aveva pronunciato quelle parole le fece accapponare la pelle.
"Io..." Provò a dire qualcosa ma Anita l'interruppe.
"Ilia io non volevo rivivere il mio passato." Aggiunse "Ma credimi non volevo neanche lasciarti da sola." Si scusò avvicinandosi alla ragazza che non era riuscita a trattenere le lacrime.
"Ho perso te, ho perso le mie migliori amiche, mi sento cosí sola Ani..." Pronunciò singhiozzante stringendo a se sua sorella, entrambe si lasciarono andare  sapevano che servissero parole ma solo il supporto dell'una per l'altra.
Per la prima volta dopo mesi il dolore dilaniante fu alleviato, si sentiva compresa perché sapeva che lei era l'unica a comprendere il suo stato d'animo.

È tornata Anita ❤️
Cosa ve ne pare? Fatemi sapere!!
Giux❤️

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