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Guardai il parco giochi pullulante di bambini urlanti.
Sembravano divertirsi come dei pazzi, e per qualche istante non potei fare altro che provare invidia per loro; erano tutti felici e spensierati, potevano essere loro stessi gli uni con gli altri.

Poi guardai in basso, verso il mio ginocchio sbucciato.
Non avrei pianto, perché come mamma diceva sempre, piangere non aiuta ad aggiustare le ferite.
Bisogna stringere i denti il più possibile e rialzarsi, dimostrando al mondo la propria forza.
Niente panico, pianti o scenate.
Con le piccole mani in mezzo alla ghiaia, feci forza sulle gambe e mi tirai in piedi.
Sorrisi, soddisfatta di esserci riuscita con il solo ausilio delle mie forze rimaste, quando sentii dei passi dietro di me.

La ferita bruciava, e quando tentai di voltarmi piombai nuovamente al suolo.
A quel punto, ero davvero demoralizzata, ed una lacrima solitaria mi rigó finalmente la guancia, seguita da altre.
Potevo sentire dei bambini in lontananza ridere, ed ero più che convinta che stavolta non stessero ridendo tra di loro, ma di me.

-Cavolo, Olivia. Che hai fatto?-
Alzai la testa di scatto, ed i miei occhi colmi di lacrime incontrarono quelli scuri e caldi di Nick.
Quel ragazzo aveva solo due anni più di me, ma aveva una forza da leoni ed un cuore grandissimo.
Mi sorrise, poi si chinò nella mia direzione, affermandomi per i fianchi e prendendomi in braccio.

-Andiamo. Ti porta dalla tua mamma-
Scossi la testa.
-Voglio farcela da sola. Voglio che lei sappia che sono forte come voi-
Il ragazzo sembrava confuso.
-Voi chi?-
-Mamma. Papà. Tu-
Un enorme sorriso si fece spazio sul suo volto.

-Olivia, tu sei fortissima. E lo sai cos'è che ti rende una vera forza della natura?-
Scossi nuovamente il capo.
-Sai chiedere aiuto. È una cosa che io purtroppo non ho, e che ti rende indubbiamente più forte di me. Essere forti non è non sentire una ferita bruciare, ma avere il coraggio di chiedere a qualcuno di medicarla-
Mentre parlava, mi asciugó le lacrime dalle guancie, guandandomi con orgoglio.

-Io ho sempre paura. Quando cado, non ho il coraggio di dirlo agli altri, ma tu sì. Questo ti rende una bimba fortissima, più di tutti quei ragazzini laggiù che giocano a chi è il supereroe più forte-
Io annuii, accennando un sorriso.
-Mi sono sbucciata il ginocchio. Brucia tanto-

Nick esaminò meglio la mia ferita, poi mi strinse di più a sé.

-Andiamo. Ti porto da me, mamma ti metterà un cerotto e sarai come nuova-
-La mia mamma?-, domandai, un po' scettica.
Lui rise leggermente.
-No, la mia. Madison-
Battei le mani, felice e grata al mio amico.
-Però solo se mi prometti una cosa; mi devi giurare che non perderai mai la capacità di chiedere aiuto-

Ci riflettei per qualche istante.
-È tipo..il mio superpotere?-
-Esattamente, brava. Un superpotere che ti rende la migliore, e che devi stare attenta a non farti portare via da nessuno, nemmeno quando sarai grande-
-Papà dice che da grande, nessuno crede più ai supereroi-, sussurrai.
Lui sospiró.
-È per questo che è così importante, Olivia. Tu devi tenerti stretta il tuo potere, anche quando le cose cambieranno. Perché vedi, quando le cose cambiano, spesso cambiamo un po' anche noi-

Annuii, ormai sorridente.

-Possiamo mettere il cerotto, adesso?-
Nick rise sonoramente, scompigliandomi i capelli.
-Hai ragione. Andiamo, anche perché iniziano a farmi male le braccia-

In quel momento, come in molti altri, sapevo che ero tanto fortunata ad avere un' amico così al mio fianco.
Sentivo il cuore battere forte, ma non ero ancora consapevole dei sentimenti che probabilmente provavo nei suoi confronti.

Criminal~Troy OttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora