Parte 11 : sei la mia vergogna

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Dal giorno del suo compleanno il padre di Tanc non si è più fatto sentire.

Qualche ora dopo "quella chiamata" Tanche l'ha richiamato e gli ha detto tutte quelle cose che alcuni istanti prima ci eravamo detti l'un l'altro.

Tancredi è stato triste, per giorni, era inevitabile che fosse così, ora però finalmente tutti sembriamo aver trovato una nostra stabilità.

Quando suonano al campanello, scatta la solita lotta al "chi va ad aprire?" alla fine, come sempre sono io a perdere e mi alzo dal divano per dirigermi alla porta.

Apro, e mi si gela il sangue nelle vene.

É il padre di Tancredi.

Non mi dá il tempo di dire niente, entra prendendomi dalla maglia

PT : così sei tu? che fai credere a mio figlio di essere un invertito...

Mi prende alla sprovvista, non nego di essere piuttosto spaventato dal suo atteggiamento

L : io...non ho fatto proprio nulla

Mi sbatte contro il muro, un dolore mi pervade sulla schiena

PT : ah no?!

L : no, Tancredi ha fatto le sue scelte, io non c'entro niente

PT : TU HAI ROVINATO MIO FIGLIO...

urla questa volta, tirandomi un pugno in faccia

L : ma che caz...

Non mi lascia neanche finire, comincia a tirarmi un pugno dopo l'altro, prima nel petto, poi in faccia, mi fa cadere a terra, ma non si ferma, i pugni sono più forti.
I suoni attorno a me sono sempre più ovattati, sento la voce di Tancredi urlare contro suo padre

T : PAPÁ CHE CAZZO FAI

Non sento nient'altro, il dolore mi pervade e perdo i sensi.

TANCREDI POV

Sento una voce familiare provenire dal corridoio, la riconosco subito, Gian e Diego anche.

G : tuo padre?

Non ho neanche il tempo di rispondere che sentiamo un rumore provenire proprio da lí
Mi precipito alla porta per vedere cosa succedesse, quello che vedo mi fa rabbrividire.

Mio padre è riverso su Lele, gli sferra un pugno dopo l'altro tanto che il mio ragazzo non ha neanche la forza di reagire

T : PAPÀ MA CHE CAZZO FAI

PT : tu hai rovinato la tua famiglia, per colpa di questo frocio

T : no papà...sei tu che hai rovinato la nostra famiglia

PT : TU SEI LA MIA VERGOGNA

T : QUI SONO IO CHE DOVREI VEROGNARMI DI AVERE UN PADRE COME TE

urlo a mia volta; per fortuna i miei amici intervengono ad aiutarmi

G : se non esce subito da questa casa chiamo la polizia

Mio padre esce di casa, dopo avermi guardato con espressione inorridita.

Non appena volgo lo sguardo a terra, lo vedo, é provo di sensi, e il volto pieno di sangue.

T : Lele... - dico avvicinandomi - Lele rispondimi, cazzo

Non mi accorgo neanche delle lacrime che copiose scivolano sul mio viso

T : Diego, Gian chiamate un ambulanza veloci

Gli tengo il viso tra le mani, le mie lacrime gli bagnano il volto.
Qualche minuto dopo arriva l'ambulanza che lo carica sulla barella, io decido di andare con lui, mentre Diego e Gian ci raggiungeranno in macchina

Non bastano le parole ||TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora